Ricordiamo la propaganda elettorale per il Parlamento europeo di un partito (Lega) che, per evidenziare le presunte assurdità delle politiche di Bruxelles, usava il presunto fastidio che il consumatore dovrebbe provare dal tappo delle bottiglie d’acqua che rimane attaccato al collo della stessa bottiglia. Dallo scorso 3 luglio, in seguito a direttiva Ue, vige l’obbligo, approvato anche dal nostro Parlamento, di vendere bottiglie con questa caratteristica perché “mira a evitare il distacco dei tappi dalla confezione, con conseguente rischio di dispersione nell’ecosistema”.
Ammuina politica dove, anche un fatto così marginale (ma ingigantito sottacendo le motivazioni ecologiche) sarebbe dovuta servire per portare un qualche consenso più o meno istintivo (“di pancia”).
No all'obbligo vaccinale
E’ la stessa ammuina politica in corso in questi giorni dopo che un deputato dello stesso partito ha proposto di abolire l'obbligo delle vaccinazioni pediatriche, trasformandolo in raccomandazione. Levate di scudi da più parti, anche all’interno della coalizione di cui fa parte questo partito: posizioni personali e non frutto di accordi.
La cosa finirà sicuramente lì. Ma ha ottenuto quello che si prefiggeva: attirare l’attenzione verso una proposta che, sempre con la solita “pancia”, attrae alcune attenzioni. Soprattutto da parte di un mondo, quello dei cosiddetti no-vax, che oggi è senza riferimenti istituzionali e che, in un momento di relativa calma sulle questioni vaccini non pone le persone di fronte a fatti drammatici come durante il Covid-19 con il tam-tam di morti e malati quotidiani.
Il partito di questo parlamentare sembra che abbia bisogno di “raccattare” tutti i possibili e immaginabili dissensi e non si fa scrupoli ad avanzare proposte che lo facciano sembrare - ovviamente - una sorta di alfiere delle libertà individuali.
Una strategia politica che passa come un carro armato sulla testa di consumatori e utenti, tanto questi soggetti non contano niente (in Italia le associazioni a difesa di queste istanze sono marginali e quasi tutte foraggiate dalle istituzioni) e vengono facilmente costretti a fare quello che dicono i politici.
“Costi quel che costi”, anche il benessere di consumatori e utenti. Dispiace che a farsi alfiere di questa strategia sia un partito che ci governa.
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