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Un nuovo limite planetario è stato infranto
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Articolo di Redazione
21 gennaio 2022 10:01
 
Alcuni anni fa, i ricercatori hanno stabilito alcuni confini planetari. Soglie da non superare se si spera di mantenere le buone condizioni in cui si è sviluppata la vita sulla Terra. Alcuni sono già stati incrociati. E oggi, un altro: quello relativo all'inquinamento chimico.

Plastiche, pesticidi, vernici, antibiotici, farmaci. Oggi ci sono qualcosa come 350.000 diversi tipi di prodotti chimici fabbricati sul mercato. E secondo i ricercatori dello Stockholm Resilience Center (Svezia), la loro produzione si è moltiplicata di 50 unità dall'inizio degli anni '50 e dovrebbe addirittura triplicare di nuovo entro il 2050.

Il problema è che volumi significativi di queste sostanze chimiche finiscono per inquinare la natura ogni anno. A un ritmo che i ricercatori oggi descrivono come incompatibile con l'idea di rimanere "in uno spazio operativo sicuro per l'umanità". Avremmo così oltrepassato quello che i ricercatori chiamano confine planetario.
Ricordiamo che la nozione di limite planetario è stata definita nel 2009. I ricercatori ne hanno poi fissati nove. Consentono di delimitare lo stato straordinariamente stabile in cui si è insediata la Terra dagli albori della nostra civiltà. Cioè circa 10.000 anni fa. Se le nostre attività sono ancora confinate al di sotto di alcune di esse, come quella relativa all'uso delle acque dolci, alcune sono già state attraversate, come quella relativa al cambio di destinazione d'uso del suolo. Restava ancora da quantificare il limite legato all'inquinamento chimico.

La soluzione dell'economia circolare
Ora è fatto. E i risultati dei ricercatori non sono rassicuranti. Ci sono infatti molti modi in cui i prodotti chimici in generale e la plastica in particolare possono avere effetti negativi sul nostro ambiente. Lungo tutta la filiera, dall'attività mineraria alla gestione dei rifiuti. Alcuni di questi prodotti sono stati trovati anche fino all'Antartide. E possono essere estremamente persistenti.
I ricercatori notano anche che queste sostanze chimiche possono influenzare anche altri confini planetari. Quando vengono utilizzati combustibili fossili per produrli o microplastiche inquinano le riserve di acqua dolce, per esempio. E anche se gli scienziati stimano che la velocità con cui questi prodotti appaiono ora supera di gran lunga la capacità dei governi sia di valutare i rischi che di controllare i potenziali problemi, chiedono l'istituzione di "un tetto alla produzione e al rilascio di sostanze chimiche".
Tra gli esempi più eclatanti, quello della plastica, la cui massa totale sul nostro pianeta è ormai il doppio di quella di... tutti i mammiferi viventi! E sappiamo che non solo l'80% di queste plastiche rimane nell'ambiente, ma che inoltre il loro degrado produce nuove combinazioni che potrebbero rappresentare rischi ambientali ancora insospettati.
Come soluzione, i ricercatori evocano quella dell'economia circolare. L'idea, da un lato, di progettare prodotti per il riciclo. In modo che possano essere riutilizzati e non sprecati. L'idea, invece, di valutare meglio la sicurezza e la durata di questi prodotti, durante tutta la loro vita nel sistema Terra.

(Nathalie Mayer su Futura-Planète del 20/01/2022)
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