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Le promesse della medicina psichedelica
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Articolo di Redazione
7 dicembre 2013 18:38
 
 Lsd, ecstasy, ketamina, funghi allucinogeni... queste sostanze che alterano la nostra percezione della realta', sono piu' conosciute come droghe ludiche che farmaci. Alcuni ricercatori, in diversi Paesi nel mondo, la utilizzano per lottare contro le diverse patologie psichiche, come la depressione, lo stress post-traumatico. Essi sperano di trarre giovamento dai potenti effetti di queste molecole sul cervello.
La ketamina e' una delle sostanze piu' promettenti. Gia' utilizzata in ambito medico come anestetico, essa e' usata anche a fini ricreativi, poiche' altera il contatto con la realta'. Alcuni studi pubblicati in questi ultimi anni suggeriscono che essa potrebbe anche alleviare le depressioni profonde. “Essa ha mostrato effetti positivi su alcuni pazienti che non rispondevano agli antidepressivi convenzionali, ed ha avuto effetti piu' rapidi di questi ultimi”, fa sapere lo psichiatra Gerard Sanacora, dell'Universita' di Yale (Usa).
La ketamina sarebbe efficace per il suo modo d'agire: essa blocca i recettori del cervello che sono sensibili al glutammato, cosi' come i trattamenti classici hanno come bersaglio altri neuromediatori, come la serotonina o la noradrenalina. La via che intraprende la ketamina avrebbe un effetto piu' diretto sull'umore.
L'uso terapeutico di questa sostanza rimane tuttavia controverso, essenzialmente per i suoi effetti allucinogeni. “Noi prendiamo in considerazione che si tratta di effetti indesiderati, poiche' la maggior parte dei pazienti non se la sente di fare l'esperienza”, dice Sanacora. Recentemente la medicina ha testato un'altra molecola, chiamata lanicemina, il cui modo di agire e' simile a quello della ketamina, ma che non da' alterazione della percezione. I risultati, pubblicati in ottobre sulla rivista “Molecular Psychiatry”, mostrano che la lanicemina e' anch'essa efficace contro la depressione, ma impiega piu' tempo per agire rispetto alla ketamina.
Il professor David Nutt, dell'Imperial College di Londra, ha usato un'altra sostanza allucinogena per curare la depressione: la psilocibina, cioe' il principio attivo dei funghi allucinogeni. “Essa permette di attenuare alcune zone del cervello che sono iperattive nelle persone depresse”, dice il neurofarmacologo, che all'inizio dell'anno prossimo comincera' una sperimentazione clinica con questa molecola.
Fervente partigiano della ricerca sugli allucinogeni, che considera come gli strumenti piu' potenti per studiare il funzionamento del cervello, lo scienziato britannico si dedica anche a valutare l'efficacia della MDMA -il nome scientifico dell'ecstasy- contro la sindrome di stress post-traumatico (PTSD). “Ma e' molto difficile avere accesso a queste sostanze, che sono sottoposte ad una stretta regolamentazione in Gran Bretagna, in virtu' della nomea sulla loro nocivita'”, dive Nutt.
Lo studio auspicato da questo scienziato si e' gia' tenuto. Lo psichiatra svizzero Peter Oehen ha testato gli effetti di una ripetuta assunzione di ecstasy su dodici persone che soffrivano di PTSD dopo un'aggressione sessuale. In contemporanea, queste persone hanno seguito una psicoterapia classica. Lo studio pero' e' stato fatto su un numero troppo limitato di partecipanti, i risultati pubblicati all'inizio dell'anno sulla rivista “Journal of Psychopharmacology” non consentono di determinare se l'approccio e' concludente. Gli autori hanno tuttavia rilevato che alcuni dei loro pazienti non hanno subito effetti indesiderati e che tutti hanno avuto la sensazione che il loro stato fosse migliorato.
Sempre in Svizzera, un altro esperimento clinico recente ha coinvolto una sostanza psichedelica molto conosciuta.: l'LSD. Sintetizzata negli anni 1940 dal chimico di Basilea Albert Hofmann e diventata popolare venti anni dopo grazie al movimento hippy, questa molecola e' oggi illegale. Lo studio condotto dal 2007 dallo psichiatra Peter Gasser e' stato il primo in 35 anni a concentrarsi sul suo potenziale terapeutico, nella fattispecie per curare alcune persone che soffrivano di forte ansia dopo che era stata loro diagnosticata una malattia mortale. “L'interesse per queste persone e' di un trattamento che dia effetti rapidamente, esse non possono intraprendere una psicoterapia a lungo termine. L'esperienza con l'LSD puo' aprirle ad altre realta' psichiche ed anche aiutarle a superare una crisi esistenziale”, dice lo psichiatra.
Lo studio, che non e' stato ancora pubblicato, e' stato anch'esso effettuato su un numero limitato di pazienti. Ma Peter Gasser gia' fa notare che il suo esperimento e' ben rodato: i pazienti non hanno sofferto di forte ansia ne' di pensieri suicidi, come si potrebbe temere con l'uso dell'LSD. “La nostra esperienza mostra che questa sostanza puo' essere impiegata in tutta sicurezza in una situazione sotto controllo”, dice lo psichiatra, che e' a capo di un'associazione di medici impegnati nella ricerca sugli allucinogeni in Svizzera.
Altri scienziati, nel mondo, tentano di trarre vantaggi dalle sostanze psichedeliche, per esempio per curare l'emicrania, o per lottare contro la dipendenza dal tabacco. “Ma le ricerche sugli allucinogeni, che hanno avuto una certa attenzione da una ventina di anni, hanno un modesto ambito di studio”, dice l'antropologo Nicolas Langlitz, della New School for Social Research di New York, che ha dedicato una sua opera all'argomento: Neuropsychedelia.
In questo contesto, come si puo' immaginare il futuro di queste ricerche? “Bisognerebbe che gli istituti pubblici di ricerca si facessero carico di questa problematica, perche' hanno piu' mezzi e potrebbero studiare un maggior numero di partecipanti”, dice Peter Gasser. Lui e il suo collega Peter Oehen hanno condotto le ricerche nei propri laboratori medici, grazie al sostegno di una organizzazione americana che promuove la ricerca sugli allucinogeni.
Therry Buclin, responsabile della divisione di farmacologia clinica allo CHUV (Centre hospitalier universitaire vaudois) di Losanna, intravede un altro ostacolo a questo approccio terapeutico: “Io non ho alcuna remora nel credere che le sostanza allucinogene possano avere un interesse nell'ambito di una psicoterapia. Il problema e' che e' molto difficile valutare la loro efficacia, essenzialmente perche' questa dipende molto dalla competenza del terapeuta e dalla sua interazione col paziente”. Peter Gasser, che ha anni di esperienza nella ricerca con l'LSD, sostiene che e' necessario essere correttamente formati per usare queste sostanze.
Rimane il problema dei rischi che sono associati a queste sostanze. “C'e' poco pericolo relativamente alla dipendenza e non si possono avere delle overdose con gli allucinogeni”, dice Rudolf Brenneisen, professore di scienze farmaceutiche all'Universita' di Berna, che conduce lui stesso delle ricerche sulla cannabis; “l'uso di queste sostanze puo' servire come rivelatore per una psicosi preesistente”. Gli specialisti devono quindi verificare -nella misura del possibile- che le persone non siano a rischio prima di fornire loro un trattamento allucinogeno. Lo stesso, inoltre, deve essere gestito nell'ambito di un laboratorio medico, in una ambiente rassicurante per il paziente. Sono molte le situazioni che potrebbero complicare lo sviluppo della medicina psichedelica.

(articolo di Pascaline Minet, pubblicato sul quotidiano “Le Temps” del 07/12/2013)
 
 
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