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Faccio mangiare il bimbo alla mensa scolastica. Vita da clandestino
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Vita da clandestino di Vincenzo Donvito
9 novembre 2017 15:49
 
 Oggi il figliolo mi e’ tornato a casa in lacrime. A scuola l’hanno messo in un tavolo a parte, ben distinto da quelli dei suoi compagni di classe, insieme a qualcun altro, e invece della solita piu’ o meno sbobba che gli danno tutti i giorni, aveva solo pane, olio, acqua e frutta. Si’, sbobba, anche se ci fanno tanti discorsi sul biologico, chilometro zero e altre menate del genere, alla fine e’ sempre sbobba, perche’ tanto ai ragazzini che ci sia la verdura, i legumi… tutte quelle cose che ci dicono che mangiandole ci fanno bene e sono un equilibrio, non gliene frega nulla, che’ loro mangerebbero tutti i giorni hamburger e patatine. Ma oggi… no. Pane e olio, in sostanza. Perche’ dicono che io non ho pagato quanto mi ero impegnato a versare. Oh dio, niente di che, ma si’. E’ vero. Non ho pagato. E sai che: non ho intenzione di farlo. Chi se ne frega. A me, anche quei pochi soldi mi fanno comodo, tanto i ragazzini si adattano. Pero’ ci sono rimasto un po’ male: pane e olio. Va be’, non era pane e acqua come i carcerati di un tempo. Ehhh, ma vuoi poi che alla scuola, con le proteste che ci saranno, non si rimettono a dargli la sbobba come a tutti gli altri? Si’, vedrai che andra’ cosi’: gli ridanno da mangiare, a me continuano a mandarmi letterine di minaccia. Ed io non pago, tanto non mi faranno mica causa per questo. Non siamo mica in America, che se non paghi una cosa del genere ti ritrovi lo sceriffo in casa che ti chiede di pagare o se ne va con la tua auto con sopra il tv e qualche altro mobile. Oh, siamo in Italia; in Toscana poi. Fanno tanto puzzo, ma poi si inteneriscono per i bambini, non reggono le critiche che tutti gli fanno, i giornali, le tv… e gli ridanno la sbobba. Certo, avrei potuto truccare la dichiarazione Isee e mi avrebbero anche esentato o fatto pagare pochi centesimi, ma perche’ devo rischiare a falsificare… tanto i ragazzini “so piezz e core” anche per chi non e’ il loro babbo o la loro mamma. E poi, ‘sti stronzi della scuola e del Comune, ‘sti politici, sai quanto rubano e ci vengono a fare la paternale per qualche decina d’euro della mensa. Ma guarda i conti dei Comuni che amministrano: tutti un buco. Che trovino i soldi per far mangiare gratis tutti i ragazzini, invece di comprasi le macchine e le ville e mantenere le amanti. Se ci dessero dei servizi decenti coi soldi che prendono con le tasse… beh, sarebbe un’altra cosa, e forse gli darei una mano anche io e pagherei la mensa del ragazzino. Ma tanto non lo fanno. Guarda il nostro paese in che condizioni e’. Eh si’. Sono proprio costretto a non pagare questa mensa, se lo meritano.
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Nota editoriale
Gli umani sono anche come il nostro clandestino di sopra. In modo piu’ o meno accentuato, ma sono cosi’ anche quelli che non giustificano il loro essere clandestini. Chi non e’, per esempio, un evasore fiscale? E quindi ci poniamo una domanda: visto che questo e’ il contesto con cui dobbiamo avere a che fare, perche’ non si fanno leggi e norme che cerchino di affrontare questa situazione senza far diventare vittime coloro che non c’entrano nulla, i ragazzini nella fattispecie; che prima di esser figli sono individui delle nostre comunita’ che non possono difendersi e agire da soli? E con la consapevolezza che anche un clandestino come il nostro qui sopra, e’ consapevole che su questi ragazzini l’autorita’ fa si’ la voce grossa, ma fino ad un certo punto, che’ poi si impietosisce? Un brutto gioco, quindi. Con in mezzo dei minorenni strumentalizzati da entrambe le parti: autorita’ creditrice e genitore debitore.
Non abbiamo la soluzione in tasca. Ma ci viene in mente, per esempio, un modello in uso presso diverse scuole in Usa. La mensa e’ concepita solo come un grande ambiente con dei servizi di base a disposizione gratuitamente di chiunque (tavoli, acqua, etc), sia che si porti il cibo da casa, sia che lo si compri li’. E in questo ultimo caso, in una mensa a consumo, lo si paga direttamente li’, con delle carte di credito che ogni genitore ha dato al proprio figliolo. Un ambiente in cui chi mangia in un modo (comprando li’ in mensa) o in un altro (portandoselo da casa o anche nulla) e’ un fatto normale, ed ogni ragazzino si sente libero di essere com’e’.

Nota
La vicenda e’ ispirata ad un fatto accaduto in Toscana
 
 
VITA DA CLANDESTINO IN EVIDENZA
 
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Direttore Domenico Murrone
 
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