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Continuare a credere -da individui consapevoli- nella certezza dei diritti e delle pene
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Editoriale di Vincenzo Donvito
12 novembre 2013 13:44
 
Ci scrive un tizio, molto arrabbiato, perche' per colpa nostra- dice- sta fallendo. Ci minaccia con tutto il minacciabile possibile e deposita anche una denuncia presso una qualche autorita'. Cosa abbiamo fatto? Siamo colpevoli di avere un sito web con una consistente presenza di navigatori in cui sono ospitati spazi che chiunque puo' usare per discutere i problemi della propria quotidianita'. I forum si chiamano “Di' la tua”, e spesso vengono utilizzati da utenti e consumatori per commentare alcune loro esperienze vissute nell'acquisto di prodotti o nell'erogazione di servizi, contesti in cui -abitualmente- quanto ricevuto e/o offerto non corrisponde agli impegni contrattuali. Stiamo parlando di tutta una serie di venditori online che negli ultimi anni sono fioriti sulla Rete; a parte quelli che si caratterizzano per alcune specifiche prestazioni professionali, la maggior parte sono venditori di oggetti di elettronica da consumo a prezzi stracciati. E alcuni di essi -purtroppo per loro e soprattutto per i consumatori- non rispettano gli impegni assunti in sede contrattuale. E quindi: prodotti che non arrivano nei tempi indicati e pubblicizzati oppure non arrivano mai, rimborsi che non arrivano oppure solo dopo intimazioni per raccomandata A/R, prodotti diversi da quelli pubblicizzati, etc.. Tutto un contesto in cui giustamente il consumatore teme di essere stato truffato e, essendo un internauta, gli viene spontaneo esternare sulla Rete.
Apriti cielo. Lo scenario, per noi, si divide in due filoni:
- Il venditore che ci minaccia di tutto se non oscuriamo i vari interventi critici nei suoi confronti pubblicati sui forum. Non si accontenta dei nostri eventuali interventi nel caso vi siano espressioni illecite; no, non basta! di loro non si deve mai parlare in modo critico. E visto che noi “teniamo duro” per difendere la liberta' d'opinione ed espressione, ecco che le loro minacce si trasformano in denunce alla polizia postale o affini.
- Qui si apre il secondo filone. Alcuni agenti di polizia postale sembrano non conoscere bene la legge. Infatti ci chiedono -via fax, via E-mail o per telefono- di fornire loro gli estremi del signor pinco o del signor pallo che, a detta del denunciante, avrebbe diffamato. Ligi ai diritti e ai doveri di tutti, facciamo presente che per fornire questi dati occorre un'autorizzazione da parte di un magistrato e non una semplice richiesta da parte della polizia postale. Alcuni uffici di polizia postale lasciano correre oppure ci fanno pervenire questa richiesta del magistrato, come prevede la legge; altri, invece, sostengono -con metodi talvolta poco “urbani”- che siamo ignoranti e che non esiste privacy per la polizia. Noi “teniamo duro”, e dagli e ridagli, alla fine arriva un qualche superiore che dice che noi abbiamo ragione e, talvolta, spunta fuori la richiesta del magistrato, a cui noi ovviamente ottemperiamo.
Noi, nel frattempo, invitiamo gli utenti e consumatori a segnalare i venditori in questione all'Autorita' Garante del Mercato e della Concorrenza (Antitrust), per verificare ed eventualmente sanzionare le pratiche commerciali scorrette. Talvolta -nei casi piu' eclatanti e con molte presunte inadempienze da parte dei venditori- la denuncia all'Antitrust la facciamo noi direttamente. E spesso l'Autorita' da' ragione a queste denunce e condanna questi commercianti online a multe piu' o meno salate. Venditori che talvolta risorgono sempre in Rete con nuove forme societarie e nuovi nomi, ma con medesime strutture e metodi; anche perche', nel frattempo, la multa non viene pagata a seguito di loro ricorso all'autorita' giudiziaria, e quindi prendono tempo, incassano altri soldi in modo talvolta disonesto, e via cosi'.
Abbiamo raccontato un po' la nostra quotidianita' nella difficile battaglia che stiamo conducendo per l'affermazione della liberta' d'opinione e di espressione. E lo abbiamo fatto per sottolineare un aspetto determinante: fino a quando reggeremo? L'Aduc -e' noto- non ha finanziamenti pubblici e non e' legata al carro di qualche potentato politico, sindacale e/o economico. Siamo figli di noi stessi: un manipolo di persone, tanti volontari, fautori della certezza dei diritti e delle pene per individui consapevoli, in un contesto civico nazionale dove tutto indica di fare il contrario per sopravvivere. Il contesto civico europeo/comunitario, poi, e' sostanzialmente inapplicato in questi ambiti e boicottato dalle istituzioni italiane (1).
Una situazione in cui la Giustizia viene spesso evocata, ma vi ricorrono spesso solo quelli che hanno qualcosa da nascondere: lo fanno come arma di scoraggiamento verso utenti e consumatori che, nel loro piccolo e pur sostenuti da associazioni come la nostra, non se la sentono di andare in un giudizio. Giudizio che -bene che vada, e non si sa fra quanti anni- potra' anche dar loro ragione, ma a fronte di un esborso economico che e' andato molto oltre l'oggetto del contendere.
La conferma -e vogliamo sempre averne altre..., quindi “non molliamo”- che la Giustizia non e' strumento di tutti, ma dei piu' facoltosi. Non solo, ma anche quando si ha a che fare con la giustizia “per poveri” (tipo giudice di pace) nel farvi ricorso si corre il rischio di avere a che fare con operatori che non applicano le leggi perche' non le conoscono o non le vogliono conoscere (2).
Noi non cediamo, ma tutti gli onesti, per favore, ci diano una mano. Non e' la battaglia dell'Aduc, ma di tutti coloro che vorrebbero avere piu' occasioni per credere, da individui consapevoli, nella certezza dei diritti e delle pene.

(1) Qui uno degli eclatanti esempi da noi denunciato piu' volte ma sempre inascoltati
(2) Uno dei casi eclatanti e' quando un giudice di pace respinge un ricorso contro una multa perche' il ricorrente non si e' presentato all'udienza, presenza che la legge esplicitamente non prevede. Certo, ci si puo' appellare contro questa sentenza, ma chi lo fara', per esempio, per una multa di 180 euro in un contesto in cui il rito d'appello e' quello ordinario (con costi simili all'importo della multa) e c'e' l'obbligo di un avvocato?
 
 
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