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Adozione e omosessualita', crocifissi. La Corte Europea dei Diritti dell'Uomo e i diritti civili
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Famiglia e individuo di Claudia Moretti
18 novembre 2009 13:37
 
Cogliamo l'occasione della recente pronuncia della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo (CEDU) in materia di crocifissi nelle scuole per rispolverare una recente sentenza in materia di adozione e omosessualita' che ha fatto il giro delle cronache quasi due anni fa.
Il caso e' quello di una signora francese che aveva chiesto in adozione un figlio invocando l'art. 343 del Codice civile che accorda la possibilita' di adottare un minore anche ai single. La signora, insegnante di 45 anni, omosessuale convivente con la propria compagna, si era vista rifiutare la domanda in quanto la commissione (cosa poi avallata dal Tribunale amministrativo prima e dalla Corte d'Appello di Nency poi) l'aveva ritenuta soggetto non idoneo per le scelte sessuali fatte e dichiarate. Invocando l'art. 8 ma sopratutto l'art. 14 della Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo, la ricorrente ha adito la Corte Europea per la violazione del proprio diritto alla non ingerenza nella propria vita privata e alla non discriminazione sulla base dei propri orientamenti sessuali. La signora francese ha ottenuto, dopo anni di lotta il suo ristoro per la violazione subita: 10.000,00 euro (piu' 14.000,00 di spese legali). Poco, ma importante.
Inutile dire quanto questa pronuncia si ponga ben oltre l'orizzonte del possibile per quanto riguarda il nostro Paese. L'Italia non solo non prevede la possibilita' per il single di adottare un bambino, ma non lo consente neppure alle coppie di fatto eterosessuali (occorre esser sposati da almeno tre anni). Figuriamoci per persona che si dichiara omosessuale!
La Cedu anche allora, come oggi sui crocifissi, continua a tirare sonori schiaffi alla tradizione, dietro la quale si annida -al calduccio- la morale tradizionale cattolica romana. Forse colpisce la tradizione piu' che la stessa morale cattolica in se' per se'. Non e' un caso che le censure nei confronti di Strasburgo arrivino in via trasversale da tutti gli schieramenti politici. C'e' chi si indigna ma anche chi, benpensante moderato, si limita a salvare i simboli di una sola chiesa invocando l'identita' storica e culturale della nazione.
Ma la Cedu, in modo sfrontato, quasi sovversivo, se ne frega, ed interpreta il diritto dell'uomo alla stregua, appunto, dell'Uomo. Anche ben oltre quello che si potrebbe con ottimismo aspettarci dalla e nella Vecchia Europa, sempre attenta a non eccedere rispetto alla propria storia, ai propri equilibri interni, ai propri elettorati interni, ai governi, ai bilanci ecc...
Come mai? Infondo molti dei Paesi firmatari della convenzione sono tutt'altro che esemplari osservatori di un carnet di diritti umani come si deve. Si pensi alla Turchia, ma anche all'Italia, con i suoi drammi in tema di processi interminabili.
Forse perche' il Consiglio d'Europa (di cui la Convenzione e la Cedu sono espressione) e' nato libero. Libero dal peso di amministrare introiti e vincolare i governi. Infondo la Cedu e' la corte della gente contro i propri governi. Insomma ha a che fare con ideali e non con i denari. I risarcimenti che la Cedu commina agli Stati membri sono esigui (10.000,00 euro per non aver permesso per anni di adottare un figlio sono simbolici) e anche per questo non hanno la potenza di incidere sulla modifica dei comportamenti, figuriamoci sulle legislazioni.
Solo i giudici nazionali -quelli coraggiosi- possono, alla stregua della giurisprudenza di Strasburgo, far tesoro dei principi di diritto stilati negli anni da questa piccola grande Corte, e applicare, nel proprio quotidiano, solo quella legge che vi si conformi appieno.
 
 
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