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GABBIANI
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La pulce nell'orecchio di Annapaola Laldi
15 luglio 2003 0:00
 
Un'altra poesia? Anzi, due?
E perche' no?
A prenderci per mano, questa volta, sono i gabbiani, visti da due grandi poeti italiani del Novecento, Vincenzo Cardarelli ed Eugenio Montale.

E' andata cosi'. La poesia di Cardarelli la conosco da non so quanto tempo. Fu un amore a prima vista; una vera, autentica folgorazione. E tale rimane.
Non sapevo, invece, che anche Montale avesse scritto una poesia con lo stesso titolo, che ho scoperto appena un paio di settimane fa. Devo ringraziare la mia nevrosi ossessiva che mi impone di cercare sempre con precisione i dati e le date di qualunque cosa voglia citare. Cosi', per scrivere le due righe di nota a "Portami il girasole", che ho proposto il 1° luglio, consultai l'edizione critica dell'opera poetica di Montale, e, curiosando qua e la', nascosti ma palpitanti fra le "poesie disperse", mi imbattei in questi altri gabbiani...
Come ignorarli, anche se il loro autore li aveva lasciati in disparte?
Anche perche', appena fuori dalla pagina che li teneva prigionieri, si sono riconosciuti con quegli altri che volavano liberi nella mia memoria, e insieme hanno finito con intrecciare i loro voli misteriosi in una sorta di cantata a due voci.


GABBIANI di Vincenzo Cardarelli (1932)

Non so dove i gabbiani abbiano il nido,
ove trovino pace.
Io son come loro,
in perpetuo volo.
La vita la sfioro
com'essi l'acqua ad acciuffare il cibo.
E come forse anch'essi amo la quiete,
la gran quiete marina,
ma il mio destino e' vivere
balenando in burrasca.


GABBIANI di Eugenio Montale (1923)

Ali contr'ali ondanti biancogrigie,
frullanti spole nel giro degli occhi,
croci rotanti all'aria che le porta.
E' deserta la foce, affondato
Il sole, ogni voce s'ammorta.
Meno pesanti giungono i rintocchi.
Li tiene uno sbatti'o di sbarrate ali.

Ali ed ali contro al nascimento
dei lumi nell'ora chiara ancora,
sciamar d'esseri volti all'avvento
d'un'astrale scintillante flora.
Ali ali ali morbida tomba
al tuo finire, fratello:
oh ti cullino come il mare un burchiello!
L'onda piu' sulla spiaggia non rimbomba.


NOTA

La poesia di Montale risulta essere del 1923, ma non e' stata inserita in nessuna delle raccolte curate dall'autore. Non so se sia stata comunque pubblicata da qualche parte. Si trova nella sezione "Poesie disperse/Edite e inedite" di EUGENIO MONTALE, "L'opera in versi", Einaudi, Torino 1980, p. 778; 1123.

La poesia di Vincenzo Cardarelli apparve per la prima volta sulla "Gazzetta del popolo" di Torino il 25 maggio 1932 e fu poi inserita nella raccolta "Giorni in piena" del 1934. Queste notizie si trovano in: Vincenzo CARDARELLI, "Opere", Mondadori (I Meridiani), Milano 1981, p. 60; 1120.

VINCENZO CARDARELLI, il cui nome all'anagrafe era Nazareno Caldarelli, nacque a Corneto Tarquinia, in provincia di Viterbo, il 1° maggio 1887 e mori' a Roma il 15 giugno 1959. La sua opera poetica e' composta da sole 80 poesie, a cui vanno aggiunte le dieci "disperse" riprodotte nell'edizione dei "Meridiani" di Mondadori, fra cui vi e' "La ballata degli impiccati", traduzione dal poeta francese F. Villon. Molto piu' vasta la sua produzione di scritti in prosa.
Diversi i riconoscimenti importanti: dal Premio Bagutta nel gennaio 1930 per la raccolta di prose "Il sole a picco", al premio di poesia dell'Accademia d'Italia nel 1942 fino al premio Etna-Taormina, sempre per la poesia, nel 1959, pochi mesi prima della morte.

EUGENIO MONTALE nacque a Genova il 12 ottobre 1896 e mori' a Milano il 12 settembre 1981. Dopo "Ossi seppia", il poeta pubblico', fra l'altro, "Le occasioni" (1928-1939), "La bufera e altro (1940-1954), "Satura" (1962-1970). Il 13 giugno 1967 fu nominato senatore a vita dal Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat "per aver illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo letterario e artistico". Nel 1975 fu insignito del premio Nobel per la letteratura.
 
 
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