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Ho udito il grido della Natura
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La pulce nell'orecchio di Annapaola Laldi
21 luglio 2024 10:50
 
 E’ successo stamattina. Dal giornalaio, gettando uno sguardo alla prima pagina del quotidiano appena acquistato, che offriva in caratteri cubitali questo titolo: “IL MONDO A TERRA”.
Mi ci è voluta una manciata di secondi per capire che si riferiva al guasto informatico di ieri che ha bloccato tutti gli aeroporti del mondo.
Ma in quella manciata di secondi – il mondo era a terra davvero, perché non ne poteva più ... 
E HO UDITO L’URLO DELLA NATURA! 
Il pittore norvegese Edvard Much queste parole le scrisse in tedesco (“Ich hörte den Schrei der Natur”) in diverse incisioni della sua opera più famosa, L’Urlo, appunto, che io potei ammirare in una mostra a lui dedicata a Palazzo Pitti (1999/2000).
Per quanto appassionata di questo quadro, solo stamani mi pare di averle capite davvero.

Il grido della natura violentata, stuprata, nei suoi oceani, fiumi, nelle sue acque contaminate da sostanze velenose, invase dalla plastica, e la siccità che incombe su larghe parti dei continenti, e le “bombe d’acqua” e di grandine che fano esondare pacifici torrenti, seminando morte e distruzione tra la gente … I ghiacciai che si sciolgono, le rocce che franano …
E tante specie di piante e di animali messe in pericolo e destinati a scomparire. Dove andranno gli orsi bianchi se scompare anche l’ultima lastra di ghiaccio nell’Artico? E i pinguini se si sciolgono i ghiacci dell’Antartide?
Ma la natura comprende anche noi bipedi umanoidi – e anche dal genere umano si leva un urlo acuto e disperato – dai milioni di bambini che muoiono di fame per la siccità e la carestia che ne deriva in ampie parti del mondo, dall’Asia all’Africa, ma anche, per povertà, nelle Americhe e in Europa (e non dimentichiamoci il 14% dei minori italiani sotto la soglia di povertà). I bambini che sono vittime totalmente innocenti delle guerre che dilaniano il nostro solo, unico Pianeta.
E urlano la loro disperazione i loro padri e madri che cercano di sottrarli a questo destino e si mettono in  viaggi lunghi e perigliosi per terra e per mare, sperando in una vita migliore qui in Europa o negli Stati Uniti, dove però, se ci arrivano, sempre di più sono trattati come delinquenti, rinchiusi in lager in attesa di espulsione, o minacciati di deportazione (in Rwanda, come voleva fare Sunak nel Regno Unito, o in Albania, o in Tunisia e in Libia, come si ostina a voler fare adesso, in Italia, Meloni, e come promette Trump negli USA).
Mentre, quelli che per ora restano qui, sconosciuti (clandestini, come li chiamano), vengono sfruttati nei campi del Lazio, della Puglia, della Calabria per offrire, a noi, pomodori e frutta a basso costo, e se succede loro qualcosa, lasciati morire come scarti andati a male - ricordiamoci Satnam Singh ..

Ecco l’urlo che ho sentito, stamani, in quella manciata di secondi.
E che mi porta a riflettere più seriamente su tutti gli SOS, che ci vengono lanciati, e a cercare di rispondervi con la massima empatia possibile.
Perché, se non stanno bene gli altri, non potrò mai stare bene neppure io, se non sono felici gli altri, neppure io potrò essere felice.
 
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