testata ADUC
LA RIVOLTA DEGLI OGGETTI
Scarica e stampa il PDF
La pulce nell'orecchio di Annapaola Laldi
15 giugno 2003 0:00
 
"Cooome? Lui si' e noi no?". E' cominciato con questa domanda, prima sussurrata, poi sempre piu' gridata, un momento di forte turbolenza domestica -al limite di una vera e propria pericolosissima rivoluzione.
"Lui" e' il bagno che, dopo molti rinvii, e' stato rifatto di sana pianta e che ora si compiace di apparire molto piu' luminoso e spazioso di prima. Ma la cosa non e' andata giu' al resto della casa, ai mobili, ai libri, a tutti gli oggetti che, gia' trascurati da tempo (pulire non mi e' mai piaciuto un granche') si sono visti spostare, ammucchiare come in un magazzino di rigattiere, per dar modo agli operai di avere uno spazio in cui tenere gli attrezzi, la calcina, la piccola betoniera da appartamento, i tubi.. E, come se non bastasse, in men che non si dica, si sono visti ricoprire da uno strato di polvere finissima, impalpabile che, facendosi beffe di ogni tentativo di protezione, si e' insinuata in tutti gli interstizi, addirittura anche fra i libri piu' stipati sugli scaffali.
Verdi, o meglio, grigi per la rabbia e l'invidia mi hanno starnutito addosso un sonoro ultimatum: o ci ripulisci per bene, pezzo per pezzo, ci spolveri e ci lustri come si deve, o ti crolliamo tutti addosso. E, mentre avvertivo questo messaggio, indovinavo gia' pericolosi esercizi di piegamento dei piani dei mobili e sinistre evoluzioni fra le pile dei libri che avevo posato un po' ovunque -anche perche', venendo, come suol dirsi, l'appetito col mangiare, avevo deciso di imbiancare un paio di stanze. Confusione per confusione.. almeno sarebbe stata ammortizzata meglio.
E qui le stanze prescelte si sono placate per non dire ringalluzzite -a conferma che il "Divide et impera" (dividi e comanda) degli antichi Romani funziona sempre-, con sdegno pero' ormai incontenibile delle escluse in cui si era riversata un'altra fiumana scomposta di oggetti e ammennicoli varii.
Per assicurarmi che la situazione non precipitasse -proprio alla lettera- ho dovuto promettere solennemente di accogliere l'ultimatum: pulire con estrema cura ogni cosa, mobile per mobile, oggetto per oggetto, libro per libro, foglio per foglio (e di fogli sparsi in giro per la casa ce ne sono!), trovare per ciascuna cosa il posto adatto, in una parola, far nascere in casa quell'intimo ordine che non c'e' mai stato.
E cosi' ho fatto. Anzi, sto facendo, perche' queste righe sono solo una piccola sosta, un detersivo, opss, volevo dire diversivo, nel compito che mi sono prefissa. Ma se, all'inizio, una settimana fa, avevo cominciato non solo perche' mi piace mantenere le poche promesse che faccio, ma soprattutto perche' non mi potevo permettere la rivolta annunciata, adesso, che sono arrivata quasi alla fine di questi all'apparenza "lavori forzati", si ripropongono con piu' decisione un paio di semplici domande alle quali in passato non avevo dato la minima udienza:
ma la fatica, la procura di piu' il fare fisico o il rifiuto mentale con cui lo accompagniamo?
La noia, la produce il gesto che si ripete o l'assenza di relazione con cio' che si va facendo e con l'oggetto del nostro fare?

E poi:
cio' che chiamiamo oggetto e' davvero un oggetto, nel senso di totale estraneita' e ottusa passivita' che diamo a questo termine, o non puo' essere, a sua volta, un soggetto vero e proprio, con una sua inalienabile dignita'?
Perche', in qualche modo, anche gli "oggetti", dei messaggi sulla loro condizione ce li inviano, eccome. E' cio' che ha colto ieri G., il mio giovane amico non ancora quattordicenne: "Com'e' bello, ora, questo mobile. E' tutto splendente. Sembra che rida".
 
 
LA PULCE NELL'ORECCHIO IN EVIDENZA
 
ADUC - Associazione Utenti e Consumatori APS