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UOVA . e pulcini..
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La pulce nell'orecchio di Annapaola Laldi
15 aprile 2006 0:00
 
Una bella giornata di luglio in Val d'Aosta. Un'escursione ad alta quota, per raggiungere la quale occorre la combinazione funivia-ovovia. Esco da quest'ultima barcollando e in apprensione per il mio giovane amico G. che allora aveva intorno ai quattro anni (ora va per i diciassette): questi arnesi che non si arrestano mai mi danno una profonda inquietudine, specialmente al momento di scendere. Ma evidentemente il problema e' mio: il bambino balza fuori con naturalezza per mano alla sua mamma.
E qui, mentre muoviamo i primi passi di una camminata -per molti versi- mozzafiato, avviene la rivelazione.
G., che per ora non intende farsi trasportare nello zaino, viene al mio fianco e mi mette a parte di una sua considerazione fresca fresca. Accennando all'ovovia, che ha per davvero la forma di un uovo,osserva: "Ma se siamo usciti dall'uovo, allora siamo dei pulcini!".
La logica mi appare impeccabile. L'immagine e' molto simpatica (piu' tardi scopriro' che non ci si ferma qui). Sto al gioco, e attacco, con le prime parole che mi vengono in mente, non una canzoncina (perche' sono stonatissima), ma una specie di tiritera che diventera' (e resta ancora) il nostro inno di allegria e d'incoraggiamento: "Siamo piccoli pulcini... appena usciti dall'uovo.. Guarda qua le nostre zampine.. ancora tutte tremanti. e le nostre piumine. tutte bagnate....". E poi, volendo, si ricomincia....
Con G., la cosa ebbe un grande successo, con la sua mamma, che, in quanto esperta camminatrice, ci precedeva per non sbagliare strada, un po' meno, e alla ventesima volta che si riattaccava il motivetto, lanciava, dall'alto delle sue lunghe zampe, un grido beluino: "Basta con questa solfa deprimente!".
Deprimente per lei -e lo potevo anche capire-, ma per noi due, come ho gia' accennato, fu da subito un'espressione di felicita' per poter camminare, sia pure con fatica, in posti tanto belli, e anche un aiuto nei momenti piu' tediosi o stancanti delle camminate. Perche' poi, naturalmente, il bambino e' cresciuto, il rifugio dello zaino gli e' venuto meno e camminare e' diventato un obbligo pure per lui, anche quando ne avrebbe fatto volentieri a meno. E allora, quel rispecchiarsi nel pulcino appena uscito dall'uovo, ancora un po' perplesso e tremante, quel vedersi con le zampe ancora deboluccie, o come invischiate in un'invisibile stoppa. -e' incredibile quanta forza ha dato a lui e anche a me. Tant'e' che, appunto, la "solfa" e' diventata il nostro inno ufficiale, a cui ancora facciamo ricorso in momenti di fatica -non solo fisica.
Perche', dopo un po', questa immagine del "piccolo pulcino appena uscito dall'uovo", nata quasi per scherzo, ha rivelato una sua piu' profonda verita'. Non esprime, in fondo, la nostra reale condizione umana? Noialtri esseri umani, non siamo, in effetti, comunque e sempre dei pulcini appena nati -gia' dotati, si', di tutto punto per vivere autonomamente, ma pur sempre piccoli e fragili di fronte all'immensita' del mondo, di fronte alle situazioni nuove (autentiche sorprese non sempre liete), che la vita ci mette davanti, di fronte alla fatiche del vivere?
Fra i molteplici doni, che ho ricevuto grazie al mio giovane amico, questa scoperta rappresenta uno dei piu' preziosi, e a volte mi piace, come in questo momento, proporla ad altre persone, proprio perche' la sento una metafora del vivere, seria e insieme gentile e serena.

(a cura di Annapaola Laldi)
 
 
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