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I lavoratori flessibili finanziano la pensione a 57 anni di chi ha avuto il posto fisso
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Macromicro economia di Domenico Murrone
15 ottobre 2007 0:00
 
Da oltre un decennio si parla in Italia di conflitto generazionale, intendendo dire che le regole attuali portano a penalizzare i piu' giovani. Non e' difficile trovare conferme a questa realta'. Non occorre scavare, basta grattare leggermente nelle migliaia e migliaia di norme che hanno la pretesa di regolare la societa' italiana. Perche' e' vero che le attuali incongruita' vengono compensate dal welfare family (genitori che erogano 'paghette' a figli di trenta-trentacinque anni, che garantiscono alle banche il pagamento del mutuo casa per conto dei 'bamboccioni', che pagano la mazzetta per far ottenere al figlio un posto di lavoro, ecc.). Ma e' inevitabile che questo meccanismo non durera' a lungo. Finira' la generazione di genitori che, grazie a pensioni erogate generosamente, 'mantiene' i figli. Le pensioni sono l'ambito in cui si annidano le peggiori fregature per i ventenni e i trentenni di oggi.

Proviamo a grattare.E' recente la decisione del Governo di trasformare lo 'scalone' deciso dal precedente esecutivo, sostituendolo con dei 'gradini'. La riforma Maroni aveva stabilito nel 2004 che, a partire dal 2008, per andare in pensione occorreva avere 35 anni di contributi e l'eta' di 60 anni. In precedenza le regole imponevano un'eta' minima di 57 anni (58 per i lavoratori autonomi). La modifica ipotizzata dal Governo Prodi permettera' a circa 130 mila lavoratori di andare in pensione prima dei 60 anni, evitando lo 'scalone'. Questa gradualita' ha un costo stimato in circa 10 miliardi di euro. Visti i pochi margini di manovra che lascia il debito pubblico, che e' il 107% del Prodotto interno lordo, si e' ben pensato che a finanziare la riforma della riforma siano i giovani, aumentando i contributi pensionistici obbligatori sui contratti a progetto, dall'attuale 23,5% al 26,5%. La motivazione data e' di una ipocrisia ignobile. Si dice: versando di piu' i giovani lavoratori avranno una pensione migliore; rendendo piu' onerosi alle aziende i contratti a progetto, si stimola la stipula di contratti 'normali'. Della serie, vi stiamo rendendo la vita piu' difficile, ma solo per il vostro bene.
Se fosse vero, i soldi in piu' andrebbero a finanziare cospicue indennita' di disoccupazione per i lavoratori flessibili, fondi di garanzia per ottenere piu' facilmente finanziamenti per comprare casa o pagare un periodo di formazione all'estero. Invece vero non e': i maggiori contributi daranno la possibilita' a circa 130 mila lavoratori di andare in pensione quando hanno meno di 60 anni.
 
 
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