testata ADUC
La vera grande opera: accesso in fibra ottica per tutti
Scarica e stampa il PDF
Macromicro economia di Domenico Murrone
1 giugno 2008 0:00
 
La domanda di connettivita' a Internet in banda larghissima e' molto forte in Italia come nel resto del mondo, ma da noi non si e' trovato il meccanismo per realizzare la rete in fibra ottica che giunga fino alle case degli utenti o in prossimita' delle stesse. clicca qui
Tutti riconoscono che il doppino in rame (il filo che giunge fino al telefono fisso o al pc) non puo' essere ulteriormente 'dilatato' per sopportare la sempre maggiore mole di dati che tramite Internet possono giungere direttamente sul computer di un'azienda, sul portatile di un professionista, sul cellulare di un ragazzo, sul televisore dell'anziano, sul terminale dell'ufficio pubblico.
Finora la capacita' trasmissiva e' stata 'dilatata' fino a 20 mega bit a secondo, grazie ad alcuni supporti che hanno trasformato un cavo che prima permetteva di far 'passare' solo la voce, in un 'tubo molto piu' capiente, che addirittura permette il passaggio di video. Ma con l'aumentare degli utenti che utilizzano l'Adsl, inevitabilmente si va verso l'ingorgo. Un po' come succede nei centri storici e sulle tangenziali delle citta' con le auto.
 
Quindi fibra ottica. Ma chi deve spendere miliardi di euro per posare i cavi sottoterra? Si stima un investimento di 20 miliardi di euro nei prossimi 5 anni. Chi deve spendere affinche' Internet ultraveloce sia disponibile a tutti? Anche a chi abita nei piccoli comuni montani?
A parole il tema e' da anni all'ordine del giorno della politica. Di sostanziale in questi anni e' successo poco. Tante iniziative locali, piu' o meno supportate dal Governo centrale, per portare la banda larga (non quella larghissima) in zone non coperte. La gara per le frequenze Wimax (banda larga senza fili) si e' conclusa, ma questa tecnologia potra' essere solo un complemento di una vera rete di nuova generazione (Ngn, Next Generation Networking), che permette velocita' di 100 e piu' mega bit al secondo. In effetti le grandi dorsali (backbone) sono gia' coperte da fibra, quello che manca e' la Ngn di accesso, quella che arriva fino a casa.
Da questo punto di vista l'Italia e' congelata da anni: la crisi e il destino di Telecom Italia (in mano italiane o venduta allo 'straniero') ha monopolizzato l'interesse. Ora e' in corso una discussione tra l'Agcom e l'ex monopolista sulla separazione della rete di accesso. Telecom infatti ha quasi il monopolio dei cavi in rame (doppino) che arrivano fino a casa (l'ultimo miglio). Non c'e' accordo per il momento, anche se l'Agcom ha piu' volte ribadito che entro luglio sara' deciso come verra' garantita la parita' di accesso a tutti gli operatori all'ultimo miglio.
 
Si discute tra separazione funzionale o strutturale. La prima soluzione implica una 'mera' separazione contabile, in pratica Telecom Italia si impegna a creare una struttura interna che gestisce la rete (posa cavi, installa centraline, ecc.), separata da chi offre servizi (voce, Internet, tv, ecc.).
La seconda soluzione e' piu' radicale. Impone una separazione giuridica della struttura che si occupa della rete. Quindi un soggetto che in teoria potrebbe essere aperto alla partecipazione azionaria di altri gestori e/o di una soggetto pubblico.
La prima soluzione e' la preferita da Telecom. Il gestore ha denominato Open Access la struttura interna che dovrebbe occuparsi della rete. Si ispira a Openreach, la divisione creata da Bt, l'ex monopolista inglese. Sulla struttura l'Autorita' delle telecomunicazioni britanniche esercita un ferreo controllo. Vista l'esperienza pero', la possibilita' di replicare la positiva esperienza inglese in Italia, con questa Telecom e con questa Agcom (clicca qui), ci sembra una mera utopia.
Il futuro assetto della rete, comunque, non rispondera' alla domanda: chi investira' in fibra ottica?
In ballo ci sono due esigenze: garantire la concorrenzialita' del mercato con piu' gestori che offrono servizi in competizione, e assicurare un'adeguata remunerazione a chi sceglie di posare i cavi.
 
Partiamo dalle certezze
Una rete di telecomunicazioni velocissima e' sicuramente piu' strategica rispetto -solo per fare un esempio- al ponte sullo Stretto di Messina.
Partendo da questo presupposto molti Paesi stranieri hanno gia' programmato piani di investimenti. I modelli scelti variano. In Giappone il Governo ha deciso di investire direttamente per creare la rete in fibra ottica. In Germania, invece, il compito e' stato affidato all'ex monopolista Deutsche Telekom. Negli Stati Uniti investono le comunita' locali, specialmente quelle lontane dai grossi agglomerati urbani, dove gli investimenti li fanno i due principali operatori.
 
Un'altra certezza e' che al momento in Italia ci sono solo bei propositi, ma nessuna linea strategica, e che Telecom Italia non e' nelle condizioni di poter finanziare tutta l'operazione, non ne ha la capacita' finanziaria, e probabilmente neanche la volonta', visto che una volta realizzata l'infrastruttura dovra' concederla anche ad operatori concorrenti. Di recente Telecom ha annunciato un piano per cablare Milano e successivamente Roma. Ma intervenire solo sulle due capitali non avrebbe un impatto strategico per il Paese. Creerebbe solo ulteriore distanza tra i 'connessi' e i non.
 
La rete mobile
Guardando alle esperienze passate possiamo affermare che la rete di ripetitori per la telefonia mobile e' l'ultima grande infrastruttura costruita in Italia ... che funziona. Per la sua realizzazione lo Stato non ha versato un centesimo, anzi ha incassato molti milioni di euro per le frequenze. Inoltre, i gestori che hanno investito -chi piu' chi meno- guadagnano.
Gli investimenti effettuati dalle societa' in infrastrutture 'mobili' sono stati recuperati, grazie alla fortissima crescita di utenti di telefonia mobile. L'unico rischio per gli utenti e' che il duopolio Tim (Telecom Italia)-Vodafone diventi sempre piu' ostacolo alla concorrenza; 3 Italia e Wind hanno qualche problema e infatti hanno messo in vendita i loro ripetitori per recuperare risorse finanziarie.
 
La vera grande opera: accesso in fibra ottica per tutti
La positiva esperienza della rete di telefonia mobile, pero', non ci sembra replicabile per sviluppare una rete in fibra ottica. Cosi', da refrattari all'intervento dello Stato nei fatti economici, ci convinciamo sempre piu' che in quest'ambito occorra un forte intervento pubblico.
La politica, purtroppo, quando vuole comunicare un obiettivo spendibile in campagna elettorale, e' incapace di sintetizzare i benefici di avere una rete Internet adeguata ai tempi. Molto meglio, per allettare elettori, scegliere simboli come il ponte di Messina. A parte il dibattito su: serve o no? Non e' meglio fare prima ferrovie in Calabria e Sicilia e ultimare la Salerno-Reggio Calabria? ... quest'opera rimarrebbe un simbolo. E i simboli sono importanti, ma solo quando testimoniano un reale sviluppo sottostante, quando sono l'emblema di una realta' che cambia, che migliora, che vive meglio, non quando sono l'emblema del vuoto!
 
Fuori la rete da Telecom
Siccome la realta' e' bloccata dal fardello Telecom Italia, a nostro avviso e' urgente che il Governo investa per creare una rete in fibra ottica unica e integrata da mettere a disposizione a pari condizioni per tutti i gestori.
Per fare cio' occorre che l'attuale rete dell'ultimo miglio di proprieta' Telecom confluisca in una societa' separata dall'ex monopolista. Questo nuovo soggetto dovrebbe essere partecipato da tutti i gestori possessori di ultimo miglio e dallo Stato.
A questo punto un investimento dello Stato (di tutti i cittadini) finanziera' la posa dei cavi e la manutenzione della rete (cosa che Telecom da anni fa poco e male). Una volta raggiunto l'obiettivo del cablaggio di tutto il territorio nazionale, la societa' sara' messa in vendita, rimanendo obbligata a garantire parita' di accesso a tutti gli operatori fornitori di servizi (web tv, connettivita' Internet, servizio voce, Voip, enti pubblici, ecc.).
 
Non occorrono 20 anni
Perche' funzioni occorre, pero', un piano di investimenti e lavori triennale (non occorrono 20 anni, in Francia il Governo ha appena annunciato 'banda larga per tutti' entro il 2012) e analizzare con l'Ue tutti gli aspetti regolamentari, sin da subito.
Telecom sicuramente sara' contraria ad un piano simile e probabilmente il Governo non avra' forza e volonta' per imporsi. E' un fatto che in questi primi mesi della nuova legislatura su questa vera grande opera si siano spese ben poche parole.
Telecom Italia e i suoi azionisti di riferimento (a cominciare dalla spagnola Telefonica), anziche' remare contro, potrebbero vedere la prospettiva di essere soci di una societa' che investe per il futuro: vivacchiare e risanarsi a piccoli passi dai debiti? Oppure approfittare di un investimento pubblico che renderebbe da un lato piu' facile concentrarsi sulla fornitura di servizi, dall'altro liberare risorse per investire all'estero.
Oggi le grandi aziende di telecomunicazioni hanno un orizzonte mondiale, Telecom di 'straniero' ha solo una presenza importante in Brasile.
 
 
 
 
 
MACROMICRO ECONOMIA IN EVIDENZA
 
ADUC - Associazione Utenti e Consumatori APS