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Cda Rai. Basta con la spartizione. In Rete i curricula vitae dei candidati
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Osservatorio legale di Claudia Moretti
20 giugno 2012 11:59
 
La nomina dei componenti del Consiglio di amministrazione della Rai è tema di grande interesse per tutti noi che, utenti del servizio pubblico, oltre a finanziarlo, vorremo fruirne al meglio.
E' giusto quindi constatare che qualcosa sembra muoversi nella giusta direzione, dopo decenni di nomine ad opera dei partiti, che hanno “piazzato” propri nominati a prescindere dalle specifiche competenze in materia di servizio pubblico, di televisione e media. E laddove prima si procedeva cooptando esponenti che dessero garanzie di “manovrabilità” e “aderenza” alle linee di partito, oggi, si “prova” a reclutare personale di qualità e di esperienza nel settore, coinvolgendo la società civile e le associazioni di categoria, ed invitando tutti coloro che si sentono all’altezza del ruolo, al deposito del curriculum vitae.
E’ evidente che, sebbene si tratti di una astuta mossa “politica” dettata dalla disaffezione della gente ai partiti, ciò è un cambiamento di per sé epocale. Astrattamente apre la pista all’ingresso delle competenze ai vertici Rai, come accade nei migliori esempi di servizio pubblico degli altri Paesi.
Benissimo. Ma affinché non sia una mera operazione di facciata, occorre adesso fare un passo ulteriore. Non basta “ricevere” le candidature, occorre elaborarle e valutare uno ad uno i candidati che hanno messo a disposizione i cv. Intervistarli, verificare in concreto la loro idoneità al ruolo per il quale si propongono, secondo gli obiettivi dell’azienda Rai. Occorre anche che tutti i Cv spediti all’indirizzo della commissione siano messi in rete e che siano posti alla lettura e al vaglio di tutti, con una operazione cristallina e trasparente. Solo così l’utente è tutelato dalle manovre di palazzo che minano, oltre che la legalità, la qualità del servizio pubblico.
Non solo. Occorre che queste candidature, oltre che di esperienza, abbiano idee, programmi e competenze manageriali. Infine, le candidature per un ruolo così delicato, non possono essere affidate alla scelta dell’ultimo, ci vuole tempo, metodo nella selezione.
Ma siamo certi che la “vecchia guardia” sia pronta a mollare l’osso tanto caro ai partiti e ai loro interessi? Sinceramente non ne siamo così sicuri. L’indicazione all’ultimo tuffo di Gherardo Colombo, ad esempio, e ciò a prescindere dalle indubbie qualità umane e intellettuali della persona, risponde allo standard di “qualità, competenza ed esperienza” necessari a ricoprire il ruolo richiesto? Oppure, risponde all’esigenza di recuperare una certa popolarità persa per strada, indicando un nome noto a tutti, senza che importi il suo curriculum specifico nel settore in questione. Insomma, ci pare che anche dietro a questa candidatura la logica sia sempre la stessa: il tornaconto di un partito, a scapito della qualità.
E’ mai possibile che per un ruolo simile non siano richieste esperienze e competenze particolari, di settore, ma solo appartenenza politica, o tutt’al più, popolarità? Perché se ci si è occupati di tutt’altro nella vita, si deve avere in mano le sorti del nostro servizio pubblico televisivo?
Personalmente invito a visionare il cv di Lorella Zanardo, che mi agurerei fosse preso in seria considerazione dai votanti,
e a confrontarlo con quello di altri candidati, compresi i nomi “illustri”. Sempre che ve ne diano la concreta possibilità.
 
 
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