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D-Day. Sbarco in Normandia. 75.mo anniversario: il momento dell’Europa
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Stati uniti d'europa di Vincenzo Donvito
6 giugno 2019 9:18
 
Nota redazionale. Siano esterefatti dello scarsissimo livello mediatico che un fatto del genere ha avuto nel nostro Paese. E’ inutile ricordare l’importanza di questo evento che ci ha consentito di essere oggi uno dei maggiori Paesi liberi del mondo e uno dei fondatori e motori dell’Unione Europea. Non dare la giusta importanza all’anniversario dello sbarco in Normandia è molto grave per la memoria nostra e dei nostri figli, e quella di questi ultimi sui nostri nipoti. Auspichiamo che più genitori possibili portino i loro figli nei sacrari dei soldati Usa che sono presenti nella nostra Penisola per un momento di riflessione e spiegazione. Questi ragazzi e queste ragazze americani, che spesso continuiamo a vedere in qualche film, venero in Europa per salvarci: un contributo determinante supportato poi da quello dell’Unione Sovietica (oggi Russia). Lo fecero in nome della loro libertà che sentivano minacciata dalla mancanza della nostra libertà, fondendosi poi con noi in una libertà che divenne e continua ad essere di tutti e per tutti. Quella libertà che ci ha portato poi a creare l’Unione Europea e, pur con enormi difficoltà, a perseguire gli ideali e gli obiettivi di pace, crescita e sviluppo in seno alle Nazioni Unite.

Qui l’editoriale del quotidiano Le Monde da noi tradotto

Giovedì 6 giugno, al cimitero di Colleville-sur-Mer (Calvados), il presidente Emmanuel Macron consegnerà le insegne della Legion d'onore a cinque americani sopravvissuti agli sbarchi alleati. Questi cinque eroi hanno ora 94 o 100 anni. I ranghi dei veterani del "giorno più lungo" che vengono ogni anno in Normandia per commemorare questa storica impresa sono sempre più rari: come tradizione vuole per gli anniversari "di dieci e cinque anni", questo settantacinquesimo anniversario è indubbiamente l'ultimo ad essere organizzato in presenza di rappresentanti di questa formidabile generazione.
La scelta del loro presidente, Donald Trump, di rimanere solo poche ore sulle spiagge della Normandia dove è stato versato tanto sangue del suo Paese per liberare l'Europa è quindi tanto più significativa. E’ stato certamente presente il giorno prima alle cerimonie di Portsmouth, in Inghilterra. I suoi predecessori ci hanno sempre tenuto a trovare il tempo per onorare i veterani del "D-Day", il giorno in cui, usando le parole di Ronald Reagan, "gli alleati hanno combattuto contro la tirannia nel tentativo di trovare un impareggiabile punto comune nella storia dell'umanità". Il discorso coinvolgente fatto dal presidente Reagan alla Pointe du Hoc nel 1984 è ora nei libri di storia. Anche Bill Clinton, il primo presidente americano nato dopo la seconda guerra mondiale, dedicò sei giorni a un tour degli storici punti di riferimento del D-Day in Inghilterra, Francia e Italia per il cinquantesimo anniversario del 1994.

Altri tempi, altre usanze, un'altra concezione del ruolo della storia. Il presidente iconoclasta Donald Trump, naturalmente, ha proferito parole di elogio e gratitudine per gli eroi del 6 giugno 1944. Ma l'evocazione della memoria è utile solo se serve al futuro, e il futuro proposto dal presidente Trump non ha nulla a che fare con l'ideale americano del 1944. Il vincolo siglato tra Europa, Canada e Stati Uniti dalla straordinaria comunanza del D-Day fu un elemento fondante dell'ordine multilaterale nel periodo postbellico internazionale. Questo legame è stato ora allentato e questo ordine si sta disintegrando, in gran parte sotto l'effetto distruttivo della politica unilaterale dell'amministrazione Trump.
Di fronte a questa evoluzione, gli europei non hanno gli occhi per piangere. Gli Stati Uniti li hanno aiutato a ricostruire dopo la guerra; hanno fornito protezione contro l'Unione Sovietica durante la Guerra Fredda; hanno sostenuto lo sforzo di liberazione dei Paesi comunisti dell'Europa centrale alla fine degli anni '80, che ha portato alla riunificazione dell'Europa e all'allargamento dell'Unione europea. L'Europa è complessa, ma oggi è unita, pacifica e prospera: spetta a essa prendere il controllo del suo destino. Questa è un'espressione che Angela Merkel ha coniato da quando Donald Trump è salito al potere; la cancelliera tedesca, tuttavia, è stata riluttante finora a far seguire i fatti alle parole. È giunto il momento per la Germania e per gli altri europei, inclusi gli inglesi.
In Normandia, il 6 giugno, al fianco di Trump, il presidente Macron ha posto un accento particolare sul ruolo dei francesi nel D-Day, i commando di Kieffer a quelli all'interno. Era un contributo minore, in relazione ai livelli e alle quantità delle operazioni alleate, ma il generale de Gaulle non si sbagliava: per essere un attore, bisogna prima fare affidamento sulle proprie forze.

(editoriale del quotidiano le Monde del 05/06/2019)
 
 
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