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Gafa, i baroni ladri?
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Stati uniti d'europa di Redazione
12 novembre 2018 19:01
 
 I sovranisti si gongoleranno: l’Europa, ancora una volta, sta per mostrare la sua impotenza. Nello specifico si tratta di uno scandalo fiscale ben noto: le multinazionali del digitale – Google, Apple, Facebook, Amazon - rendendo visibili i propri guadagni lì dove sono meno tassati e non lì dove sono prodotti, beneficiano di un esonero fiscale di fatto che è simile ad una rapina per le finanze pubbliche europee. Si valuta qualcosa come 600 miliardi di euro la quantità di imponibile evaso dalle tasse sugli utili così come pagano altre imprese, con una distorsione massiccia della concorrenza. Grazie alla pressione di Francia e qualche altro, la Commissione di Bruxelles propone di tassare al 3%, non dei profitti che sfuggono, ma il giro d’affari che questi predatori realizzano in Europa. Che sfortuna! Nessun accordo all’unanimità, la riforma si insinua in interminabili discussioni, nonostante la meritata crociata condotta da Bruno Le Maire (ndr ministro francese dell’economia e finanze) e dai suoi partner. Grandi risate da parte degli antieuropeisti...
Risate tartufesche, in pratica: non è la logica europea che blocca la riforma, ma è proprio la logica sovranista. Alcuni refrattari, come l’Irlanda, temono per la loro condizione ufficiale di paradisi fiscali intra-europei. Altri, come la Germania o i Paesi scandinavi, liberi scambisti ed esportatori, temono le misure di ritorsione che gli Usa potrebbero infliggere loro. L’egoismo nazionale contro l’interesse comune… Il Consiglio europeo si riunirà il 4 dicembre per decidere. Ma siccome le misure fiscali in seno all’Unione Europea esigono l’unanimità, un solo dissidente può far capitolare tutto, ed oggi solo venti Paesi sono d’accordo per instaurare la tassa Gafa. Le Maire (ndr il ministro francese dell’economia e finanze) si dimena come un diavolo: ha concesso diversi emendamenti per convincere la Germania – una tassa transitoria attendendo un sistema mondiale, alcune modalità tecniche che alleggeriscano il prelievo – ma il ministro dell’Economia, Olaf Scholz, socialdemocratico, favorevole al provvedimento, non è sicuro di avere il sostegno della maggioranza al Bundestag.
Nel frattempo, lo scandalo continua. L’imposta sugli utili è quasi universale e non ha niente a che fare con una sorta di racket fiscale. Sottraendosi, le Gafa si arrogano un diritto da Ancien Régime. Inoltre, questi nuovi baroni ladri minano il consenso alle imposte nell’UE: perché i cittadini dovrebbero accettare i prelievi se qualche signore ricchissimo ne viene dispensato solo perché sono i più forti e i meno civici?
Il favore della Germania sarà senza dubbio decisivo: in questo caso, gli avversari del provvedimento non rappresenteranno che una piccola minoranza di europei. Ma niente è garantito: la Repubblica federale non avrebbe vantaggi a scontentare gli Usa che assicurano da sempre la sua difesa e acquistano una buona parte delle loro automobili e dei loro macchinari. In questo caso resterebbe un’ultima possibilità: accordarsi coi venti Paesi che vogliono vedere le Gafa sottomettersi alla legge, per promulgare la tassa. L’idea non ha niente di strano: diversi Paesi nel mondo lo stanno facendo, il Messico, la Gran Bretagna, la Corea o il Cile. Perché non per i venti dell’Unione europea? Altrimenti, metterebbero l'Europa al di fuori delle istituzioni europee. In guerra (fiscale), alla guerra…

(articolo di Laurent Joffrin, pubblicato sul quotidiano Libération del 12/11/2018)
 
 
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