“Imbrigliare la rivoluzione digitale”. Questo è uno degli obiettivi che più spesso si registrano tra coloro che hanno a cuore una libertà degli individui senza che vengano meno i tanti e diffusi strumenti offerti dalla tecnologie digitali.
La domanda, però, non è più "
dovremmo disciplinare e supervisionare meglio i Gafa. ma: come si fa?". Sia nella Commissione europea o nell'Amministrazione americana, nelle banche centrali o nelle Autorità garanti della concorrenza dei diversi Paesi, nonché nei discorsi di donne e uomini politici di ogni genere nei quattro angoli del Pianeta, la questione è questa: Google, Apple, Facebook e Amazon (i quattro Gafa) sono diventati così potenti che è altrettanto urgente una forma di “contro-potenza” che proibisca possibili abusi e potenziali eccessi.
Agire: sembra che tutti siano d’accordo. Ma: quali forme e per quali obiettivi? Qui le cose si complicano.
Non solo i Gafa, ma anche Uber, Booking, Airbnb e altri giganti digitali, nonostante le critiche dei loro concorrenti e di chi sopporta il peso maggiore della loro ascesa, hanno un vantaggio:
sono popolari! Tantissimi coloro che usano i loro servizi, spesso gratuiti. E quando vengono presi con “le mani nella marmellata”, come Facebook con Cambridge Analytica (supermulta in Usa), sembra che non ne risentano più di tanto. Se pensiamo a come in Usa le autorità antitrust sono riusciti ben ad imbrigliare i giganti dell’energia e delle telecomunicazioni, dovremmo ben sperare, almeno a partire da quel Paese.
Ma sembra difficile.
Pur dominanti, i Gafa non abusano sistematicamente della loro posizione. Punire qualcuno pur se non ha infranto la legge non va bene… ma non è che le leggi attuali non siano in grado di disciplinare questa nuova situazione, soprattutto le strategie dei Gafa & co? Si dovrebbe, forse, vietare loro di acquistare o vendere altri pesi massimi del digitale (per esempio: impedire a Facebook di vendere Whatsapp e Instagram).
Con quale diritto si dovrebbe agire in questo modo? Inoltre i Gafa, ricchi di miliardi e risorse anche umane, non si farebbero imbrigliare facilmente, magari facendosi prendere alla sprovvista. In questa contesa la situazione è molto probabile che diventerà durissima. Il fatto che i giganti digitali sono tutti sistematicamente statunitensi, a fronte di imbrigliamenti nel loro Paese (i Gafa sono spesso pro-Democratici e Donald Trump avrebbe quindi motivazioni per farlo), non si può escludere una nuova geolocalizzazione. Anche in Unione europea, oggi, ci sono Paesi membri a tutti gli effetti (Lussemburgo, Paesi Bassi e Irlanda, per esempio) che si mostrano molto ben disponibili nei loro confronti. Ma vano fatte anche altre considerazioni: è difficile immaginare che un presidente degli Usa indebolisca Google, Amazon, Facebook o Apple al punto da promuovere l'ascesa di giganti cinesi come Baidu, Alibaba o Huawei.
Torniamo, quindi, alla domanda di sopra: come si fa?
Si potrebbe prendere in considerazione il coinvolgimento degli utenti e consumatori dei servizi dei Gafa? Fantapolitica. Sarebbe come chiedere loro di ridimensionare e/o rinunciare e/o qualcosa del genere, all’aria che respirano o all’uso dei soldi nella loro quotidianità. Le politiche di questo tipo sono molto e troppo articolate perché possano essere frutto di una decisione “popolare”.
Mai come in questo caso sono i singoli rappresentanti istituzionali a doversi attivare: competenze, responsabilità, cultura, futuribilità non sono questioni di masse o (per fare il caso nostrano: piattaforma Rousseau del M5S) di piattaforme espressione delle cosiddette masse. Bisogna studiare, incontrarsi, confrontarsi, litigare e decidere anche in base agli equilibri umani, ecologici, economici ed istituzionali.
In teoria (molto in teoria per il momento) l
e carte in regola per agire in questo senso, come primo esempio di fattibilità, le avrebbe l’Unione europea, per il fatto di essere un organismo non-nazione (come invece sono gli Usa) ma che può rappresentare gli interessi di tanti diversi.