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Mano nella mano a Verdun
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Stati uniti d'europa di Annapaola Laldi
31 gennaio 2017 8:21
 
 "Oggi, 22 settembre 1984, il cancelliere della Germania Federale e il presidente della Repubblica francese sono venuti qui [a Verdun] insieme per inginocchiarsi di fronte alle tombe dei figli caduti della Francia e della Germania. Onorando insieme i morti delle guerre passate essi iscrivono in questo luogo storico il segno che entrambi i popoli hanno scelto definitivamente il cammino della pace, della ragione e della collaborazione amichevole. La Germania Federale e la Francia hanno tratto il loro insegnamento dalla storia. Ci siamo riconciliati. Ci siamo accordati. Siamo diventati amici. L' Europa è la nostra patria culturale, e noi siamo eredi di una grande tradizione europea. L' unità dell' Europa è il nostro obiettivo comune. Per esso operiamo, in uno spirito di fraternità".
Così suona la dichiarazione comune di Helmut Kohl e François Mitterand, distribuita nella solenne cerimonia di commemorazione dei morti nelle guerre passate, con cui si sigilla l’amicizia franco-tedesca.
Pochi mesi prima, il 6 giugno 1984, a Utah Beach, aveva avuto luogo la commemorazione  dello sbarco degli Alleati in Normandia, alla quale non era stato permesso di partecipare  ai Tedeschi.
Il mancato invito a Kohl era stato criticato, a ragion veduta, da diverse personalità e testate di stampa francesi, e Giscard d’Estaing era arrivato a dire che “le commemorazioni non hanno senso se non hanno per fine la riconciliazione”. 
E’ in questo quadro di un recupero di relazione seria e feconda tra i due antichi nemici, la Francia e la Germania, che s’inscrive la proposta di Mitterand di rendere insieme omaggio ai caduti della carneficina di Verdun, dove, tra il febbraio e il dicembre del 1916, in un succedersi di offensive e controffensive, caddero circa 700.000 soldati di ambo le parti. I cadaveri ritrovati furono 170.000: i francesi e i tedeschi furono sepolti separatamente. Di tutti gli altri morti, furono ritrovate solo ossa sparse che furono raccolte in un enorme ossario a Douaumont.
E fu proprio lì, davanti a quel monumento funebre che, in quel 22 settembre 1984 (cinque anni prima della caduta del muro di Berlino), il cancelliere federale e il presidente francese si ritrovarono mano nella mano. Lì per lì quasi nessuno si accorse di quale dei due statisti fosse stata l’iniziativa, tutti tesi a guardare il trombettiere che, da sopra le tombe, suonava il lamento funebre per i caduti.
Ma alcuni anni dopo, il giornalista televisivo Ulrich Wickert, che era presente all’evento, venne a sapere, in interviste diverse ai due uomini di stato, che era stato Mitterand a tendere la mano a Kohl e che il cancelliere tedesco era stato lieto e riconoscente di quel segno di fraternità.  
Ecco, tutte le volte – purtroppo troppe di questi tempi –, in cui sento dileggiare e offendere lo sforzo (certo imperfetto e necessariamente perfettibile) di costruire una vera Unione Europea degna di questo nome, che possa sfociare negli Stati Uniti d’Europa, mi domando se questo gesto di Mitterand e Kohl sarebbe stato possibile nel caso non ci fosse stata già una Comunità europea in via di crescita, di cui Francia e Germania erano state tra le nazioni fondatrici, con Italia, Belgio, Lussemburgo e Paesi Bassi.
Giova ricordare che il Parlamento europeo fu eletto a suffragio universale per la prima volta nel giugno 1979, quando gli stati membri erano nove e cioè, oltre ai sei già citati, anche Danimarca, Irlanda e Regno Unito.
 
Fonti: per la dichiarazione franco-tedesca 
Per il ricordo del giornalista Ulrioch Wickert (in tedesco)
 
 
 
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