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La parola – falsa - di chi sta in alto  
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Stati uniti d'europa di Annapaola Laldi
24 ottobre 2018 11:12
 

 Premessa doverosa:
io faccio parte del popolo italiano e non mi sento rappresentata dal trio Conte/Salvini/Di Maio & Co.
Io faccio parte del popolo italiano e non mi sento protetta dai loro folli programmi.
Mi sento invece protetta dalle regole della Unione Europea, sottoscritte anche dallo Stato italiano che adesso le tradisce.
 
Mesi fa, quando, dopo che era trapelata l’esistenza di un “Piano B”, con uscita dall’UE e dall’euro, il trio Conte Salvini Di Maio assicurò, a più riprese che non era nel contratto e che non ci si pensava neppure. Appartenenza all’UE e inserimento nella moneta unica non erano affatto in discussione.
Ma già allora mi tornò in mente una poesia di Brecht, una sorta di telegramma alla persona comune inviato dall’esilio danese negli anni Trenta, abbastanza prima, dunque dello scoppio della seconda guerra mondiale. Dice così:

Quando quelli in alto parlano di pace
La gente comune sa
Che ci sarà la guerra.
Quando quelli in alto maledicono la guerra
il richiamo alle armi è già pronto
”.
 
Messaggio che, adattato alla situazione di oggi, suona così: quando i nostri governanti dicono “vogliamo restare nella UE e nell’euro”, noi sappiamo che stanno operando per l’esatto contrario.
E, infatti, adesso mi pare che siamo arrivati al dunque. O ci manca poco.
 
Naturalmente, entrai in agitazione, perché per me l’Unione Europea, con tutti i suoi difetti, che, volendolo, possiamo correggere, la sento ancora come una garanzia di stabilità per la nostra vita quotidiana, per il nostro continente e per l’intero mondo. Non foss’altro per il lungo periodo di pace in una regione – l’Europa, appunto – che è sempre stata dilaniata da guerre atroci; pensiamo, per esempio, alla Guerra dei Trent’anni (1618-1648) tra nazioni protestanti e cattoliche, che ridusse a un vero deserto gran parte dell’Europa centro settentrionale; pensiamo, alle numerose guerre combattute nell’Ottocento, fra cui quelle che noi italiani chiamiamo “guerre d’indipendenza”, atroci anch’esse, tanto che, proprio la carneficina della battaglia di Solferino e San Martino (24 giugno 1859), con oltre 4.000 morti e quasi 25.000 feriti, spinse l’elvetico Henry Dunant a fondare la Croce Rossa. Per arrivare al Novecento con le due guerre mondiali, in cui sono morti milioni di giovani, e in cui il fronte, specie nella seconda, si è diffuso su tutto il territorio dei Paesi europei belligeranti, coinvolgendo senza pietà anche i civili – una anticipazione di quella che è oggi la “terza guerra mondiale a pezzetti”, di cui parlò nel 2014 l’attuale papa, Francesco. Terza guerra mondiale a pezzetti, in Siria, in Iraq, in Afganistan, nello Yemen … ma non in Europa, dove, per ora, dal 1945 in poi, ha retto il principio della solidarietà e del confronto seduti a un tavolo. (Ma che fine farà tutto ciò, se prevarranno i nazionalismi? Se ognuno pretenderà di dire “Prima i miei.”? Semplice, si tornerà a sbudellarci).
 
Pur con la preoccupazione in sottofondo, tuttavia, mi volli far consolare dalle rassicurazioni ricorrenti del falsissimo Trio governativo, perché non è nella natura umana (almeno nella mia) di stare in perenne tensione, di dubitare costantemente della buona fede del prossimo, di dipingersi la visione di un disperante baratro anziché quella di una confortante fioritura primaverile …
Ma ciò che accade da un mese a questa parte, sta erodendo ogni speranza di resipiscenza da parte del succitato Trio che si mostra desideroso di entrare in rotta di collisione con l’UE.
Quindi: non posso che darmi di cretina.
In questo non mi trovo da sola (il che non mi consola molto).
Il 28 settembre, all’indomani della trionfale presentazione del DEF da parte del ministro Di Maio, con tanto di concione dal balcone, Lucia Annunziata pubblicò su “Huffington Post” un articolo dal titolo “Confessioni di una deficiente”.
Comincia così:
Confesso, sono una deficiente. Pur avendo questo giornale scoperto il piano B del primo accordo di governo, l'ho poi lasciato da parte, cullata lentamente in uno stato di semicosciente ottimismo, perché poi, alla fine, chi mai davvero potrebbe esporre il paese alla destabilizzazione politica? Una cosa sono le idee altro è la responsabilità di governo, mi sono ripetuta. In fondo quale politico accetterebbe mai di giocare a carte con il Destino del Popolo in nome del Popolo? Non lo avevo messo in conto. Questo azzardo non l'ho visto arrivare perché era sempre stato lì, nello stesso atto fondativo della coalizione di governo”.
Annunziata mette in evidenza che il voler portare il deficit al 2,4 è una sbruffonata che certamente non combatterà la povertà. E’ come se una famiglia, già indebitata, cercasse di risolvere il problema facendo altri debiti.
Quello che trovo interessante in questa confessione è il fatto che ella attribuisca proprio anche a Di Maio (e non solo a Salvini) la volontà di far saltare il banco con la UE. Infatti, Annunziata ricorda che la piattaforma originaria dei Cinquestelle era a favore dell’uscita dall’Euro, e quindi Di Maio, ogni volta che ha fatto il “poliziotto buono” pro Euro rispetto al “poliziotto cattivo”, Salvini, voleva solo dare fumo negli occhi. E Annunziata, io e chissà quanti altri, ci siamo cascati.
Ma l’obiettivo di portare l’Italia fuori dall’euro, osserva Annunziata, “è rimasto lì – la rottura con la Ue come elemento palingenetico di una sovranità nazionale, di una nuova economia, e di un nuovo popolo. Il Def presentato, con i suoi numeri gonfiati, è l'avvio di questa rottura, anzi il mezzo scelto per ‘creare’ in vitro il Cigno nero, l'evento imprevisto con cui giustificare l'avvio del conflitto”.
Oggi, a un mese di distanza, con la richiesta severa della UE di riscrivere la manovra, cade il primo scenario proposto da Annunziata, in cui c’era ancora una speranza, e cioè che l’Italia sia un Paese troppo grande per essere davvero punita.
Si prospetta piuttosto almeno il secondo scenario evocato, “la reazione dura dell’Europa e dei mercati che, a differenza della politica, vivono e ingrassano nelle crisi”. E’ quindi certo che il valore dei nostri risparmi, case e pensioni si abbasseranno, con un impoverimento generalizzato – altro che aiuto agli indigenti!
Ma Annunziata evoca un terzo scenario, ancora peggiore, l’illusione, nonostante le difficoltà della Brexit (dove però il Paese uscente ha una sua moneta), che l’Italia possa uscire da euro e da UE senza pagar gabella. E quando si dovrà, violenti o nolenti, saldare il conto con ulteriore impoverimento di tutti quanti (a parte i ricchissimi e chi ha esportato soldi all’estero), Di Maio (ma anche Salvini, dico io) potrà buttare addosso ai fantomatici “poteri forti” la colpa del mancato svolgimento del magico programma di governo contro la povertà, per l’occupazione, ecc. ecc.
Una carta considerata ottima per fare il pieno (5Stelle e Lega) alle prossime elezioni europee, facendo leva sul risentimento del popolo contro i nemici europei. Ma il popolo se le berrà davvero queste balle? Non si accorgerà, strada facendo, che i conti di questo governo non tornano?
Annunziata conclude con una nota di fiducia proprio nel nostro popolo, e dice che, se lei è una deficiente, “il popolo italiano ha sempre dato prova di non esserlo”.
Come voglio che abbia ragione! 
 
La poesia di Brecht citata all’inizio fa parte di un gruppo di poesie, scritte a Svendborg, in un’isola della Danimarca, che si possono leggere qui   
 
Qui il testo della poesia in tedesco.

 
 
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