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Polonia e Ungheria contro Corte Giustizia Ue
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Stati uniti d'europa di Redazione
15 luglio 2021 7:50
 
Tra l'Unione europea e Polonia e Ungheria è arrivata l'ora della resa dei conti. Ieri la Corte costituzionale polacca ha stabilito che Varsavia non deve rispettare le decisioni della Corte di giustizia dell'Ue sulla sua riforma della giustizia, nello stesso giorno in cui i giudici di Lussemburgo hanno ordinato alla Polonia di sospendere immediatamente l'applicazione delle disposizioni nazionali relative alle competenze della camera disciplinare della Corte suprema. Oggi la Commissione lancerà formalmente una procedura di infrazione contro la Polonia e l'Ungheria, accusando i due paesi di aver introdotto legislazioni che discriminano le comunità Lgbt. Nel frattempo, la Commissione è impegnata in un braccio di ferro con il governo di Viktor Orbán sul piano nazionale di ripresa e resilienza perché ritiene che ci siano problemi con i meccanismo di controllo delle risorse del Recovery fund e lo stato di diritto. Oggi la Corte costituzionale polacca potrebbe pubblicare un'altra sentenza contestando la primazia del diritto dell'Ue. In questo contesto, sempre più voci evocano o chiedono la exit di Polonia e Ungheria dall'Ue.
Ma andiamo con ordine.

Nella sentenza di ieri la Corte costituzionale polacca ha stabilito che la Corte di giustizia dell'Ue non può imporre misure provvisorie o cautelative perché non sono in linea con la costituzione polacca. La Commissione, che è stata confrontata a un caso simile con una sentenza della Corte costituzionale tedesca, potrebbe reagire avviando una procedura di infrazione come ha fatto con la Germania. La questione riguarda l'autonomia, la primazia, l'efficacia e l'applicazione uniforme del diritto dell'Ue. Non rispettare le sentenze della Corte di giustizia dell'Ue, di fatto, significa mettersi fuori dal sistema giuridico comunitario. 
 
Oggi la Commissione lancerà formalmente una procedura di infrazione contro l'Ungheria, perché la legge anti-Lgbt viola il diritto alla libertà di espressione e informazione, così come i principi di non-discriminazione. Anche la Polonia sarà presa di mira, con una procedura di infrazione per le città che si sono dichiarate “Lgbt free”: la Commissione contesterà alla Polonia di non aver fornito le informazioni richieste sulla compatibilità di queste zone con la normativa anti-discriminazione. Un'altra procedura di infrazione contro l'Ungheria potrebbe essere avviata per il mancato rispetto delle normative dell'Ue sull'accesso all'asilo.

L'uscita dell'Ungheria dall'Ue è un'opzione evocata dal primo ministro olandese, Mark Rutte, di fronte alla legge anti-Lgbt adottata dal Parlamento di Budapest. Lungi dal capitolare il governo Orbán ha lanciato una campagna di propaganda contro l'Ue sia a livello internazionale (con l'acquisto di spazi pubblicitari) sia a livello interno (con messaggi sui social-network e una nuova consultazione popolare). Quanto alla Polonia, la Polexit viene evocata dal Partito popolare europeo.  "Il rifiuto di implementare le sentenze della Corte di giustizia dell'Ue in Polonia è un chiaro passo per portare la Polonia fuori dall'Ue”, hanno detto due parlamentari del Ppe, Jeroen Lanaers e Andrzej Halicki: “Temiamo che il governo polacco sia sulla strada della Polexit". Nell'escalation tra Bruxelles, da un lato, e Varsavia e Budapest, dall'altro, la permanenza o l'uscita dall'Ue rischia di diventare un tema centrale.
(David carretta, Europa ore 7)
 
 
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