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Progetto riforma trattati. Ok da Parlamento europeo
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Stati uniti d'europa di Redazione
7 maggio 2022 12:36
 
  C'è il via libera dell'Europarlamento al progetto di riforma dei Trattati europei sponsorizzato martedì a Strasburgo anche dal premier, Mario Draghi, con l'intesa di Francia e Germania. Si tratta del primo passo verso l'avvio di un iter legislativo complesso, di cui si discute da anni, ma che ha registrato un'accelerazione dall'inizio della guerra in Ucraina. Perché le istituzioni europee, come ha detto Draghi, "sono inadeguate per la realtà che ci si manifesta oggi". Nel mirino, in particolare, il Patto di stabilità e il principio di unanimità nel voto del Consiglio europeo che blocca molte iniziative sotto il peso dei veti. Ma il processo di riforma potrebbe essere più ampio, secondo le indicazioni della Conferenza sul Futuro dell'Europa (frutto di dibattiti partecipati anche dai cittadini, la cui cerimonia conclusiva è in programma lunedì prossimo), che ha approvato 49 proposte articolate in 325 misure, alcune delle quali richiedono modifiche strutturali alle regole comunitarie. Oltre all'abolizione del diritto di veto, da sostituire con voto a maggioranza qualificata ad eccezione dell'ingresso di nuovi Stati nell'Ue, le proposte suggeriscono tra l'altro la revisione del Trattato di Dublino sui migranti, l'introduzione di liste transnazionali nella legge elettorale europea, la definizione del salario minimo europeo e la restrizione delle importazioni da Paesi che sfruttano il lavoro minorile.

Su tutte queste spinte riformatrici il Parlamento europeo ha battuto un colpo mercoledì, approvando a maggioranza la risoluzione che avvia l'iter di attivazione dell'art.48 del Trattato Ue per chiedere agli Stati membri di convocare una Convenzione per la revisione dei Trattati. Un percorso lungo e complesso, appunto, che già incontra non poche resistenze: sia tra gli Stati, come Polonia, Ungheria, Olanda e Paesi scandinavi, sia tra le forze politiche di estrema destra. In ogni caso, sarà ora la commissione Affari costituzionali del Parlamento ad attivare formalmente l'art.48, passando la palla al Consiglio europeo che dovrà approvare, a maggioranza semplice, la convocazione della Convenzione composta da rappresentanti dei Parlamenti nazionali, dei Capi di Stato e di governo, del Parlamento Ue e della Commissione. Le modifiche elaborate saranno poi adottate dai governi ma entreranno in vigore solo una volta ratificate al proprio interno da ognuno degli Stati membri: nel caso dell'Italia, dal presidente della Repubblica e dal Parlamento. Nel 2005 non andarono a buon fine i lavori della Convenzione presieduta dal francese Valery Giscard d'Estaing per dare vita alla Costituzione europea: Olanda e Francia sottoposero la ratifica al verdetto popolare che ne decretò la bocciatura.
(ITALPRESS).
 
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