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Le proposte dei cittadini riuniti a Firenze per la Conferenza sul Futuro dell’Europa
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Stati uniti d'europa 
13 dicembre 2021 8:12
 
Chiedono di cambiare l’Unione europea, a partire dai nomi delle sue istituzioni. Vorrebbero votare tramite referendum a livello comunitario le decisioni più importanti, eleggere gli eurodeputati in liste transnazionali e aumentare le tasse sulle grandi imprese per finanziare i progetti Erasmus.
I membri del Citizens Panel 2 della Conferenza dell’Europa hanno finalizzato le proprie raccomandazioni, che saranno ora oggetto di discussione nella sessione Plenaria, alla presenza di parlamentari, ministri e sottosegretari dei Paesi membri: 39 proposte in tutto, riferite ai temi di democrazia, sicurezza, valori, diritti e Stato di diritto.

Dopo l’appuntamento a Strasburgo e quello tenutosi online, i componenti del Panel 2 si sono incontrati nella badia di San Bartolomeo di Fiesole, alle porte di Firenze. L’edificio medievale, sede dell’Istituto universitario europeo, ha ospitato le riunioni dei sottogruppi di lavoro e della sessione collettiva, che si è svolta nella chiesa del complesso.

I tre giorni di convegno tra i colli fiorentini sono stati particolarmente intensi per 138 cittadini presenti, mentre altri 62 erano collegati da remoto a causa delle restrizioni anti-Covid19 nei rispettivi Paesi, che hanno impedito loro di raggiungere la Toscana. Le riunioni molto lunghe, i ritmi serrati per restare nei tempi e gli spostamenti in pullman dagli alberghi nel centro di Firenze a Fiesole hanno provocato più di una lamentela, tra chi denuncia mancanza fisiologica di concentrazione e chi invoca incontri spalmati su più giorni. Un lavoro supplementare è toccato ai 20 delegati del Panel, che dovranno presentare alla Plenaria della Conferenza le proposte emerse: mentre i colleghi tornavano a casa, si sono fermati a curarne la stesura.

La procedura di voto dura un’intera mattina: si parte da 42 enunciati divisi in cinque «flussi» tematici, frutto del lavoro di discussione nei sottogruppi: «garantire i diritti e la non discriminazione», «proteggere democrazia e Stato di diritto», «riformare l’Unione europea», «costruire l’identità europea e «rafforzare la partecipazione dei cittadini». Ogni cittadino è dotato di un tablet, su cui può esprimere parere positivo o negativo sulle proposte, man mano che vengono annunciate dai moderatori. Nelle cuffie hanno la traduzione e in mano un foglio con la lista delle raccomandazioni nella propria lingua.
Per l’approvazione serve il 70% dei voti favorevoli tra quelli espressi, una soglia raggiunta 39 volte su 42. «La maggior parte sono formulate in un modo per cui è difficile dire di no», afferma a Linkiesta Paolo Barone, 23enne cosentino delegato del Panel. 
Alcune raccomandazioni sono in effetti piuttosto vaghe e fanno riferimento a obiettivi generalmente considerati positivi dalla cittadinanza, ma senza entrare nei dettagli sul modo in cui raggiungerli. Come ad esempio la numero 33: «L’Ue fornisca più informazioni e notizie ai cittadini europei. Dovrebbe usare tutti i mezzi necessari rispettando la libertà e l’indipendenza dei media […] Dovrebbe garantire che l’informazione sia trasmessa in modo uniforme in tutti gli Stati membri dai media nazionali ed europei […]». O la proposta 39, che recita «i politici siano più responsabili nel rappresentare i cittadini […]»
Altre, invece, appaiono molto più precise. È il caso soprattutto del terzo «flusso», che riguarda l’assetto istituzionale dell’Unione europea. I cittadini raccomandano di «cambiare i nomi delle istituzioni comunitarie per chiarire le loro funzioni»: il Consiglio dell’Ue dovrebbe chiamarsi «Senato dell’Ue», mentre la Commissione europea diventerebbe «Commissione esecutiva dell’Unione europea». 

Se questa richiesta appare più questione di forma che di sostanza, le altre toccano punti molto concreti nel processo di integrazione. Si chiede ad esempio una legge elettorale per il Parlamento europeo, che armonizzi le condizioni di voto negli Stati membri, tra cui data delle elezioni, età degli elettori e requisiti per determinare le circoscrizioni. I partiti dovrebbero inoltre essere transnazionali, con candidati provenienti da diversi Stati membri. Questa modifica accrescerebbe il senso di unità negli europei, portando anche il dibattito politico da un livello nazionale a una dimensione comunitaria.
I partecipanti del Panel vorrebbero anche referendum giuridicamente vincolanti «in casi eccezionali su questioni estremamente importanti per tutti i cittadini europei». Nella spiegazione della proposta non si citano esempi concreti di applicazione, ma si sottolinea la volontà di emendare, se necessario, il Trattato sull’Unione europea e le costituzioni nazionali per introdurre queste consultazioni pubbliche.

È stato affrontato anche il tema dell’unanimità, prevista per alcuni ambiti decisionali nel Consiglio dell’Ue: in questo caso la raccomandazione è più «morbida», perché suggerisce una rivalutazione che calcoli equamente il peso del voto, mantenendo comunque protetti gli interessi anche dei Paesi più piccoli. 
Più netta la presa di posizione su elusione fiscale e Stato di diritto. I cittadini del Panel chiedono a larga maggioranza (84%) da un lato di tassare il reddito delle grandi imprese per investire nell’educazione e nello sviluppo, soprattutto tramite borse di studio e programmi Erasmus, dall’altro di eliminare i paradisi fiscali nell’Unione. Una raccomandazione molto puntuale riguarda il meccanismo che vincola i fondi europei al rispetto dello Stato di diritto, adottato nel dicembre 2020 e ancora mai attivato: dovrebbe essere esteso a tutte le violazioni e non solo a quelle che riguardano i soldi comunitari. 

Fra le altre richieste, diverse riguardano un’agricoltura sostenibile, la sicurezza nella protezione dei dati e la lotta alla disinformazione. Su questo punto il dibattito è stato complesso, spiega a Linkiesta Nazzareno Angelini, impiegato statale di Ascoli Piceno che è fra i membri del Panel. Sono state promosse l’applicazione rigorosa delle regole di concorrenza nel settore dei media per assicurare il pluralismo, gli investimenti in strumenti di fact-checking e un’applicazione che informi sui temi comunitari. 
La richiesta di istituire «un’agenzia europea per il monitoraggio dei media audiovisivi» è, invece, fra le tre bocciate dai cittadini. «Non mi convince perché si configura come uno strumento di controllo dell’informazione e rischia di promuovere una sorta di censura. Non c’è garanzia che questo tipo di agenzie possano rendere migliore l’informazione», dice Angelini, raccontando gli scambi di opposte vedute con una collega francese in sede di elaborazione della proposta.

Per le raccomandazioni approvate, il prossimo passo è il confronto dei delegati del Panel con gli esponenti politici, che avverrà nella sessione Plenaria del 21 e 22 gennaio al Parlamento europeo di Strasburgo. «I rappresentanti delle istituzioni dovranno dire come reagiranno e come daranno seguito ai desideri formulati», ha detto uno dei presidenti del comitato esecutivo della Conferenza, l’eurodeputato belga Guy Verhofstadt. Sarà un passaggio cruciale per la democrazia partecipativa europea e può diventare il primo di una lunga serie. L’ultima proposta della lista, raccomanda infatti assemblee cittadine comunitarie ogni 12-18 mesi, con partecipazione volontaria, estrazione a sorte e l’obiettivo di presentare nuove proposte. «Nel caso in cui vengano ignorate o rifiutate, le istituzioni dell’Ue devono giustificare le ragioni di questa decisione». I cittadini sembrano averci preso gusto a essere coinvolti nei processi decisionali: replicare sé stessa potrebbe essere il più grande risultato della Conferenza sul Futuro dell’Europa.

(Vincenzo Genovese su Europea/Linkiesta)
 
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