"Amarcord", nel dialetto romagnolo, significa "mi ricordo" o, anche, "nostalgia di ricordi". Il regista Federico Fellini ne fece un film di rievocazione nostalgica.
Il ricordo nostalgico è la linea che qualche esponente politico (Salvini-Lega) porta nei dibattiti televisivi, ricordando quanto si stava bene negli anni '80, quando c'era la lira.
E' così? Non proprio.
Vediamo.
1. Il differenziale tra i Btp italiani e i Bund tedeschi raggiunse 1.172 punti base. Che significa? Che per finanziare le spese ordinarie e straordinarie, lo Stato, cioè noi, doveva vendere titoli pubblici a un tasso elevato di interesse: più è alto è il differenziale Btp/Bund, maggiore sarà l'interesse che lo Stato, cioè noi, deve pagare a chi compra i nostri titoli, oltre a restituire il valore del Btp alla scadenza.
In sintesi, aumenta il debito pubblico, vale a dire che per pagarlo dobbiamo sottrarre risorse a sanità, scuola, ricerca, servizi, ecc. Oggi, il differenziale è di 186 punti ma stiamo ancora scontanto quel periodo.
2. L'inflazione raggiunse il 21%, il che significa diminuzione del potere di acquisto di stipendi e pensioni: mille lire di inizio anno a fine anno diventavano 879 lire.
Oggi l'inflazione non arriva all'1%.
3. La nostalgia della lira, cioè il ritorno alla vecchia moneta, porterebbe ad una inflazione, cioè a una diminuzione del potere di acquisto di stipendi e pensioni, del 30-50%. Sarebbe una vera e propria patrimoniale, tutta scaricata sugli italiani.
Per finanziare il debito, il nostro Paese oggi emette titoli di Stato per ben 400 miliardi l'anno; ciò possibile grazie alla copertura della Banca centrale europea. Chi comprerebbe più i nostri titoli in caso di ritorno alla lira? Senza copertura europea l'Italia si avvierebbe al fallimento.
Attenti ai pifferai.
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