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Stati Uniti d’Europa. Le illusioni dei nazionalismi, anche se imperiali…
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Stati uniti d'europa di Vincenzo Donvito
31 gennaio 2020 15:44
 
  Da domani 1 Febbraio il Regno Unito non è più nella Unione Europea. Ci vorrà ancora un po’ di tempo per il distacco vero e proprio, dove i primi segnali si cominceranno a vedere l’anno prossimo, ma non crediamo ci possano essere dei ripensamenti in questa fase.
Opinioni in merito ce ne sono a iosa. Tutte più o meno gentili verso se stessi e verso il governo britannico: noi (gli abbandonati) andremo avanti, e la nostra porta è sempre aperta. E’ bene essere precisi: usiamo l’allocuzione “governo britannico”… ché non sappiamo cosa sarebbe potuto accadere con un nuovo referendum dopo quanto si è saputo sulle campagne elettorali piene di menzogne che avevano indotto gli elettori alla Brexit. Comunque, di fatto è così, anche grazie alle ultime elezioni dove, grazie allo specifico sistema elettorale uninominale secco, hanno vinto i brexiter.

Noi non siamo clementi pur se rispettosi delle opinioni all’opposto delle nostre. Se fossimo clementi dovremmo giustificare tutte le manifestazioni di nazionalismo, anche se nel nostro caso sono condite da quella che probabilmente continua ad essere un’illusione imperiale… di un impero che non c’è più e che se qualcuno avesse intenzioni di ristabilire dovrebbe fare i conti non coi popoli sottomessi e violentati che nei secoli passati sono stati facilmente soggiogati (dagli inglesi nel nostro caso), ma con persone che sono in grado di sapere tutto di tutti (Internet), e che in più parti del mondo stanno ampiamente dimostrando di essere stanchi di continuare a subire le violenze di chi si è erto sostenendo di difenderli.

“Padroni a casa propria”, parafrasando uno slogan che sentiamo ogni tanto In Italia, è oggi senza senso. Per diversi motivi. Padroni di cosa, per esempio, di fronte al diffondersi di un’epidemia come quella del coronavirus di origine cinese? Padroni di cosa, ancora ad esempio, per fronteggiare un commercio online che non ha confini? Padroni di cosa, per fronteggiare i cambiamenti climatici? E così via. I servizi che utilizziamo e i problemi determinanti sono tutti extranazionali, guidati da potenze economiche (quasi sempre private) altrettanto extranazionali e, quando va bene, sono europei… e in questo caso abbiamo una tutela di un certo peso, vuoi per la unificazione delle leggi e delle procedure, vuoi per il peso che un continente ha rispetto ad un singolo Paese.

In questo mondo così diverso da quando gli inglesi cominciarono a costruire il loro impero, i britannici pensano di poter tornare ad essere “padroni a casa loro”… magari per il semplice fatto che diversi Paesi hanno ancora come massimo referente istituzionale la regina d’Inghilterra (Canada, Australia, etc). O anche perché i britannici sono comunque un peso massimo rispetto ad altri Paesi…. Anche se nel frattempo gli Usa continuano ad essere quel che sono sempre stati nel precedente e nell’attuale secolo, i russi come potenza economica sono tutt’altra cosa rispetto alla “potenza” politica del secolo scorso, i cinesi sono ovunque e con potenza economica che fra un po’ si fa un baffo anche degli Usa.

In questa fotografia veloce che abbiamo fatto, c’è un nuovo soggetto, l’Unione Europea, che sta cominciando a svettare nel suo fiorentissimo mercato “interno” e nel resto del mondo. E cosa fanno i britannici? Se ne vanno altrove per cercare di tornare al passato o - cosa molto più realistica - per trasformarsi una sorta di Singapore con più storia e più mezzi. Ma è di una nuova Singapore che il mondo e i britannici hanno bisogno per far fronte alle sfide e ai drammi di un modello di vita che oggi corre ampio pericolo di annientarci nei diritti e nell’economia?
 
 
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