La Polonia, o meglio il governo polacco, deve decidere cosa fare da grande. Se vuole rimanere o se vuole uscire dalla Ue. Dopo essere entrata a far parte della Ue, la Polonia è esplosa economicamente, usufruendo di fondi comunitari, del libero scambio di merci, che ha eliminato i dazi doganali, delle persone che ha consentito la emigrazione verso Paesi più vantaggiosi, della libera circolazione dei servizi e dei capitali che ha visto crescere vertiginosamente gli investimenti esteri.
Era un Paese indebitato e inefficiente, con forte inflazione, tanto da non poter garantire i mezzi di prima necessità (la carta igienica si comperava al mercato nero) e ora gode di un buon stato di salute economica che deriva dalla appartenenza alla Ue. L'adesione comunitaria comporta il rispetto dei trattati che i Paesi aderenti hanno sottoscritto, ma la Polonia ne sta mettendo in discussione l'adesione, stabilendo che il diritto polacco prevale su quello europeo.
Nessuno trattiene la Polonia nella Ue e, se vuole andarsene, la porta g'uscita è sempre aperta, basta attivare l'articolo 50 del Trattato che prevede il recesso volontario e unilaterale.
Si vede che 45 anni di storia comunista non le sono bastate.
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