Se in Italia la popolazione umana diminuisce, quella degli animali di affezione è in rapida crescita. Vittorio Filippi tratteggia modalità e cause di questo fenomeno, caratterizzante l’Italia assieme agli altri paesi occidentali.
Crescita continua
La popolazione italiana, dopo aver sfiorato i 61 milioni di residenti nel 2014 (il suo massimo storico), ha intrapreso un percorso discendente. Già nei primi cinque mesi del 2023, rileva l’Istat, il calo è stato di circa 66 mila abitanti e si prevede che alla metà del secolo l’Italia supererà di poco i 54 milioni, grosso modo il livello del 1972. Per arrivare, secondo l’Eurostat, ai 50 milioni di abitanti alla fine del secolo, quando l’Europa dei Ventisette perderà 28 milioni di abitanti.
Ma c’è una popolazione animale parallela e convivente con quella umana che invece sta crescendo velocemente nel paese (1). Euromonitor ha stimato la sua presenza in quasi 65 milioni di esemplari, un numero superiore a quello degli umani. Quasi 19 milioni sono i cani e i gatti, con questi ultimi che sono ormai stabilmente più di 10 milioni. Gli acquari delle famiglie italiane sono popolati da quasi 30 milioni di pesci. Euromonitor ha stimato, inoltre, 12,9 milioni di uccelli ornamentali, mentre i piccoli mammiferi e i rettili sono stimati rispettivamente in 1,8 e 1,4 milioni di esemplari.
Vanno fatte due considerazioni iniziali. La prima è che la presenza animale ha perso da tempo il carattere meramente strumentale che spesso aveva nell’Italia contadina e povera del passato, in cui essenzialmente gli animali non erano un investimento affettivo ma solo un mezzo per produrre una qualche utilità domestica (fare la guardia, cacciare i topi, produrre uova e così via). La seconda considerazione è quantitativa: dal Rapporto Eurispes 2022 (2) risulta che la pandemia ha chiaramente inciso sulla propensione degli italiani all’adozione di un animale da compagnia. Il 37,7% degli italiani dai 18 anni in su dichiara infatti di avere un animale in famiglia, con un sensibile incremento anche rispetto ad anni recenti: 2018 (32,4%) e 2019 (33,6%). Inoltre, dal 2015 al 2022 sono più che raddoppiati quanti accolgono in casa più di un animale: 17,2% del 2022 contro 9,9% del 2015. Inoltre dal sondaggio Doxa realizzato per Assalco nel 2022, si rileva che il 42% delle famiglie italiane è proprietario di uno o più animali da compagnia. Nel dettaglio, il 28% delle famiglie è proprietaria di almeno un cane e il 22% di almeno un gatto.
Cresce di conseguenza la vendita di alimenti industriali per animali e degli accessori (prodotti per l’igiene, antiparassitari, giochi, lettiere, guinzagli, voliere, acquari, eccetera). D’altronde per Eurispes il 60% dei proprietari di animali spende dai 31 ai 100 euro al mese per i loro ospiti. Crescono anche volumi d’affari e redditi dei veterinari.
Crescente familiarizzazione
Secondo un sondaggio di Samsung (3), non solo nelle famiglie europee sono presenti attualmente più animali domestici che bambini, ma per il 63% degli intervistati, gli animali da compagnia sono considerati veri e propri membri della famiglia. Considerati alla stregua di figli, non sorprende che gli animali d’affezione abbiano un ruolo sempre più importante nell’organizzazione della vita domestica, influenzando anche le principali scelte di acquisto: ad esempio quasi la metà (47%) degli intervistati ha ammesso di avere modificato la propria abitazione per adattarla ai propri animali domestici.
Secondo un sondaggio del Pew Research Center (4), quasi tutti i proprietari di animali domestici negli Stati Uniti (97%) affermano che i loro fur children fanno parte della loro famiglia,. Inoltre circa la metà dei proprietari di animali domestici (51%) non solo considera i propri animali domestici come parte della famiglia, ma sostiene che sono addirittura parte della famiglia tanto quanto un membro umano. I gruppi sociali americani che hanno maggiori probabilità di affermarlo sono soprattutto i conviventi, i separati, i divorziati e i vedovi, i celibi e le nubili, chi non ha figli, chi vive nelle aree urbane.
All’inizio del 2021 lo stesso Papa è intervenuto sulla natalità e sul ruolo degli animali domestici, sostenendo che “cani e gatti occupano il posto dei figli” e lasciando intendere una sorta di correlazione tra l’affetto verso gli animali domestici e la denatalità.Osservando quanto succede nelle regioni italiane, al crescere del numero di cani per 100 persone tende a decrescere il tasso di natalità. Le prime regioni dove più elevato è il tasso di natalità sono anche quelle dove più basso è il rapporto tra cani e abitanti (sono Trentino, Campania e Sicilia). Viceversa, le prime tre (Umbria, Sardegna, Friuli-Venezia Giulia) per presenza di bestiole sulla popolazione sono anche tra quelle dove di figli se ne fanno meno (5).
L’aumento della popolazione animale domestica e la sua familiarizzazione hanno almeno due cause. La prima è di tipo demografico, connessa cioè alle trasformazioni sociali indotte dall’invecchiamento e dalle trasformazioni delle architetture familiari. I tre gruppi sociodemografici più sovente proprietari di animali d’affezione sono le persone che vivono sole, le coppie senza figli e gli anziani, tre segmenti di popolazione in crescita nell’Italia di oggi e di domani (7).
La seconda causa è più di tipo psicologico e perfino antropologico. Se siamo nell’era del singolo, alla ricerca di una felicità su misura, personalizzata e non più solo personale (8), allora il rapporto con gli animali – secondo Freud privo di ambivalenza – diventa certamente attraente, spesso più attraente rispetto al rapporto con gli umani. Con gli animali non c’è competizione e non c’è tradimento; possono invece proteggere, fare compagnia, perfino essere “terapeutici” (la zooterapia o pet therapy). D’altronde gli animali non giudicano, non presentano doppiezze, accettano gli umani come sono.
Sono assenti il calcolo, l’ipocrisia, la finzione. Con loro le emozioni possono essere espresse senza remore. E se un animale respinge, il suo rifiuto viene accettato come naturale e viene messo in conto proprio per il suo essere animale, per cui non ferisce quanto il rifiuto degli esseri umani. Infine, con gli animali si può ottenere anche una gratificazione narcisistica nel fatto di avere qualcuno che dipende totalmente, che appaga il bisogno primigenio di nutrire, curare e proteggere producendo la gratificazione dell’indispensabilità.
Una nuova (zoo)demografia
Solo tra un paio d’anni, secondo Euromonitor, gli animali d’affezione nel mondo saranno più numerosi dei minori di 14 anni. Gli animali domestici, una volta invisibili e marginali, oggi hanno acquisito una sempre maggiore centralità (anche in termini economici: 3,5 miliardi di euro di spesa annua in Italia) numerica e sociale, che riempie le case e li rende oggetti d’amore con attribuzioni sempre più chiaramente antropomorfiche, con una umanizzazione talvolta eccessiva ed irrispettosa anche verso di loro.
Sono sempre cani, gatti, o altri animali ancora (anche la varietà si è ampliata ed esotizzata), ma non sono sicuramente considerati come gli animali d’un tempo. Riflettono, nel numero e nei loro stili di vita sempre più curati e longevi, i recenti mutamenti della demografia umana dell’invecchiamento, delle strutture familiari nonché di una mentalità della “singolarità” che trova sempre più faticoso il rapporto con l’altro (figli compresi), scegliendo quindi di spostare l’oggetto dell’accudimento affettivo nell’animale convivente oltre che, sempre più spesso, (emotivamente) familiarizzato.
Per saperne di più
1) Rapporto Assalco-Zoomark 2023;
2) Eurispes, Rapporto Italia 2022, pp. 429-437;
3) Samsung, 2022 Pet Living Study;
4) Pew Research Center, About half of U. S. pet owners say their pets are as much a part of their family as a human member, July 7, 2023;
5) Gianotti G., I cani, i figli e la demografia. E il senso “infallibile” della correlazione, “Il Sole 24 Ore”, 25 gennaio 2022;
6) Guerzoni G., Pets. Come gli animali domestici hanno invaso le nostre case e i nostri cuori, Feltrinelli 2017, cap. 2;
7) Istat, Il futuro della popolazione: meno residenti, più anziani, famiglie più piccole, 26 novembre 2021;
8) Rigotti F., L’era del singolo, Einaudi 2021.
(Vittorio Filippi su Neodemos del 20/10/2023)
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