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Capitalismo dei grandi consumi. Culture e comportamenti piu' che prodotti
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Articolo di Vincenzo Donvito
2 febbraio 2015 9:41
 
Le difficolta' dell'azienda che fabbrica la bambola Barbie e del patron del Big Mac sono lo specchio di quanto accade nelle multinazionali dei grandi consumi che cercano di far fronte alle specifiche crisi. E le icone sono mortali come gli umani, anche quando si chiamano Barbie e Big Mac, rispettivamente con 56 e 47 anni, e pur se sono simboli dell'”American way of life” del XX secolo. Bryan G. Stockton, ad della fabbrica di giocattoli Mattel che produce la Barbie, dopo tre anni e' stato mandato via: determinanti sono stati il non essere riuscito a detronizzare la danese Lego da numero 1 del settore, nonche' il calo delle vendite negli ultimi due trimestri del 2014 (-8 e -6%). Cosi' anche per l'ad di Mc Donald's Don Thompson, che sempre dopo tre anni e' stato mandato via: l'anno scorso le vendite sono calate del 2,4%, il peggior risultato negli ultimi dieci anni.
Sempre per restare nel capitalismo dei grandi consumi dell'”American way of life”, ci serve evidenziare un fenomeno al contrario, quello della Apple, grazie al suo iPhone. Moribonda agli inizi degli anni 2000, nonostante la recente scomparsa del suo geniale fondatore Steve Jobs, in tre mesi e' riuscita ad accumulare utili per 18 miliardi di dollari, probabilmente un record per tutte le categorie da quando e' stato inventato il capitalismo. Tutto grazie all'iPhone6 e al suo ingresso nel mercato cinese. Sta cambiando il mercato e nel XXI secolo il digitale ne diventa il motore? Sembra di si'. Barbie e Big Mac stanno pagando il prezzo di non essersi ben adeguati alla Rete e, come si dice in California al “well being” (benessere).
In un mondo in cui le bambine sono sempre meno delle “Barbie girl”, Mattel ha ancora la dimensione dominante dei giochi “Fisher price” (un marchio per i piu' piccini) e di quelli delle bambole. Ma i bambini piu' grandicelli, a partire da 8-10 anni, sono piu' interessati al tablet ed ai videogiochi. Quale genitore non ha scaricato per il proprio bambino, in eta' sempre piu' precoce, un gioco come “Candy Crash”. Mattel, inoltre, che ha prezzi al dettaglio abbastanza alti, sta subendo la concorrenza di aziende piu' piccole e con tendenze piu' innovative nel mercato, per cui non e' azzardato pensare che i cali di vendite saranno ancora piu' consistenti.
Mc Donald's, icona planetaria del mangiare non-sano, in virtu' delle campagne anti-obesita' e della nuove diffuse norme che la obbligano ad indicare le calorie sulle proprie etichette, nonostante i suoi sforzi, sta subendo cali di vendite, piu' marcati in Usa che altrove dove si fanno spazio catene di ristorazione ritenute piu' salutari; come Chipotle, che vende tacos da agricoltura biologica.
Sembra quindi -e crediamo sia anche una conferma di una diffusa sensazione non solo degli addetti ai lavori- che le enormi potenzialita' del digitale stiano avendo la meglio sugli hamburger e sulla Barbie. Il mercato dei prodotti di largo consumo (e non solo), piu' che da prodotti, sembra che sia fatto da modelli culturali e di comportamento. Facciamone tesoro: non e' l'economia il solo motore del mondo. Anzi. La scienza dei soldi e' una conseguenza, anche se spesso puo' sembrare la sola esistente e la sua prorompente presenza non e' scevra da pesanti condizionamenti.
 
 
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