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Aborto RU486. Dal caso Umbria un bagno nella realtà
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Il paese di alice di Vincenzo Donvito
16 giugno 2020 15:30
 
  Nella Regione Umbria, l’amministrazione leghista, ha deciso di modificare la pratica dell’aborto tramite RU486: per l’aborto farmacologico occorre fare un ricovero di tre giorni e non più il day-hospital come oggi.
Siccome, per esempio, l’aborto chirurgico con anestesia si può continuare a fare in day-hospital, è evidente che, nonostante tutto quello che si usa per motivare questa decisione che dovrebbe essere a favore della salute, il provvedimento sembra proprio preso contro la RU486, perché semplifica il ricorso all'aborto.

L’aborto farmacologico è decisamente meno invasivo di un intervento chirurgico con anestesia, e chi decide di abortire è più facile che lo faccia proprio per la semplicità fisica della RU486 rispetto all’intervento chirurgico.

Insomma, nonostante tutte le dichiarazioni a favore della salute di pinco o della salute di pallo, di fatto quanto deciso in Umbria è per scoraggiare le donne a praticare l’aborto (con la RU486), con due alternative: un solo giorno di day-hospital ma con anestesia e intervento chirurgico, oppure farmacologico ma con tre giorni di ricovero. L’antico detto biblico “partorirai con dolore”, inteso che tutto ciò con cui la donna ha a che fare nel suo apparato riproduttivo deve per lei essere una sofferenza, viene quindi applicato anche all’aborto. Estremizzando, e neanche tanto: donna vergognati del tuo corpo e soffri per esso.

Questo è un nuovo episodio dell’eterna lotta di chi, contrario all’interruzione di gravidanza per motivi ideologici, cerca di imporre il proprio pensiero anche a chi la pensa diversamente. L’occasione nasce dalla recente presa leghista del potere in questa regione nel cuore dell’Italia. Leghisti che poi non è che si comportano in materia in modo omogeneo, ma sono banderuole rispetto alle opportunità e alle alleanze che intendono stabilire o hanno già stabilito. L’aborto e le donne, quindi, usati alla bisogna per galvanizzare e focalizzare le proprie strategie politiche.

Ci rendiamo conto che viviamo nel Paese dei Patti Lateranensi e che il leader del partito leghista fa il baciapile in ogni occasione che lo ritiene opportuno (anche sei lui è uno dei primi a non rispettare nella sua vita privata – divorzio e figli fuori del matrimonio - i dettami di questa religione), ma arriveremo a vivere in un Paese dove le decisioni sulla propria fisicità saranno escluse dalle scelte dei governi e delle amministrazioni?
Ci rendiamo sempre conto che ragionando così sembriamo come “Alice nel paese delle Meraviglie”, ma lo scriviamo a ragion veduta perché sappiamo che essere pro o contro l’aborto, pro o contro la gestione del proprio corpo al di fuori delle leggi dello Stato, è scelta che sempre più va oltre l’essere di destra o di sinistra, leghista o qualcos’altro… ma questo sembra che riguardi i comuni cittadini e non i loro presunti leader. Ognuno ne prenda atto.
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