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In Italia si fanno meno figli. In un Pianeta dove la natalità esplode… Bene: come e perché
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Il paese di alice di Vincenzo Donvito
25 novembre 2019 12:53
 
  I dati Istat relativi al 2018 e alle prime tendenze del 2019 sono inequivocabili: in Italia si fanno meno figli, 24% nel periodo 2008/2018, 5.000 nascite in meno nei mesi gennaio/giugno di quest’anno.
Bene. In un Pianeta dove la natalità sta esplodendo, nel 2050 (dati ONU) arriverà a 9,7 miliardi rispetto agli attuali 7,7 miliardi, prendere atto che qualcuno ha capito cosa sia meglio fare per la nostra sopravvivenza (cambiamento climatico permettendo), è una soddisfazione. Ed è da notare che questi “qualcuno” non sono le nostre autorità, ma sono gli individui, le coppie: una consapevolezza controcorrente rispetto alle autorità che abitualmente perorano politiche di crescita della natalità.

Alcuni catastrofisti probabilmente grideranno contro la estinzione del genere italico. Noi li classifichiamo tra coloro che non si sono accorti che non siamo più nell’era delle nazioni e che la globalizzazione dell’economia impone di prendere in considerazione la demografia del Pianeta e non quella del proprio Paese.

A noi interessa l’oggi, il domani e il dopodomani del nostro quotidiano e dei nostri figli e nipoti. Ovviamente ci piace star bene oggi, e proprio per questo non riusciamo a nasconderci che questo nostro star bene comporta altrettanta condizione per tutti gli abitanti del Pianeta. Altrimenti ci sono le guerre, le carestie, le epidemie e tutti quei fenomeni che hanno caratterizzato e continuano a caratterizzare la storia con una particolarità: “mors tua vita mea” (cioé: la tua morte è condizione perché io possa vivere). Qualcuno se ne frega, tanti dicono che sono impegnati per invertire questa caratteristica, quasi tutti rimangono con le parole… ché di fatti, e soprattutto risultati, non se ne vedono proprio. Due soli esempi, per grandi linee, tra i tanti possibili: i flussi migratori (eterni come la storia) che quasi sempre vengono considerati come minaccia e/o gestiti male, il continuo sfruttamento del terzo e quarto mondo da parte del primo e secondo.

Dicevamo dell’esplosione demografica…. Beh sicuramente l’aumento della popolazione in un Pianeta che oggi sta gestendo con difficoltà la sua esistenza, insieme al fatto che la maggior parte delle popolazioni vivono in condizioni precarie, privati anche del potere di decisione e amministrazione delle proprie vite… questo aumento non giova. Certo, è innegabile riconoscere che la responsabilità dell’esplosione demografica è nei cosiddetti Paesi poveri, mentre noi ricchi siamo ragionevoli… ma, per vivere e non “calpestarci” oltre a prendere atto di chi possa essere la responsabilità (facendo anche la tara sul fatto che culture e istruzione, nonché loro assenze, giocano in materia un ruolo determinante), non possiamo non prendere atto che è così. Un “così” che si ritorce anche su quella parte del Pianeta che vive ai nostri livelli. Se crediamo che il rimedio siano i muri e “ognuno padrone a casa sua”, è un errore: i muri si scavalcano facilmente e con metodi e conseguenze peggiori rispetto a quando si tratta di attraversare un “semplice” territorio, mentre per essere padroni a casa propria occorre che queste case di proprietà ci siano… e sembra che invece in tanti luoghi manchino.

Discorso ampio e articolato, qui solo brevemente accennato. Tornando a monte della nostra riflessione, però, crediamo sia importante considerare il contributo che intanto ognuno potrebbe dare per evitare il peggio. E fare meno figli crediamo sia un buon contributo. Contesto nel quale potremmo svolgere un ruolo determinante per tutti: meno persone, che restano tali anche con l’apporto degli immigrati, si istruiscono meglio. Ché ognuno dia al meglio il suo contributo al necessario equilibrio territoriale e planetario, e se noi abitanti dell’Italia riuscissimo ad essere più e meglio istruiti, il contributo potrebbe essere più importante. Dovremmo giocare sulla qualità e non la quantità.
 
 
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