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AGOSTO. QUANTE COSE NON CONOSCO?
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La pulce nell'orecchio di Annapaola Laldi
15 agosto 2002 0:00
 
Potremmo anche metterla cosi'.
La terra disseccata, prosciugata, inaridita e' diventata essa stessa un unico grido: Acqua! Acqua!
Il cielo l'ha accolto e ha risposto. L'acqua e' venuta. La terra si e' dissetata. Enorme la sete, enorme la quantita' d'acqua. L'equilibrio si e' ristabilito. I conti fra cielo e terra tornano.

Quelli umani, pero', no: troppa pioggia -tutta insieme e sotto forma di uragani. I danni sono ingenti. In molti settori -dall'agricoltura al turismo- si invoca lo stato di calamita' naturale. Numerose le vittime umane.
Troppa pioggia e nel momento piu' sbagliato dell'anno, proprio in quella prima meta' d'AGOSTO, per pressoche' universale consenso dedicata -con il suo vertice di FERRAGOSTO- ai rituali della VACANZA, intesa nel primo dei significati che le attribuisce il verbo latino VACARE, da cui deriva: "essere liberi da" -liberi dal lavoro, liberi dalle preoccupazioni, LIBERI!
L'irriverenza del tempo ha rimescolato le carte di tutti, almeno in gran parte del nostro Paese, e questo potrebbe favorire la formulazione di qualche domanda.

Sul rapporto fra cielo e terra, per esempio, e sulla parte che vi abbiamo noi esseri umani.
Siamo davvero quei signori e padroni dell'universo che crediamo di essere, noi, in questa parte di mondo -sulla scia di un'interpretazione, peraltro controversa, della Bibbia?
Abbiamo davvero il diritto di usare, sfruttare la natura -gli animali, ma anche le piante e i minerali- senza limitazioni di sorta quando e' in ballo qualcosa che ci sembra essere appena vantaggioso per noi o per una parte di noi?
Per fare un esempio molto vicino: il vantaggio che posso avere io, in quanto viaggiatrice, giustifica, lo scempio che viene fatto nel Mugello, la verde regione al confine fra Toscana ed Emilia, dove lo scavo delle gallerie dell'"Alta Velocita'" e di altre vie di comunicazione sta inesorabilmente distruggendo le sorgenti che le danno bellezza e vita -oltre che acqua potabile alla citta' di Firenze e occupazione ai lavoratori di due sorgenti di acqua minerale che probabilmente scompariranno fra breve?
Oppure il mio interesse di viaggiatrice non entra in rotta di collisione addirittura con un altro mio interesse, quello di camminare fra quei boschi -lo dico con cognizione di causa- e sentire lo scroscio delle cascate e il mormorio dei torrenti? E anche con l'interesse piu' grande di tutti, quello di poter disporre con facilita' dell'elemento acqua su cui si fonda la vita del pianeta terra? Che per questo e' cosi' diverso dalla Luna o da Marte!

Ma siamo poi per davvero signori e padroni di qualcosa? Siamo, intanto, padroni di noi stessi? Siamo INDIVIDUI? O non tendiamo, piuttosto, a essere sospinti da una corrente comune che ci serpeggia dentro, tanto piu' prepotente quanto meno ne siamo consapevoli?
Proprio il mese di agosto, da molti anni, mi si impone con quella che a me sembra la sua piu' peculiare caratteristica: l'esasperazione dei contrasti.
La folla che si bagna allegra in mare e la persona sola, dall'aspetto triste, che passeggia nella citta' deserta. La spensieratezza dei giochi collettivi su un prato montano e lo scoppio di disperazione verso gli altri o se stessi, in un bar o giu' da un viadotto.
Passando anche per l'abbandono di cio' che intralcia sulla via della vacanza: umani (specialmente vecchi) o animali che siano.
Mi chiedo: che senso ha tutto cio'? Giacche', al di la' dello stereotipo che vuole tutti, ma proprio tutti in vacanza, al punto da chiamare chi resta a casa "i forzati della citta'", anche coloro che stanno bene da soli e sanno godersi il vuoto delle strade e delle piazze, una certa inquietudine, in questo periodo, a volte l'avvertono.
In tal caso, i contrasti che emergono d'agosto sono reali o solo apparenti? La vacanza consumata per pochi giorni -o poche ore- quasi sempre in un bagno di folla, forse piu' numerosa di quella da cui si e' circondati tutto l'anno, rimanda davvero a qualcosa di diverso dall'essere soli in citta' -non importa se per necessita' o per scelta? O non potrebbe essere, la vacanza, un rituale per esorcizzare l'angoscia della solitudine che si manifesta proprio nel momento in cui ci si libera dalle fatiche consuete? Ecco allora che la folla, il collettivo, sarebbe la condizione indispensabile per celebrare questo rito. E la "smania della villeggiatura" un suo strumento.
Ma, se le cose stessero cosi', di che cosa saremmo padroni e signori? Che liberta' avremmo, se a condurre la nostra vita fosse la paura e l'ansia di sfuggirle?

Anche la storia, mi sembra, ci puo' dare un contributo a questa riflessione. Qui potremmo scoprire un interessante filo rosso che ha continuato a svolgersi in duemila e piu' anni.
FERRAGOSTO -credo che tutti lo sappiano- e' una contrazione di "FERIAE AUGUSTI", la festa che l'imperatore Augusto, circa duemila anni fa, istitui' in suo proprio onore, dando significato nuovo a una celebrazione molto piu' antica che prendeva il nome da una divinita' protettrice dell'agricoltura, il dio CONSO. Per gli antichi Romani, leggo sul "Grande dizionario enciclopedico" della UTET (vol. VIII, voce: "Ferragosto"), queste feste "ebbero sempre carattere proprio di tutte le feste di rinnovamento agrario, esprimendo l'elemento carnevalesco propiziatorio in forme varie di festosita' frenetica e collettiva e orge alimentari e sessuali che permangono tuttora ....".

Ci stupisce il pensiero di essere sostanzialmente simili, se non proprio uguali, in questo bisogno di "vacanza", agli antichi abitatori di questa penisola? E che i nostri modi di esprimerlo non siano poi cosi' diversi -a parte le tecnologie- da allora?
Puo' avere un significato concreto per la nostra vita soffermarci su questo argomento?
Se prendiamo atto che, tutto sommato, a duemila anni o a duemila chilometri di distanza, gli altri umani sono cosi' consustanziali a noi, e noi a loro, questo puo' cambiare in qualcosa il nostro atteggiamento verso i cosiddetti "altri"?
E: che cosa puo' significare, allora, essere un INDIVIDUO? Che cosa: essere padrone di se'?
E signori e padroni del mondo? Saremo davvero al di sopra e svincolati dalla natura, o non piuttosto, come le scienze sempre piu' ci indicano, una parte integrante di essa? E allora, per vivere bene, dovremmo imparare a conoscere il nostro posto nell'economia del tutto e a rispettare le relazioni che al tutto ci collegano.
Dedicarci a domande del genere nel bel mezzo della vita quotidiana non potrebbe esserci utile? E sarebbe una perenne vacanza, dato che un altro significato del verbo "vacare" e' proprio quello di "DEDICARSI A".
E quindi, in tutti i sensi, BUONA VACANZA!



NOTA
L'informazione sulla probabile scomparsa delle sorgenti di acqua minerale ("Panna" e "Palina", per l'esattezza) l'ho presa dall'articolo "La bretellina di Firenzuola e' la fine delle sorgenti d'acqua" comparso sul "Corriere di Firenze" il 3 agosto 2002, in cui si fa riferimento anche alla scomparsa gia' avvenuta di altre sorgenti nel comprensorio mugellano a causa dei lavori della TAV.
Che l'acqua nei torrenti e nelle cascate della zona sia diminuita e', comunque, un dato di fatto evidente anche ad ogni escursionista che va a camminare da quelle parti.


 
 
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