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Il 'Credo' di Bonhoeffer per i nostri tempi bui
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La pulce nell'orecchio di Annapaola Laldi
18 luglio 2016 7:44
 
 “Davvero, vivo in tempi bui“ così Bertolt Brecht nel 1939 inizia il suo lungo discorso poetico rivolto A coloro che verranno. Sapeva quello che diceva, essendo testimone dell’ascesa del nazismo, del suo rafforzamento e delle sue efferate crudeltà (non ultima la deflagrazione della guerra che avrebbe messo a ferro e fuoco tutta l’Europa e non solo), esule in fuga da morte sicura se l’avessero preso i suoi compatrioti.
Un altro tedesco, che sapeva quello che diceva, perché anche lui testimone delle medesime cose, ma da un altro punto di osservazione, è il pastore luterano Dietrich Bonhoeffer che, dopo due anni di carcere per disfattismo, fu impiccato per ordine di Hitler a soli 39 anni a Flossenbürg il 9 aprile 1945 – proprio alla vigilia della resa incondizionata della Germania (8 maggio 1945). Vicino agli ambienti della Resistenza tedesca, aveva dato impulso alla Chiesa confessante che si opponeva alla “Chiesa bruna”, prona ai voleri di Hitler – una colpa imperdonabile.

Propongo alla lettura e alla riflessione di ciascuno (al di là del fatto di essere “credenti” o “non credenti”) il suo “Credo”, scritto tra la fine del 1942 e i primi del 1943, poco tempo prima dell’arresto (5 aprile 1943).

Lo dedico a tutti noi poiché anche noi viviamo in “tempi bui”. La nostra dignità, il nostro amore per la vita – inscritto nei nostri geni – ci chiede di resistere, di non cedere alla violenza, di non dargliela vinta, anche quando sembra trionfare, e noi ci sentiamo inermi, impotenti. Ciascuno ha le proprie risorse per farlo; qui c’è un’indicazione che non cancella le tante altre che possono esserci, anzi può solo farle venire allo scoperto ed esaltarle.

Io credo
Che Dio può e vuole far nascere il bene da ogni cosa,
anche dalla più malvagia.
Per questo egli ha bisogno di uomini
che sappiano servirsi di ogni cosa per il fine migliore.

Io credo
che in ogni situazione critica
Dio vuole darci tanta capacità di resistenza
quanta ci è necessaria.
Ma non ce la dà in anticipo,
affinché non facciamo affidamento su noi stessi,
ma su di Lui soltanto.
In questa fede dovrebbe esser vinta ogni paura del futuro.

Io credo
che neppure i nostri errori e i nostri sbagli sono inutili,
e che a Dio non è più difficile venirne a capo,
di quanto non lo sia con le nostre supposte buone azioni.
Sono certo che Dio non è un Fato atemporale,
anzi credo che Egli attende preghiere sincere e azioni responsabili
e che ad esse risponde.

Qui il testo in lingua originale.
 
 
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