testata ADUC
LA "CRESCITA ZERO": TANTO AUDIENCE E POCO ARROSTO
Scarica e stampa il PDF
Macromicro economia di Selvaggia Malvezzi
15 marzo 2006 0:00
 
Da un paio di settimane non solo i politici ma anche leader di grandi gruppi industriali sbandierano la "crescita zero" -chi a mezz'asta per negarla chi sul pennacchio per evidenziarla. Una licenza politica pre-elettorale deduco, poiche' in termini economici non assume esattamente il significato che si vorrebbe attribuire a questo termine. "Crescita zero" e' il nome dato ad un Teoria economica nata negli anni '70. Tutta questa Teoria si basava sul postulato di una crescita della popolazione pari alla crescita della economia del Paese. Non entro nel merito in quanto a mio avviso si tratta di filosofia e noi in queste righe ci concentriamo sui numeri e sui conti, i nostri e quelli della nostra famiglia. Sappiate comunque che era stata elaborata da "Il Club di Roma", un gruppo internazionale di grandi economisti .. e beati loro che alla fine del mese non dovevano far quadrare i conti.
Torniamo ai nostri politici ed ai conti in tasca che si fanno proprio sotto le elezioni. Gia', perche' esaminare i risultati economici e patrimoniali di un Paese e' innanzitutto capire come stanno le famiglie che quel Paese lo abitano. Quindi sarebbe il caso che i conti venissero fatti bene e che ci raccontassero poi come stanno effettivamente le cose. Con il termine "crescita zero" -termine ad effetto mediatico direi- si vuole trasferire un immagine di una economia che non crea reddito ne' accumula patrimonio. Cosa vuol dire crescita economica di un Paese? No problem.. me lo son chiesta per tanti anni anche dopo la laurea perche' mi e' sempre suonato come un termine astratto. Ed invece no!!! Assolutamente. Crescita economica non e' altro che la dinamica evolutiva di lungo periodo dell'economia dei Paesi piu' avanzati. Generalmente ci si riferisce ad alcune variabili economiche tradizionalmente scelte e elaborate per misurarne il valore quantitativo (quindi non la qualita' o la distribuzione), ad es. PIL (tutta la ricchezza in piu' rispetto al periodo precedente che e' stata prodotta, e generalmente si fa riferimento all'anno solare), reddito pro capite (ovvero il totale del Prodotto Interno reddito rapportato alla popolazione che vive all'interno del Paese) ecc. Sottolineo l'aspetto quantitativo di questo giudizio o "voto" economico, diversamente dal concetto di sviluppo, cui, invece, si attribuisce un significato piu' ampio poiche' sottintende un progresso sociale, oltre che economico, e che e' in genere usata in riferimento ai Paesi economicamente arretrati, ma che -proprio per questa sua natura piu' sociale- e' decisamente piu' soggettivo e meno paragonabile. In sostanza il PIL misura lo "spendibile" di un Paese -come il reddito di un'azienda o la sommatoria degli stipendi di una famiglia- mentre lo sviluppo potrebbe essere un tentativo (non ci sono misuratori o "metri" globalmente accettati e accertati) di valutarne la serenita' o tranquillita' economica rapportata all'ambiente in cui vive. Ma allora 'sto PIL perche' ci perseguita e per giunta con un nomignolo o soprannome un po' cattivello? Semplicemente per questo motivo: quando la crescita del prodotto interno lordo (PIL) rallenta, scende il fatturato delle imprese e, di conseguenza, si perdono posti di lavoro. Per limitare questo meccanismo, i consumatori si trovano davanti ad una forte contraddizione poiche', pur avendo molto meno denaro a disposizione, viene loro richiesto e incentivato di comprare di piu', cosi' che il fatturato possa risalire.
Le agenzie stampa hanno battuto alcuni fatti e numeri interessanti a riguardo. Vediamone un esempio secondo me molto chiaro:

(1 marzo 06): MILANO (Reuters) - Il rotondo zero del Pil 2005, non lontano dalle attese, evidenzia la stasi del sistema Italia. Una stasi, sottolineano gli economisti, dettata soprattutto da consumi delle famiglie fermi, ma anche da investimenti in calo e conti con l'estero in rosso.(...) Il dato italiano -le stime erano per un +0,1/0,2%- e' il peggiore della zona Euro, dove e' atteso un valore dell'1,3/1,4% con la Francia a +1,4% e la Germania a +0,9. In particolare, "anche se il dato globale del Pil e' vicino alle attese, la scomposizione evidenza in modo preoccupante che i consumi degli italiani sono modesti". commenta Fedele de Novellis, economista di Ref.
I consumi delle famiglie, cresciuti lo scorso anno dello 0,1%, hanno un peso pari a circa il 60% del Pil (...).

Fondamentale dunque capire se il PIL sia cresciuto o no perche', se da un lato siamo noi a costruire il PIL di un anno (coi consumi e col sudore della fronte sul posto di lavoro) e' anche vero che parte di questo PIL verra' rimesso in gioco e costituisce la base per i nostri consumi e le nostre retribuzioni dell'anno successivo. Se per la destra non siamo piu' poveri mentre per la sinistra si'... e la poverta' o la ricchezza si misura con valori e quantita' stabilite ... i conti non quadrano. Ecco perche' lo chiamiamo "crescita zero" e non PIL o reddito pro-capite. Cosi' ognuno puo' ricamarci sopra e tirare acqua al proprio mulino. Ma noi difendiamoci e leggiamo bene tra le righe -cerchiamo il certo ed il non interpretato politicamente. Almeno quando si tratta di pane e bistecca... altrimenti ceniamo alla Iannacci... con le pietanze di destra e la dieta di sinistra (se c'e' "crescita zero" il piatto piange) !!!
 
 
MACROMICRO ECONOMIA IN EVIDENZA
 
ADUC - Associazione Utenti e Consumatori APS