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Farmacie e parafarmacie: come 'lavora' la casta nobile e la reazione della neo-casta
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Macromicro economia di Domenico Murrone
15 settembre 2008 0:00
 
Ci sono caste e caste. Caste nobili (baroni universitari) e plebee (precari della scuola) (1), caste chiassose (tassisti e camionisti) o con un approccio larvato (ordine dei medici). La casta delle farmacie appartiene sicuramente alla nobilta' delle corporazioni italiane. La strategia per mantenere i privilegi e' infatti larvata, silenziosa, istituzionale. Quella delle parafarmacie, casta di recente costituzione, invece, ricorre ad un argomento tipico di tutte le corporazioni povere: la tutela dei posti di lavoro.
 
La vendita dei farmaci secondo Bersani e Sacconi
Le prime due lenzuolate di Bersani avevano scalfito il potere assoluto delle farmacie in fatto di distribuzione di medicinali. Hanno permesso a circa due mila parafarmacie di aprire i battenti e vendere medicine che non necessitano di prescrizione medica. Il cambio di maggioranza ha bloccato la terza lenzuolata che prevedeva la possibilita' di vendere nelle parafarmacie anche medicine che necessitano di ricetta.
Il perno della riforma Bersani era la presenza del farmacista anche nelle parafarmacie. Su questo il ministro era stato irremovibile: la classica aspirina me la deve consegnare un laureato.
Il nuovo governo ha idee differenti. Il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, a giugno disse che per i farmaci da banco il farmacista non era indispensabile.
A luglio, il sottosegretario alla Salute, Francesca Martini, da' un quadro piu' dettagliato delle intenzioni del governo:
- le liberalizzazioni sulla vendita dei farmaci varate dal ministro Bersani non sono state efficaci;
- nel momento in cui la grande distribuzione e' tenuta a cedere il farmaco alla presenza di un farmacista, anche questi grandi sconti non sembrano cosi' evidenti;
- le parafarmacie …  erano state pensate come una graduale distruzione dell'identita' della farmacia come presidio sanitario a 360 gradi, credo che questo sia un gioco che non e' possibile accettare.
Concetto chiaro. Le farmacie non devono avere surrogati (le parafarmacie). La vendita dei farmaci da banco e' possibile anche senza farmacista.
E a luglio e' stata depositata da esponenti della maggioranza un disegno di legge al Senato, in linea con le dichiarazioni di ministro e sottosegretario (2). Molto ambiguo. Dalla lettura del testo depositato si potrebbe pensare che se approvato i consumatori avrebbero vantaggi: la possibilita' di acquistare prodotti come l'aspirina in molti piu' punti vendita e a prezzi inferiori, visto che non e' indispensabile la presenza di un farmacista. Altra possibile interpretazione e' che gli esponenti dell'attuale maggioranza abbiano preparato un trappolone per le parafarmacie e per i consumatori. Il giochetto sarebbe: abolire l'obbligo del farmacista, ma ridurre al minimo le medicine vendibili fuori dalle farmacie.
Ecco cosa dice il primo articolo del disegno di legge:
La distribuzione delle specialità medicinali sul territorio è riservata in esclusiva alle farmacie aperte al pubblico, salvo quelli previsti al comma 5 (che potrebbero essere, appunto, solo farmaci molto blandi: aspirina e similari).
 
COME 'LAVORA' LA CASTA NOBILE E LA REAZIONE DELLA NEO-CASTA
La strategia delle farmacie. La resistenza della corporazione dei farmacisti ai decreti Bersani e' stata composta, istituzionale, come si addice ad una casta nobile, ma fortissima. Ha lavorato sotto traccia in attesa di condizioni politiche piu' favorevoli. Naturalmente la casta deve dare l'impressione di svecchiarsi, affinche' possa rendere un servizio essenziale al Paese, quindi qualche concessione occorre farla: si' alla vendita dell'aspirina senza farmacista in altri punti vendita, si' a qualche nuova farmacia.
La reazione delle parafarmacie. I rappresentanti delle parafarmacie, i cui titolari sono quasi tutti farmacisti, sono preoccupati. Se passa la riforma, rischiano di chiudere due mila parafarmacie che occupano cinquemila persone, dicono le associazioni del settore, poi richiamano anche concetti come il venir meno della possibilita' di scelta per il consumatore.
Abbiamo l'impressione, in realta', che il consumatore sia strumentalizzato. La casta delle parafarmacie e' sulla difensiva. Non accetta la sfida a tutto campo, e rifiuta la vendita di farmaci senza l'obbligo della loro presenza, invece di puntare sul fatto che il consumatore, quando ha necessita' di un consiglio e di maggiori garanzie, preferira' rivolgersi ad una parafarmacia, piuttosto che ad un supermercato.
Anziche' credere nell'apertura del mercato, tenta di difendere i privilegi acquisiti da poco. C'e' da comprenderli, ma non e' cosi' che una casta plebea la spunta su una casta nobile. Non e' cosi' che si scalfiscono equilibri che permettono privilegi per alcuni a scapito della maggioranza.
Purtroppo, della sindrome da casta e' affetta tutta la societa' italiana. Corporazioni nobili e plebee tutte protese a difendere l'esistente, nessuna proiettata al futuro.
 
 
 
 
(1) Baroni universitari e insegnanti: come la casta nobile sfrutta la casta precaria
clicca qui
 
(2) Disegno di legge d’iniziativa dei senatori Gasparri e Tomassini
Disposizioni normative in materia di medicinali ad uso umano e di riordino dell’esercizio farmaceutico
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(3) La teoria dei giochi e la rivoluzione liberale
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