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Federalismo e federalismo. Individui e sistemi organizzativi
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Macromicro economia di Domenico Murrone
1 maggio 2010 9:09
 
Un giorno il piede destro dell'attaccante decise di far da sé: non ho bisogno del mancino, porta sfiga, spreca occasioni e campa solo grazie ai miei gol … di destrezza.
Un giorno un coniuge all'altro: tu guadagni la metà di ciò che incasso io, perché devo rinunciare a 10 giorni di ferie per mantenerti e pagarti i vizi? Mi separo. Campi solo perché io mi 'strabatto' di lavoro.
Un giorno l'Italia del Nord decise di andare da sé: paghiamo le inefficienze e gli sprechi del Sud da 150 anni, ma anziché accorciarsi, le distanze aumentano.
Un giorno l'Europa ricca decise di andare da sola: usciamo dall'Europa allargata a 27, dissero Germania e Francia, facciamo un nocciolo duro di Paesi omogenei e ricchi. Gli sprechi e le inefficienze dell'Europa Mediterranea e dell'Est creano confusione: troppi veti, troppe lingue.

Massa critica e perimetro dei sistemi organizzativi
Si chiama massa critica la soglia quantitativa minima oltre la quale si ottiene un mutamento qualitativo.
Un calciatore con un solo piede non gioca, in questo caso la massa critica è due.
Nonostante tutte le controindicazioni, gli individui continuano a considerare conveniente convivere e spartire sfighe e fortune: massa critica variabile.
E qui finiscono le certezze 'relative'.
Qual è la massa critica perché un'entità statuale abbia un senso? Qual è quella di un'entità sovranazionale come l'Unione europea?
Domande complesse, perché uno Stato è un sistema con delle regole (più o meno formalizzate), al pari di un'azienda o di una famiglia o della mafia, organizzazioni più o meno complesse con bisogni e risorse. Per soddisfare i propri bisogni ogni sistema/organizzazione ha davanti un ventaglio di possibilità: dal 'tutto in casa' o autarchia, alla focalizzazione su alcune attività, reperendo quel che manca sul mercato.
Siccome tutto il mondo è un sistema composto da tanti sottosistemi, occorre tener presente il perimetro dell'organizzazione/sistema che si analizza per avere qualche utile indicazione sulla massa critica ottimale, anche considerando che, a seconda delle epoche storiche e del tipo di organizzazione/sistema, il perimetro ideale è stato più o meno ampio.
Prendiamo le aziende: in questi giorni, vicino al mio ufficio c'è stata una perdita di gas. Prima è intervenuta la ditta Ruspe srl, che ha scavato attorno al tubo rotto, il giorno dopo gli operai della Gas spa hanno riparato i tubi, in seguito la ditta Asfalti srl ha ricoperto la buca e rifatto il manto stradale. Fino a qualche lustro fa, invece, le tre società erano in una sola casa (tutte nello stesso perimetro): aziende del gas o telefoniche per interventi analoghi avevano dipendenti per fare tutto. Il perimetro, in questo caso si è ristretto, avendo dato all'esterno (outsourcing) alcune fasi del processo produttivo. È stato un bene? Dipende: coordinare il lavoro di tre entità distinte può essere più difficoltoso, però assicura maggiore flessibilità, in alcuni casi maggiore efficienza ed efficacia. Non mancano esperienze negative, si veda il caso dei call center dei gestori telefonici.
Prendiamo l'Italia medioevale, tutto si svolgeva nel castello e attorno ad esso, poco era il commercio e lo scambio. In seguito il tipo di organizzazione prevalente è diventata lo Stato nazionale. Che nel tempo ha comportato la perdita di potere di realtà vivacissime e ricche, come per esempio Venezia: potente sui mari e nel commercio, ma era troppo piccola la repubblica dei dogi per competere con l'impero asburgico e le altre realtà che nei secoli si consolidarono. A un certo punto Venezia non ebbe più la massa critica ideale, aveva un perimetro troppo ristretto per la nuova era.

Le propensioni dell'individuo e il potere della Terra
Massa critica e perimetro ideali, come visto, variano nel tempo. Ai giorni nostri i mutamenti sono più rapidi rispetto al passato, rapidità favorita dallo sviluppo tecnologico. Nonostante ciò, qualche punto fermo è possibile ipotizzarlo. Perché se le organizzazioni mutano, e muta la massa critica ideale, due elementi rimangono costanti: la presenza di individui che in numero più o meno ampio interagiscono strettamente e determinano le regole del gioco; e il pianeta Terra, che seppur adattato dall'uomo alle proprie esigenze (più o meno nobili) è quasi lo stesso di millenni fa, con terremoti, maremoti, eruzioni vulcaniche, frane, piogge, tempeste, siccità.
L'uomo vorrebbe avere il destino nelle proprie mani (siamo fatti così, voliamo alto), ama avere le leve del 'comando' a portata di mano, quindi preferisce tendenzialmente avere a che fare con organizzazioni statuali a piccola massa critica (da intendersi come organizzazione che decide quante tasse pagare, quali strade costruire, come tenerle pulite, ecc.. Un'entità che il cittadino 'comanda' attraverso il voto). Assecondare questa propensione, per esempio, ha favorito il 'dominio' culturale, politico, militare ed economico degli Stati Uniti d'America, Stato federale per eccellenza. E da questa propensione nascono le spinte per ottenere maggiore autonomia di moltissime regioni del mondo.
La natura, la Terra, se ne frega dei desideri dell'uomo e nonostante l'esuberanza scientifica, culturale, tecnologica, di tanto in tanto, ci ricorda che alla natura non si 'comanda' (vedi il recente blocco del traffico aereo in Europa e, a cascata, nel mondo, per una 'banale' eruzione di un vulcano islandese).
E diventa sempre più difficile per l'uomo riuscire a dominare il mondo, piegandolo alle proprie esigenze, anche perché mantenere un equilibrio nel mondo globalizzato è sempre più complesso.
La globalizzazione ha reso più difficile coordinare il tutto. Non che in passato fosse più semplice, tutt'altro (guerre e carneficine erano pane quotidiano), solo che i perimetri erano più ristretti.
Le 'ammazzatine' che avvenivano in Cina, fino a cent'anni fa, non erano neppure conosciute in Europa. Oggi, come sappiamo, ciò che succede in Cina può avere un immediato riflesso sulla nostra vita.

Federalismo e federalismo
È stata approvata la riforma federalista dell'Italia, fondata sul decentramento di molti poteri alle regioni. Se ne discute poco, pochissimo. Se ben congegnato potrebbe essere benefico per l'immobile Italia (non nutriamo moltissime speranze sul benfatto). Purtroppo, non si discute affatto del vero federalismo: quello che da un lato asseconda le propensioni dell'individuo, dall'altro, però crea una struttura con una massa critica tale che realmente possa risolvere problemi. É davvero l'attuale Veneto, per esempio, la dimensione ideale per favorire il benessere delle popolazioni residenti? Con fenomeni globali come tempeste finanziarie, inquinamento, terrorismo, criminalità organizzata, ecc. la dimensione ottimale è quella delle minuscole regioni italiane?
O forse lo sono gli Stati? Lasciando da parte l'immobile Italia, che possono fare da soli i franco-tedeschi.
In realtà c'è bisogno di un nuovo Stato, quello federale europeo. Non l'Unione europea, ma lo Stato federale europeo, con cittadini che votano per eleggere i governanti e il Parlamento. Perché l'attuale Europa della burocrazia, è diventata tale a causa di interessi immediati e particolari dei singoli Stati, che attuano quella politica spartitoria di cariche, poltrone e soldi che ben conosciamo in Italia. Poche le visioni d'insieme lungimiranti, e sempre osteggiate.

Scenari
L'Europa dal nocciolo duro franco-tedesco è schiacciata: a decidere i destini del mondo sono Usa-Canada-Regno Unito, Cina, ... Il ruolo della vecchia Europa? Comparsa.
L'Italia del Nord riduce al lumicino la già poca influenza internazionale, ritrovandosi ad essere uno staterello-regione qualunque.
Il coniuge andato a vivere da solo non va più in ferie: il peso dell'affitto della casa, prosciuga tutti i risparmi.
Il piede destro termina la carriera: senza il piede sinistro non si regge in piedi.
 
 
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