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Intercettazioni, censura e privacy. Le parole di De André e l'ingordigia dei potenti
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Macromicro economia di Domenico Murrone
28 maggio 2010 0:24
 
 C'è preoccupazione per le conseguenze che avrà sulla libertà di stampa il provvedimento sulle intercettazioni telefoniche delle forze dell'ordine nell'ambito di inchieste penali. 
Il provvedimento ha l'obiettivo di tutelare privacy ed onorabilità delle persone che finiscono nel calderone giudiziario, subendo un 'processo mediatico' prima che si spalanchino le aule del tribunale. Processo che a volte non ci sarà mai, perché le ipotesi di reato iniziali decadono, oppure perché non ci sono mai state. Purtroppo il fine nobile dell'azione governativa è inficiato da quello che è (o fortemente appare) il reale obiettivo della maggioranza di centro destra: porre una museruola alla possibilità dare notizie sui tanti scandali che coinvolgono la classe dirigente (non solo politica) italiana. Così, la giusta esigenza di maggior tutela dell'onorabilità e privacy delle persone diventa altro. Forse censura. 

La doppia privacy. Il provvedimento allo studio riguarda in primis la possibilità di divulgare i contenuti di intercettazioni telefoniche, ma se approvato finirebbe per coinvolgere l'intero sistema informativo. Senza senso del pudore, le norme ipotizzate evidenziano un'asimmetria nell'azione del Governo in fatto di privacy: quasi assoluta, se riguarda i potenti; nulla se riguarda la massa degli italiani (vedi telemarketing). Il succo banalizzato del provvedimento in discussione è: guai a chi scrive o mette a disposizione del pubblico informazioni, audio, video prima che 'tutti' i fatti vengano accertati. E, con il tempi giurassici del sistema giudiziario italiano ...

Privacy, informazione e libertà di stampa sono diritti inalienabili che debbono trovare il giusto temperamento. 
Chi si schiera sempre e comunque accanto ai giudici dovrebbe ricordare le parole del cantautore Fabrizio de Andrè nella canzone "Un Giudice" e in altri brani:
… giudice finalmente, arbitro in terra del bene e del male.
E allora la mia statura non dispensò più buonumore
a chi alla sbarra in piedi mi diceva "Vostro Onore"
e di affidarli al boia fu un piacere del tutto mio,
prima di genuflettermi nell'ora dell'addio,
non conoscendo affatto la statura di Dio.


Chi abbraccia le tesi opposte dovrebbe riflettere sul fatto che in Italia solo le indagini penali, di tanto in tanto, frenano il dilagare di abusi, tangenti e malefatte varie. Non esistendo una rete di autocontrollo, che freni gli istinti di uomini e donne potenti.
I partiti politici non si autoregolano, anzi si autoregalano di tutto: soldi, poltrone e benefit sessuali.
Le Autorità di controllo, sono inefficaci. O perché limitate nei loro poteri da leggi fatte male oppure perché prone ai potenti di cui sopra.
Le associazioni/corporazioni di imprese, professionisti, lavoratori dipendenti e autonomi, non solo non servono a garantire correttezza degli iscritti, nella sostanza hanno l'unico scopo di preservare i privilegi.

Il nostro è un sistema che trova una sua armonia socio-economica nel caos continuo, nella perpetua incertezza del diritto. Un equilibrio fittizio che pesa, sempre di più!
 
 
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