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PERCHE' BISOGNA RIDURRE IL DEBITO PUBBLICO?
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Macromicro economia di Domenico Murrone
1 dicembre 2006 0:00
 
L'Italia ha un debito pubblico superiore al 100% del Pil. Dobbiamo ridurre il debito. Aumentiamo l'avanzo primario. Il tasso di crescita del Pil e' dello 0,6%. Cresciamo poco. Per ridurre il debito dobbiamo tagliare le spese.

Parole e titoli di tg e giornali che lasciano intuire il cattivo stato di salute della finanza pubblica. Ma perche' e' cosi' importante il rapporto tra il debito pubblico e il Prodotto interno lordo? E perche' se abbiamo un debito pari al Pil e' una cosa brutta, come lasciano intuire gli organi d'informazione?

Partiamo dalle definizioni.
- Il Prodotto interno lordo (Pil) e' il valore totale dei beni e servizi finali prodotti da un Paese in un determinato periodo di tempo con i fattori produttivi impiegati all'interno del Paese stesso. Da un altro punto di vista si puo' anche dire che il Pil e' la somma dei valori aggiunti generati dalle imprese private e dalla Pubblica amministrazione all'interno di un dato Paese in un determinato periodo di tempo. In modo grossolano. Immaginiamo che lo Stato sia un nucleo familiare di 4 persone (mamma, babbo, figlia minorenne) e di un cane. Ebbene il Pil della famiglia, che chiameremo Rossi, e' dato dalla somma dei guadagni dei genitori.
- Il debito pubblico e' la somma dei debiti dello Stato e degli enti locali che sono rappresentati dall'insieme dei titoli di Stato (Bot, Cct, Bpt, ecc.) e dai finanziamenti ottenuti da banche e altre istituzioni creditizie. Per riproporre il parallelo, il debito pubblico della famiglia Rossi e' dato dalla somma dei debiti in essere, rappresentati da mutui, finanziamenti rateali, ecc.

Ritorniamo al punto. Perche' e' cosi' grave che lo Stato abbia un Pil di 100 e debiti di pari importo? D'altronde, anche la famiglia Rossi -che ha redditi annuali pari a 50 mila euro- ha appena comprato casa, accendendo un mutuo di 100 mila euro. In questo momento, quindi, la famiglia Rossi ha un rapporto debito/Pil pari al 200% (100.000/50.000*100), ben piu' alto dell'attuale rapporto dello Stato italiano che a fine 2005 era "solo" del 106,6%.
Situazioni come quella della famiglia Rossi sono abituali. E allora, perche' e' importante ridurre il debito a un tasso molto inferiore al 100% del Pil, a livello di altri Stati paragonabili all'Italia? Per esempio, il rapporto in questione in Francia e' Germania e' tra il 60 e il 70%, in Spagna e' sotto il 50%, per non parlare del Regno Unito dove e' poco superiore al 40%.
La risposta e' banale. Perche' i debiti vanno prima o poi onorati e se non si pagano oggi, si dovranno pagare domani, sostenendo costi aggiunti. Non solo gli interessi passivi, ma soprattutto l'impossibilita' di effettuare investimenti. Ma ci arriveremo tra poco.

Torniamo alla famiglia Rossi che in questo momento e' molto indebitata e ha un rapporto Pil familiare/debito del 400%.
E' evidente che un buon amministratore familiare destinera' almeno il 25% del proprio reddito annuale al rimborso del mutuo. In totale 12.500 euro, 10 mila come quota capitale, 2.500 come quota interessi -evidentemente semplifichiamo. In questo modo, in una decina d'anni il debito sara' estinto e la famiglia Rossi potra' permettersi di comprare un'auto nuova, pagare un corso di alta specializzazione alla figlia o viaggiare. Hanno la forza dell'abbassamento repentino del rapporto che era arrivato al 200%.
Insomma, la famiglia Rossi dopo un lasso di tempo relativamente breve si potra' permettere di effettuare nuovi "investimenti" (la formazione della figlia) o di godersi di piu' la vita (viaggiare).

Lo Stato italiano nel 1981 aveva un rapporto Debito pubblico/Pil di solo il 60%. Da allora e' iniziata una crescita vertiginosa fino al 124% del 1996. Poi e' iniziata una lenta discesa ma senza miglioramenti significativi. Negli ultimi anni oscilla tra il 104% e il 107%.
Da circa 20 anni si produce (Pil) per una cifra analoga all'ammontare dei debiti. E' una situazione che, senza rapidi e risolutivi interventi potrebbe incancrenirsi, perche' una tale situazione finira' per mangiarsi lentamente il futuro.

A partire dalle prospettive di sviluppo, che si ottengono solo investendo in innovazione. Solo questo potra' procurare opportunita' di lavoro alle giovani generazioni. Non solo, una saggia amministrazione delle risorse permetterebbe anche ai meno giovani di poter mantenere un livello di benessere decoroso.

La riduzione del rapporto Debito/Pil si ottiene o diminuendo il debito o aumentando il Pil. Le poche risorse in innovazione precludono tassi di sviluppo alti. Negli ultimi anni non si e' raggiunto neppure l'1%, a differenza di altri Stati come la Spagna, che ha tassi di aumento del Pil tre/quattro volte superiori. Cosi' non resta che cercare, senza successo, di ridurre le spese.
Insomma, un Paese finanziariamente sano ha potenzialita' di reagire attivamente alle vicende mondiali e interne. Per esempio, se non avessimo il fardello dell'elevato debito pubblico, si potrebbe sin da subito finanziare un piano di ricerca scientifica con cifre analoghe a quelle degli altri Paesi; potremmo pagare un piano di investimenti in infrastrutture o altro.
Su questi punti non si trovano forze politiche contrarie. Tutti dicono: investiamo. Siccome, pero', le risorse sono poche, per recuperarle occorre tagliare da qualche altra parte. E quando si parla di tagli. si trova sempre una corporazione pronta a difendere diritti inalienabili.
Cosi' la promessa di ingenti risorse in innovazione e sviluppo si riduce a pochi spiccioli non in grado di innescare un circolo virtuoso. Invece, avviene il contrario, il circolo e' vizioso. Niente tagli, niente sviluppo. Niente sviluppo (aumento del Pil) e niente tagli, debito pubblico alto e l'Italia va in cancrena. Purtroppo la classe dirigente del Paese si comporta in modo differente dalla famiglia Rossi e. purtroppo, uno Stato puo' anche fallire: Argentina docet.
 
 
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