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Quando l'edilizia va, tutto va
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Macromicro economia di Domenico Murrone
1 maggio 2009 0:00
 
Il piano casa del Governo ora si e' sgonfiato. Azzoppato prima dalle Regioni che ne hanno ridimensionato la portata; poi dal terremoto in Abruzzo che ha ricordato al Paese degli smemorati chi vive sulle sabbie mobili. Il piano e' stato preannunciato, annunciato e riannunciato in pompa magna come il grimaldello che avrebbe fatto uscire l'Italia dalla crisi: "quando l'edilizia va, tutto va", diceva Berlusconi. E aveva ragione.
Il piano casa del Governo, nella sua prima versione, avrebbe funzionato. Avrebbe indotto milioni di italiani ad affidare il proprio futuro ancora al mattone. Dopo le delusioni che a piu' riprese il mercato finanziario ha riservato ai risparmiatori, l'edilizia poteva essere un modo per rimettere in circolo quei risparmi che ora giacciono in conti correnti bancari, senza molti benefici per l'economia, visto che le banche hanno ristretto i criteri per erogare finanziamenti alle imprese.
A differenza di molti altri Paesi, in Italia le famiglie sono piu' parsimoniose di Stato ed enti locali. Il debito pubblico italiano e' tra i piu' alti del mondo, sia in percentuale, sia in valore assoluto. La propensione al risparmio si e' andata assottigliando negli ultimi anni, tuttavia l'indebitamento delle famiglie rimane molto basso rispetto al resto del mondo.
Quindi: lo Stato non puo' investire, anzi deve tagliare; le famiglie hanno un bel gruzzolo e margini per richiedere nuovi prestiti. Ma come convogliare in un'unica direzione questa montagna di soldi frammentata in milioni di mani? L'invito del presidente del Consiglio, nella primissima fase della crisi, "spendete e consumate", e' servito a ben poco. La crisi gli italiani la percepiscono, quindi sono attenti nei consumi quotidiani non essenziali. A frenare e' soprattutto l'incertezza sul futuro, e per smuovere la montagna di quattrini occorre il giusto incentivo. Cosi' il Governo, scrutando nella pancia degli italiani, ha 'riscoperto' che la passione antica per la casa e' ancora tale. E' ben gradita la possibilita' di estendere il proprio 'dominio', il proprio spazio, per ricavare quella stanzetta dal balcone che a poco serve (tanto la visuale che prima dava sul mare e' scomparsa, dietro il palazzone costruito davanti).
Il piano aveva tutte le carte in regola per funzionare. I soldi c'erano, il ritorno per chi investiva anche, e il Governo avrebbe sopportato volentieri le ennesime accuse di 'mattone selvaggio'.
Non e' una boutade, l'edilizia e l'amore degli italiani per la casa sono da decenni il motore dello sviluppo italiano. Anche nelle zone meno sviluppate del Sud Italia. Ci sono paesini della Calabria e di altre regioni meridionali che negli Anni 70-80 conobbero grazie alle costruzioni un benessere mai visto. Sviluppo favorito dal rientro di molti immigrati al paesello che con i risparmi accumulati all'estero investirono in massa per costruire la casa per se' e per i propri figli. Fu boom, cosi' sorsero interi paesi. E peccato che tutti fossero rigorosamente abusivi. Un sogno di sviluppo durato circa un decennio, che si e' infranto contro i primi piani regolatori e con la ripresa dell'emigrazione dei giovani verso Nord.
Lo sviluppo basato sull'edilizia puo' durare piu' o meno a lungo. Le costruzioni immettono denaro nel circuito economico, aumentano l'occupazione e i consumi, si sviluppano attivita' commerciali e artigianali. Quest'euforia stimola la costruzione di altre case, anche perche' i prezzi degli immobili in quella zona crescono. Finche' la bolla non si ferma e si sgonfia. Ma ad un Governo nazionale che ha come priorita' il superare "a nuttata" della crisi internazionale che gliene frega? Il suo orizzonte temporale e' di soli cinque anni.
Il piano originario avrebbe funzionato, nonostante le accuse di mattone selvaggio fossero tutt'altro che infondate: al di la' delle specifiche previsioni (possibilita' di ampliare del 20-30% il volume delle proprie abitazioni) il messaggio che il Governo Berlusconi lanciava al 'Paese degli abusi edilizi' era inequivocabile: costruite, investite i vostri soldi in un bene che avrete sempre sott'occhio. Il condono e' preventivo.
Il piano originario avrebbe funzionato, ma …
A fronte di un Paese che non cresce da anni, un Paese oberato dal debito pubblico, un Paese dove non funziona la Giustizia e il diritto e' solo teoria messa su carta, il Governo ha tirato fuori dal cilindro una ricetta vecchia a base di sabbia e cemento per far crescere l'Italia. La casa si conferma, non solo bene rifugio per gli italiani, ma anche idea sempreverde dei politici.
Intanto, il 29 aprile e' arrivato l'ennesimo rinvio per il 'pianocasa bis'. Regioni e Governo hanno deciso di prendersi ancora una settimana di tempo per valutare meglio il provvedimento.
Vedremo se, oltre a immettere in circolazione i miliardi di euro in mano alle famiglie (obiettivo immediato), riuscira' a stimolare anche la messa in sicurezza delle case, secondo criteri antisismici, e la rottamazione delle costruzioni brutte e non recuperabili. Un'operazione, quest'ultima che avrebbe benefici duraturi.
 
 
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