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I coolies Ghandi ed il valore della conoscenza
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Medicare? di Giuseppe Parisi
1 novembre 2008 0:00
 
Il problema Italiano non e' solo "Lui" Berlusconi, ma un modo di pensare di tanti che e' tra di noi, una malacultura che corre tra le nostre strade, scende dalle grondaie, si infila nelle finestre e si annida nelle nostre case.
E' l'egoismo unito alla mancanza di rispetto per il prossimo, e cosi' succede che alla giustizia, al bisogno ed al merito nelle cose, viene sostituita la prepotenza e l'usurpazione del diritto, cio' che in una parola chiamiamo mafia.

(Paolo Laricchiuta)  


La annunciata chiusura dei nosocomi secondari, e' una delle tante scelte di questo governo. Noi, con forza, rimaniamo convinti che e' una scelta inutile, errata, anzi pericolosa. Provochera', ovviamente, un flusso maggiore e sovraffollamento di richieste di prestazioni sanitarie verso gli ospedali piu' centralizzati, con una patologica tendenza all'abbassamento della qualita' delle prestazioni medesime.
 Esiste un dato incontrovertibile, che nessun governo si e' mai fatto carico, compreso questo "grande e semplficatore" del presidente Silvio Berlusconi. Si tratta di una distanza che si sta spaventosamente allungando, sta crescendo, diverra' insopportabile, divorando pazienza, tempo, soldi e salute del cittadino. Le famiglie senza troppi soldi da spendere nei supermercati, devono andare giocoforza dal medico di famiglia. Il paradosso e' che si consideri il medico di famiglia alla stregua di una prestazione medica gratuita, invece non tanti sanno circa il suo reale e salato costo.  
Dalla sala d'attesa del medico di famiglia, alle necessarie indagini, il tempo si allunghera' a dismisura.  
Fintanto che si tratta della solita influenza o di una gastrite -vista la situazione finanziaria Italiana- il tutto si risolvera' con una massiva prescrizione di farmaci, anche se sarebbe molto meglio qualche giorno di salutare digiuno.  
Tuttavia, la situazione presso i medici di famiglia e' ulteriormente peggiorata dai nuovi LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) del governo Berlusconi, che imporranno al medico uno studio approfondito delle limitazioni alle prescrizioni, mole di lavoro burocratico da conoscere e che abbassera' ancora di piu' il tempo -gia' minimo- che il medico dedica all'osservazione del paziente.  
Ma, quando la diagnosi necessita di un opportuno suffragio diagnostico, lo studio del medico di famiglia e' ampiamente sprovvisto anche per le piu' banali procedure.  
Noi questo non lo vogliamo. Oggi, la medicina sempre piu' approfondita ed avanzata, necessita di una immediata quanto ragionevole razionalizzazione dei tempi che intercorrono tra l'osservazione e la diagnosi. Il medico di famiglia non effettua radiografie, ne' prelievi emato-clinici, ne' Pap-Test, ne' tanto ancora, elementari in una medicina moderna ed avanzata.  
Il medico di famiglia deve responsabilizzarsi ed aprire il suo studio ad una "medicina viva" che sia di approccio alla diagnosi di base, non pronti ed immediati invii alla specialistica.  
Dietro la convenzione tra il Servizio Sanitario Nazionale e l'intoccabile federazione e corporazione dei medici di famiglia, c'e' la grande comodita' di quest'ultimi di essere ormai elevati al rango di scrivani della ricetta, con stipendi favolosi, mentre molti altri loro colleghi meno fortunati, sono e rimangono precari.  
Cosi' che, andare dal medico di famiglia diventa una bella scocciatura, perche' poi i passaggi saranno diversi, non tutti veloci, ancor di piu' se gli ospedali sul territorio saranno diminuiti come intenderebbe il governo Berlusconi.  
Sono i non pochi che eviteranno le file, eviteranno la burocrazia sanitaria e finiranno per non curarsi, con un aggravio sui costi della collettivita' tutta.  
Se il medico di famiglia serve solo a scrivere ricette, o fare da psicologo economicissimo -come di fatto accade-, una mossa intelligente del Governo -ma non speriamoci- sarebbe razionalizzare l'operativita' della medicina di famiglia. Si dovrebbe optare per un continuo scambio "culturale" tra medici di famiglia e strutture ospedaliere, soprattutto attraverso la tecnologia informatizzata. In caso contrario, l'unico sospetto e' che si sia troppo garantisti verso una classe medica, protetta e chiusa a riccio, dove il Ssn spende molti soldini, distraendo fondi economici che potrebbero invece facilitare l'accesso ad altri medici per lo piu' precarizzati.  
C'e' un doppio binario che non regge all'intelligenza creativa dell'uomo. Da un lato si intende razionalizzare -almeno a parole- i sistemi sanitari evolvendoli; dall'altro si mantengono sistemi che, nati 30 anni fa,andavano bene -si fa per dire- per quel tempo.  
Che senso hanno oggi?
Con la chiusura di strutture nelle aree sub-urbane, la storica mancanza di interrelazione e coordinazione tra medico di famiglia e struttura ospedaliera e specialistica, si allarghera' ancora di piu', divenendo una forbice insopportabile, che si abbattera' sul paziente.  
La medicina di famiglia, cosi com'e' stata concepita nel 1978, e' obsoleta e non giova a nulla, inoltre costa tantissimo.  
Perche' non iniziare proprio da qui?  
Siamo convinti, che un medico di famiglia "razionalizzato" come e', ad esempio in Gram Bretagna, ma anche in Germania ed in buona parte d'Europa, accenderebbe vivo interesse delle nuove generazioni di medici, e non solo perche' i colleghi europei sono pagati piu' del doppio di quanto lo siano quelli di casa nostra, ma per le stimolanti soddisfazioni professionali di ogni giorno, l'opposto del "duro lavoro" degradante degli scrivani medici di famiglia italiani.  
L'On. Renato Brunetta, ministro di questo Governo, sostiene che tra i medici tutti, ci sono "troppi macellai".  
Lo dicevamo anche noi da tempo. Il ministro soffre di gravi incubi, gli consigliamo di seguire la regola di Ghandi, un saggio digiuno.  
Ma se l'On. Brunetta fosse davvero il famoso ministro della "semplificazione", forse ce la faremmo a semplificare rendendo piu' semplice la vita dei cittadini, anche con gli studi medici di famiglia, un po' piu' Europei, con pronti esami ematochimici, qualche banale radiografia, qualche Pap-test, e tanti altri screening cosi' poco ingombranti e veloci, preziosi per la prevenzione, che la maggior parte dei cittadini non fa per non diventare il "pacco postale in giro per la provincia" (quando va bene) invischiandosi senza fine nella burocrazia Italiana.  
Non ci sono soldi, non ci sono soldi, e le allodole subito a crederci.  
Vorremmo qui ricordare, che in soli sei mesi di Governo Berlusconi, si e' tenuta in alta considerazione il futuro di questo Paese, oltremodo la salute di tutti i cittadini.  
Si e' dato inizio con 300 milioni ad Alitalia,e sottratti alla ricerca Scientifica.  
Il taglio e' quello verso i finanziamenti alle Università', la ricerca, la scuola Italiana.  
Scuola, Universita' e ricerca invece di essere punta di diamante -come e' in ogni Paese avanzato per costruire il sapere del ventunesimo secolo ed il futuro del prossimo-, fa acqua da tutte le parti, con la piena avversione da parte del Governo Berlusconi.  
Dobbiamo salvare il futuro di questo Paese, il diritto al sapere, il valore della conoscenza.  
C'e' di piu'. L'Italia, aveva di gia' "sposato" nel 2000 questo concetto, aderendo alla Strategia di Lisbona 2000 dell'Unione Europea, in cui gli Stati membri avevano promesso di aumentare i fondi di ricerca e sviluppo (R&D) fino al 3% del loro prodotto interno lordo. Ma l'Italia, che e' Paese del G8, destina solo l'1,1%, l'importo piu' basso del gruppo dei Paesi G8, cioe' meno della meta' di quanto spendono Paesi comparabili a noi, quali Francia e Germania.  
Con il Governo Berlusconi, questo 1.1% diverra' ancora piu' basso, in barba alle considerazioni della Comunita' Europea.  
Singolare e' dover segnalare alcuni "pensieri sulla democrazia" del Presidente Silvio Berlusconi: le manifestazioni nelle scuole e nelle Universita' sono tumulti anti-democratici, una sovversione dell'ordine democratico, che vanno "sanate" con le forze dell'ordine…. ordine… ordine…..  
Le universita', le scuole, la salute, sono beni universalmente riconosciuti, portiamo la politica fuori dalle loro logiche, viceversa questo Paese non vedra' ne avra' futuro. Mai.  
Questa verita' e' incontrovertibile. Il rischio e' una ottusa contrapposizione civile, che aprira' l'ultimo atto verso il globale declino economico, sociale e culturale.  
Il grande saggio Ghandi, alle provocazioni ed alle "ricette democratiche" del Senatore a vita Francesco Cossiga, ed alle paventate istruzioni del Presidente Berlusconi per il ministro degli Interni Maroni, non risponderebbe che intraprendendo un purificatore digiuno.  
Mi sento in dovere di ricordarlo, ai professori, ai ragazzi delle scuole, ai giovani delle universita'.  
Il termine "coolies" e' inglese, sbarcato poi anche negli Usa, che suonava un po' come oggi suona per gli italiani sapere che qualcuno e' un Co-Co-Co , oppure un precarizzato a vita.  
Ovviamente, nel tempo questa terminologia e' andata in disuso.  
C'e' un famoso discorso di Ghandi datato 1947, con un tal profondo significato che noi italiani del 2008, lo "indossiamo" molto bene.  
Oggi, seppur riconoscenti verso il popolo degli Stati Uniti, per averci liberato dall'oppressione del nazi-fascismo, sappiamo quanto e' stato alto il prezzo di tale liberazione. Dalle parole di Cossiga, e da numerosi altri fatti, siamo a conoscenza che la Cia (i servizi segreti Americani ) ha manovrato la politica del nostro Paese. Ancora oggi, siamo costretti a subire l'umiliazione di vederci costruire -la Dal Molin- una base militare americana, quando non e' voluta da nessuno.  
Non e' vero quello che viene detto che il referendum su questa base non ha valore. Il cittadino e' sovrano, e la consultazione referendaria e' un istituto garantito dalla carta Costituzionale. Se questo governo ne vorra' fare carta straccia, dovra' assumersene ogni responsabilita'.  
Tuttavia il pensiero di Ghandi e' molto piu' grande, profondo ed articolato.  
Qui sotto il suo discorso del 1947.  
La salute costa, l'istruzione costa, proviamo con la piu' economica ignoranza.  
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Signora Presidente e amici, non credo di dovermi scusare con voi per il fatto che sono costretto a parlare in una lingua straniera. Chissà se questi altoparlanti porteranno la mia voce fino ai confini di questo immenso pubblico. Quelli di voi che sono lontani possono alzare la mano, se sentono quello che dico? Sentite? Bene.
Bene, se la mia voce non vi giunge, non e' colpa mia, ma colpa degli altoparlanti.
Quello che volevo dirvi e' che non devo scusarmi. Non oso, visti tutti i delegati che si sono riuniti qua da tutta l’Asia, e gli osservatori – ho imparato questa parola pronunciata da un amico americano che disse: "Non sono un delegato, sono un osservatore". Di primo impatto con lui, vi assicuro, pensavo venisse dalla Persia, ma ecco davanti a me un americano e gli dico: "Sono terrorizzato da te, e vorrei che mi lasciassi stare". Potete immaginare un americano che mi lasci stare? Non lui e, quindi, ho dovuto parlargli.
Quello che volevo dirvi e' che il mio idioma per me madrelingua, non lo potete capire, e non voglio insultarvi insistendo su di esso. Il linguaggio nazionale, Hindustani, ci metterà tanto tempo prima di rivaleggiare con un linguaggio internazionale.
Se ci deve essere rivalità, c’e' rivalità tra francese e inglese. Per il commercio internazionale, indubbiamente l’inglese occupa il primo posto. Per discorsi e corrispondenza diplomatici, sentivo dire quando studiavo da ragazzo che il francese era la lingua della diplomazia e se volevi andare da una parte all’altra dell’Europa dovevi provare ad imparare un po’ di francese, e quindi ho provato ad imparare qualche parola di francese per riuscire a farmi capire. Comunque, se ci deve essere rivalità, la rivalità potrebbe nascere tra francese e inglese. Quindi, avendo imparato l’inglese, e' naturale che faccia ricorso a questa parlata internazionale per rivolgermi a voi.
 
Mi chiedevo di cosa dovessi parlarvi. Volevo raccogliere i miei pensieri, ma lasciate che sia onesto con voi, non ne ho avuto il tempo.
Pero' ieri ho comunque promesso che avrei provato a dirvi qualche parola.
Mentre venivo con Badshah Khan, ho chiesto un piccolo pezzo di carta ed una matita. Ho ricevuto una penna invece di una matita. Ho provato a scarabocchiare qualche parola. Vi spiacerà sentirmi dire che quel pezzo di carta non e' qui con me. Ma questo non importa, ricordo cosa volevo enunciare, e mi sono detto: "I miei amici non hanno visto la vera India, e non ci stiamo incontrando in una conferenza nel cuore della vera India".
Delhi, Bombay, Madras, Calcutta, Lahore – queste sono tutte grandi città e quindi, hanno subito l’influenza dell’Occidente, sono state fatte, magari eccetto Delhi ma non New Delhi, sono state fatte dagli inglesi. Poi ho pensato ad un breve saggio – credo che dovrei chiamarlo così – che era in francese. Era stato tradotto per me da un amico anglo-francese, e lui era un filosofo, era anche un uomo altruista e diceva che mi aveva dato la sua amicizia senza che io lo conoscessi, perché lui parteggiava per le minoranze ed io rappresentavo, assieme ai miei connazionali, una minoranza senza speranze, e non solo senza speranze ma una minoranza disprezzata.
Se gli europei del Sudafrica mi perdonano per quello che dico, eravamo tutti "coolies" [lavoratore non qualificato a basso costo]. Io ero un insignificante avvocato "coolie". A quei tempi non avevamo dottori "coolie", non avevamo avvocati "coolie". Ero il primo nel campo. Ma sempre un "coolie". Magari sapete cosa si intende con la parola "coolie" ma questo mio amico, si chiamava Krof – sua madre era francese, suo padre inglese – disse: "Voglio tradurre per te una storia francese".
Mi perdonerete, chi di voi sa la storia, se nel ricordarla faccio degli errori qua e là, ma non ci sarà nessun errore nell’avvenimento principale.
C’erano tre scienziati e – ovviamente e' una storia inventata – tre scienziati uscirono dalla Francia, uscirono dall’Europa alla ricerca della "Verità". Questa era la prima lezione che mi aveva insegnato quella storia, che se bisogna cercare la verità, non la si trova su suolo europeo. Quindi, indubbiamente neanche in America.
Questi tre grandi scienziati andarono in parti diverse dell’Asia. Uno trovo' la strada per l’India e diede inizio alla sua ricerca. Raggiunse le cosiddette città di quei tempi. Naturalmente, cio' avvenne prima dell’occupazione inglese, prima anche del periodo Mughal, così e' come ha illustrato la storia l’autore francese, ma visito' comunque le città, vide la gente delle cosiddette caste alte, uomini e donne, fino a che non si addentro' in un’umile casa, in un umile villaggio, e quella casa era una casa Bhangi, e trovo' la verità che stava cercando, in quella casa Bhangi, nella famiglia Bhangi, uomo, donna, forse 2 o 3 bambini (lo dico come me lo ricordo) e poi lui descrive come la trovo'. Tralascio tutto questo.
Voglio collegare questa storia a quello che voglio dire a voi, che se volete vedere il meglio dell’India, dovete trovarlo in una casa Bhangi, in un’umile casa Bhangi, o villaggi simili, 700.000 come ci insegnano gli storici inglesi. Un paio di città qua e là, non ospitano neanche qualche crore [unità di misura indiana che equivale a 10 milioni] di persone. Ma i 700.000 villaggi ospitano quasi 40 crore di persone. Ho detto quasi perché potremmo togliere una o due crore che stanno in città, comunque sarebbero 38 crore.
E poi mi sono detto, se questi amici sono qui senza trovare la vera India, per cosa saranno venuti? Ho poi pensato che vi preghero' di immaginare quest’India, non dal punto di vista di questo immenso pubblico ma per come potrebbe essere. Vorrei che leggeste una storia come questa storia dei francesi o altre ancora. Magari, qualcuno di voi vada a vedere qualche villaggio dell’India e allora troverà la vera India.
Oggi faro' anche questa ammissione: non ne sarete affascinati alla vista. Dovrete raschiare sotto i mucchi di letame che sono oggi i nostri villaggi. Non voglio dire che siano mai stati dei paradisi. Ma oggi sono veramente dei mucchi di letame; non erano così prima, di questo sono abbastanza certo. Non l’ho appreso dalla storia ma da quello che ho visto io stesso dell’India, fisicamente con i miei occhi; e io ho viaggiato da una parte all’altra dell’India, ho visto i villaggi, i miserabili esemplari dell’umanità, gli occhi senza vita, eppure sono l’India, e ciononostante in quelle umili case, nel mezzo dei mucchi di letame troviamo gli umili Bhangis,
dove troverete un concentrato di saggezza. Come? Questa e' una grande domanda.
Bene, allora voglio illustrarvi un altro scenario. Di nuovo, ho imparato dai libri, libri scritti da storici inglesi, tradotti per me. Tutta questa ricca conoscenza, mi spiace dire, arriva qui da noi in India attraverso i libri inglesi, attraverso gli storici inglesi, non che non ci siano storici indiani ma neanche loro scrivono nella loro madrelingua, o nella loro lingua nazionale, Hindustani, o se preferite chiamarli due idiomi, Hindi e Urdu, due forme della stessa lingua. No, ci riferiscono quello che hanno studiato sui libri inglesi, magari gli originali, ma attraverso gli inglesi in inglese, questa e' la conquista culturale dell’India, che l’India ha subito.
Ma ci dicono che la saggezza e' arrivata dall’Oriente verso l’Occidente. E chi erano questi saggi? Zoroastro. Lui apparteneva all’Oriente. Fu seguito dal Buddha. Lui apparteneva all’Oriente, apparteneva all’India. Chi ha seguito il Buddha? Gesù, di nuovo dall’Asia. Prima di Gesù ci fu Musa, Mose', che apparteneva anche lui alla Palestina, ma verificavo con Badshah Khan e Yunus Saheb ed entrambi sostenevano che Mose' appartenesse alla Palestina, sebbene fosse nato in Egitto. Poi venne Gesù, poi Mohammad. Tutti loro li tralascio. Tralascio Krishna, tralascio Mahavir, tralascio le altre luci, non le chiamero' luci minori, ma sconosciute in Occidente, sconosciute al mondo letterario.
In ogni modo, non conosco una singola persona che possa uguagliare questi uomini d’Asia. E poi cosa accadde? Il Cristianesimo, arrivando in Occidente, si e' trasfigurato.
Mi spiace dire questo, ma questa e' la mia lettura. Non diro' altro al riguardo. Vi racconto questa storia per incoraggiarvi e per farvi capire, se il mio povero discorso puo' farvi capire, che lo splendore che vedete e tutto quello che vi mostrano le città indiane non e' la vera India. Certamente, il massacro che avviene sotto i vostri occhi, mi dispiace, vergognoso come dicevo ieri, dovete seppellirlo qui. Il ricordo di questo massacro non deve oltrepassare i confini dell’India, ma quello che voglio voi capiate, se potete, e' che il messaggio dell’Oriente, dell’Asia, non deve essere appreso attraverso la lente occidentale, o imitando gli orpelli, la polvere da sparo, la bomba atomica dell’Occidente.
Se volete dare di nuovo un messaggio all’Occidente, deve essere un messaggio di "Amore", un messaggio di "Verità".
Ci deve essere una conquista (applausi) per favore, per favore, per favore. Questo interferisce con il mio discorso, e interferisce anche con la vostra comprensione.
Voglio catturare i vostri cuori, e non voglio ricevere i vostri applausi. Fate battere i vostri cuori all’unisono con le mie parole, e io credo che il mio lavoro sarà compiuto. Voglio lasciarvi con il pensiero che l’Asia debba conquistare l’Occidente. Poi, la domanda che mi ha fatto un mio amico ieri: "Se credevo in un mondo unico?". Certo, credo in un mondo unico. Come posso fare diversamente, quando divento erede di un messaggio di amore che questi grandi, inconquistabili maestri ci hanno lasciato? Potete esprimere questo messaggio di nuovo ora, in questa era di democrazia, nell’era del risveglio dei più poveri dei poveri, potete esprimere questo messaggio con maggiore enfasi. Poi completerete la conquista di tutto l’Occidente, non attraverso la vendetta perché siete stati sfruttati, e nello sfruttamento voglio ovviamente includere l’Africa, e spero che quando vi reincontrerete in India la prossima volta ci sarete tutti: spero che voi, nazioni sfruttate della terra, vi incontrerete, se a quell’epoca ci saranno ancora nazioni sfruttate.
Ho forte fiducia che se unite i vostri cuori, non solo le vostre menti, e capite il segreto dei messaggi che i saggi uomini d’Oriente ci hanno lasciato, e che se veramente diventiamo, meritiamo e siamo degni di questo grande messaggio, allora capirete facilmente che la conquista dell’Occidente sarà stata completata e che questa conquista sarà amata anche dall’Occidente stesso.
L’Occidente di oggi desidera la saggezza. L’Occidente di oggi e' disperato per la proliferazione della bomba atomica, perché significa una completa distruzione, non solo dell’Occidente, ma la distruzione del mondo, come se la profezia della Bibbia si avverasse e ci fosse un vero e proprio diluvio universale. Voglia il cielo che non ci sia quel diluvio, e non a causa degli errori degli umani contro se stessi. Sta a voi consegnare il messaggio al mondo, non solo all’Asia, e liberare il mondo dalla malvagità, da quel peccato.
Questa e' la preziosa eredità che i vostri maestri, i miei maestri, ci hanno lasciato.

M. K. Gandhi
 
 
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