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Diseguaglianze in Sanita'. Sul Titanic si salvarono i ricchi...
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Medicare? di Giuseppe Parisi
7 giugno 2010 10:36
 
Come antropologo, medico e osservatore dei fenomeni e dei cambiamenti storici culturali e socio-sanitari, mi ha colpito una recente notizia, per nulla nuova, sulla societa' Italiana con oltre due milioni di giovani che non studiano, non si formano, non lavorano. Forse ai tanti e' apparsa una notizia cattiva come altre, purtroppo e' molto di più, a parte l'eccezionalita' dei media di regime di diffondere notiziari contrari al far bene e al buon lavoro del governo.
La crisi economica che ha investito l'intera economia globale, e il successivo attacco all'economia Europea e alla moneta unica, ha imposto un attento controllo dei bilanci dei Paesi interessati. Ovviamente cio' riguarda di piu' i Paesi afflitti da bilanci economici negativi, come l'Italia, contrariamente a quanto vantava il governo, nascondendosi dietro il dito quando consigliava i cittadini Italiani a uscire e spendere. Le situazioni economiche precedenti alla crisi -tra le quali quelle basilari per la vita civile e democratica del cittadino: sanita' e salute individuale e pubblica- sono minate con azioni di deterrenza.
Oggi le situazioni sono tali da non poter garantire, ad esempio, la velocita' sullo smaltimento delle liste di attesa, come vantava il governo fingendo di non sapere. Sembra che la stretta finanziaria abbia interessato anche la sanita', e questo malgrado da qualche tempo sia ai minimi storici, con livelli di assistenza primaria magri ed enormemente ridotti. Oggi le difficolta' di bilancio della spesa sanitaria non sono solamente generate dalla mala gestione, nonche' da reati contro il patrimonio comune. Esistono anche altri fattori e co-fattori, non meno importanti. Se per i reati amministrativi o penali si fa fede alla magistratura, i problemi di politica epidemiologica e sanitaria subiscono invece l'erosione politica su amministrazione, gestione e risoluzione dei problemi. I minori investimenti su sanita' e ricerca, hanno un riflesso sulla salute del cittadino, trasformandolo in vittima del perverso intreccio dei poteri e dei suoi interessi. Tutto questo crea diseguaglianze sociali: proprio negli ultimi quindici anni stiamo assistendo a un'impennata erosiva di un diritto costituzionalmente sancito, quello di un'efficiente ed egualitaria sanita' e salute del cittadino. Chi può tutelarsi economicamente e/o ha conoscenze clientelari, potra' curarsi e bene, ma non cosi' per tutti gli altri. L'intervento finanziario di questo governo pecca di anticostituzionalita', per altri e ancora nuovi motivi: basti sapere che crea una maggiore spesa sanitaria del sistema nazionale, una realta' buffa ancor più che grottesca.
Ma c'e' una priorita': allontanare la salute e la sanita' pubblica dai tentacoli e dalla perversa illogicita' erosiva della politica, avvicinandola il più possibile agli esperti, agli addetti ai lavori, in primis l'esperienza del medico in dialogo con la ricerca.
La salute dell'uomo non può continuare a rimanere una peculiarita' strettamente politica, e' in gioco la vita umana.
La medicina e' in continua evoluzione, la ricerca del benessere e' la lotta su cui l'umanita'' e' impegnata da sempre. Negli ultimi cinquanta anni le acquisizioni e le conoscenze della metodologia della diagnosi si sono rilevate più veloci delle scelte e delle possibilita' terapeutiche. Questo crea problemi non indifferenti. Oggi, per tale situazione d'ingerenza politica nelle priorita' medico-sanitarie, ad esempio, milioni di bambini muoiono per disidratazione da diarrea profusa, mentre i Paesi ricchi spendono ingenti somme per acquistare le “bevande energetiche”, quando con semplice acqua, sale, zucchero e mezzo bicchiere di succo di frutta, potremmo prepararlo da soli, risparmiare e salvare vite umane.
Una diseguaglianza che non tocca gli animi, che non appartiene al nostro mondo vellutato, anestetizzato, ammorbidito e rincitrullito. E il “cattolicissimo Veneto” di Luca Zaia, benedetto dal Vaticano, non ama solamente gli immigrati negri, bensi' anche i “bianchi” quando colpiti da ritardo mentale.

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