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2/Diseguaglianze in Sanità. Sul Titanic si salvarono i ricchi...
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Medicare? di Giuseppe Parisi
21 giugno 2010 13:07
 
La tirannia dell’economia sottomette la ragione della solidarietà. La manovra finanziaria sulla sanità è la svalutazione della salute del cittadino.

Ho trovato interessante un passaggio dell’intervento del governatore della banca d’Italia, Mario Draghi, quando ha detto che "non pagare le tasse”, evaderle è una “macelleria sociale”. Berlusconi, immediatamente, in patente affanno, confermava quanto detto dal governatore Draghi, in una “gaffe” da principe della TV, che sforna amenità dimenticandole il giorno dopo. Non abituato alla Rete -non la conosce- veniva prontamente smascherato: chissà se non è per caso che l’Italia ha la rete Internet più sottosviluppata d'Europa.
Con riferimento a quanto il governo spiegava e dopo attuava per le situazioni economiche del Paese, diversi economisti ed esperti non hanno creduto molto...
La manovra finanziaria sulla sanità equivale ad una svalutazione della salute del cittadino. Riapparirà lo spettro della diseguaglianza sociale: il fatto che predavano sembrava storia del passato, ma dobbiamo ricrederci. Oltre a creare diseguaglianze sociali, la manovra aumenta i costi sanitari. L’impoverimento sul territorio della medicina di base, costringerà il cittadino a recarsi nei presidi ospedalieri. Questo amplificherà i costi della sanità, con un cattivo uso delle risorse dei costosi nosocomi territoriali. Oltretutto, la restrizione dei finanziamenti per i servizi sociali aumenterà la spesa quando il cittadino dovrà garantirsi il servizio negato, basti pensare a quelli per la terza età. L’iniqua manovra finanziaria favorisce ancora il precariato medico, il blocco del turnover, il notevole appesantimento dei turni di lavoro e l’insufficiente ricambio del personale; misure che comporteranno una riduzione della qualità delle prestazioni sanitarie offerte al cittadino. L’utente subirà l’erosione del lavoro e lo stress di un fare del medico che, per essere razionalmente funzionale all’esercizio per il quale dovrebbe rispondere, non sarebbe garantito da certi parametri di sicurezza, tra i quali il tempo dedicato al riposo del personale sanitario, che sarà ridotto.
La riduzione del tempo di riposo, e quella del personale medico e sanitario, è molto pericoloso. Immaginiamo, ad esempio, quante potranno essere le interruzioni volontarie di gravidanza che non potranno essere espletate, poiché mancherà in sala operatoria l’anestesista. Nemmeno la speranza di una preziosa scelta come la pillola abortiva Ru486 è tenuta in considerazione: farebbe risparmiare un intervento chirurgico e quindi il dolore fisico alla paziente, e quello delle “tasche” della collettività.
In tre mesi sono state vendute 300 scatole di Ru486. Da quando due mesi fa è partita –con innumerevoli difficoltà e ingerenze del Vaticano- la messa a regime, anche da noi con ritardo di anni dagli altri Paesi del mondo -venti anni in anticipo la Francia– rimangono solamente 1400 le confezioni distribuite negli ospedali. Di queste, 1100 sono state vendute ad Aprile. A Maggio siamo a 300 pezzi. Mentre Lazio, Calabria, Sicilia, con centinaia e centinaia di sospensioni di gravidanza, ancora non hanno richiesto questa pillola, né avanzate delucidazioni scientifiche.
Tra 2-3 anni avremo una sanità privata con tecnologie all'avanguardia e una sanità pubblica impoverita e depauperata. Così sarà accreditato il privato, e sarà abbandonato il pubblico, che sarà destinato solo alle persone meno benestanti, come in ogni Paese dove la tirannia dell’economia sottomette la ragione della solidarietà. Il rischio della deriva sociale, della diseguaglianza sul piano dei trattamenti e degli accessi alle cure mediche, è dietro l’angolo, Ci sono molti segnali che lo dimostrano. Sicurezza: non molti sono a conoscenza, che l’organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha disposto una direttiva che incoraggia gli investimenti dei singoli Paesi per la messa al sicuro degli ospedali. In sostanza, l’Oms ha chiesto di garantire investimenti su strutture ospedaliere che rimangano funzionanti in occasione di un qualsiasi terremoto, perché sono il fulcro portante della sopravvivenza dell’uomo durante i disastri e le calamità naturali. In Italia abbiamo il 28% degli ospedali costruiti prima del 1900, il 30% prima del 1940, quindi ospedali vecchi e senza misure antisismiche. La finanziaria non ha inserito nemmeno un euro di spesa per il recupero e la messa in sicurezza dei padiglioni ospedalieri, che sovente sono costretti a chiudere per inagibilità, come accaduto recentemente a Messina, all’ospedale Piemonte. Questo governo, più di ogni altro, è lanciato sulle strategie del capitalismo selvaggio, del mercato, della logica dei numeri. Insabbia con i decreti legge la conoscenza, il diritto all’informazione, la verità. Con la disinformazione coatta applicata per decreto legge, prepara la liturgica “Messa funebre” di questo sfortunato Bel Paese, con il ritorno al nucleare pur dopo un referendum che lo abrogava con oltre il 90% di cittadini contrari. Ancora: questo governo si prodiga con tagli e riduzioni ai finanziamenti alla scuola e alla ricerca, unico reale motore dello sviluppo economico del Paese. Siamo tornati indietro nella storia, ai tempi di Giuseppe Gioacchino Belli, un popolo di Italiani semi-analfabeti che non legge, non s’informa, filo-Vaticano, precari con un lavoro senza prospettive e senza futuro, e nuclearizzati. I nostri figli rischieranno di nascere come a Saluggia nel vercellese, al plutonio. L’Italia è un Paese dormiente a sovranità Vaticana, per i secoli dei secoli, plutonio a parte. E ogni popolo si sceglie il proprio destino, e quello Italiano merita quello che ha.

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