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Equo & Solidale: una scelta consapevole
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Medicare? di Giuseppe Parisi
1 maggio 2005 0:00
 
Come e' cambiato il Nostro modo di mangiare negli ultimi decenni, e negli ultimi anni? Quanto il desiderio di comprendere quali sono i modi diversi di coltivare la terra, e di allevare il bestiame.
Quali sono le garanzie che ogni consumatore dovrebbe esigere? Spesso misconosciute, ed ignorate.
Di fronte alle molte perplessita', c'e' chi invoca la tradizione, e chi pensa che sara' l'avanzata tecnologia ad assicurare la sicurezza del nostro cibo. Che illusione!
Quanta strada fanno gli invitanti prodotti alimentari proposti dalle catene delle multinazionali dell'alimentazione? Dietro questi prodotti si cela la sofferenza di intere popolazioni.
La tecnologia alimentare industriale non e' prerogativa di questi ultimi anni, basti pensare che gli estratti di carne furono inventati ben 150 anni or sono. A differenza di quel tempo, oggi il sistema ha assunto contorni a dir poco spregiudicati.
C'e' poca fiducia da parte del consumatore, attento alla sua salute, sempre di meno convinto dell'"industriale", e piu' sensibile alla scelta biologica.
Oggi si parla sempre di piu' di alimentazione biologica, di agricoltura biologica. Ma rimane una rivoluzione a meta'.
Esperti ed ecologisti da tempo lanciano l'allarme sul sistema di industrializzazione e di conservazione alimentare. Freschezza a lunga scadenza.
Metodi genuini? Quale impatto per la nostra salute?
Le multinazionali portano il prodotto finito sulle tavole dei consumatori dei Paesi ricchi, reperendo materie prime nei Paesi in via di sviluppo. Nella totalita' dei casi, tutto cio' comporta:
- diritti sociali negati
- salari bassi
- sfruttamento del lavoro minorile
- mancanza di qualsiasi diritto sindacale.
E' proprio cosi' che si lavora nelle piantagioni dei Paesi in via di sviluppo.
Cosi' le grandi bandiere delle multinazionali, cariche di frutta esotica, portano sulle nostre tavole ogni bene primario, poi trasformato per le nostre tavole. Un commercio da milioni di euro l'anno, che non tiene conto delle condizioni di vita e di lavoro dei lavoratori di questi Paesi.
La cosa piu' triste rimane il lavoro minorile, bambini costretti a lavorare duramente parecchie ore al giorno, tempo sottratto all'istruzione e al gioco. Tutto per poche briciole: quanto i signori delle multinazionali lasciano al sudore di questa gente.
Ma si puo' fare qualcosa?
E' mai possibile che la nostra sensibilita' debba restare arginata all'emotivita' del momento, per poi dimenticare tutto al prossimo Natale, quando ci ingozzeremo di buoni prodotti, ancora delle aziende di sempre?
Il mercato non lasciamolo decidere alla televisione, una volta ogni tanto decidiamo noi.
Un modo per poter scegliere meglio esiste: i prodotti equi e solidali.
Questi prodotti arrivano da noi direttamente dai produttori. La lavorazione e' garantita da contrattualita', che si discostano di gran lunga dai sistemi di sfruttamento delle catene delle multinazionali. Inoltre, esiste anche la certezza della genuinita' del prodotto finale, in quanto autenticamente biologico, oltre che prodotto nel rispetto dell'ambiente.
L'obiettivo principale di questo commercio, infatti, e' pagare direttamente al produttore un prezzo equo, da concordare in base al costo del lavoro e delle materie prime.
I prodotti del commercio equo al momento della vendita hanno un sovrapprezzo, che permette ai produttori di dotarsi di sistemi di produzione perfezionati e di introdurre condizioni di lavoro favorevoli agli imprenditori agricoli, ai lavoratori diretti, e di poter salvaguardare con ogni mezzo l'ambiente.
In Europa sta crescendo l'attenzione (e la convenienza) dei prodotti equi e solidali.
Nella Comunita' Europea sono in uso quattro marchi di questo commercio:
- Max Havelaar,
- Transfair,
- Fairtrade Mark
- Rattvisemarkt.
Gli organismi di certificazione sono tutti affiliati alla Fair Trade Labelling Organisations International.
I criteri affinche' si possa applicare il marchio equo e solidale sono rigorosi:
- stipendio equivalente o superiore ai minimi stabiliti dalle leggi locali,
- liberta' di associazione per i lavoratori,
- diritto di contrattazione collettiva.
Sono invece banditi:
- lavoro forzato,
- sfruttamento del lavoro minorile.
Inoltre e' tutelata:
- la maternita',
- l'assistenza sanitaria,
- il diritto alla casa,
- il diritto all'istruzione,
- la salvaguardia dell'ambiente.
Per garantire tutto quanto, il sistema paga un sovraprezzo: il commercio equo e solidale costa un prezzo superiore a quello di mercato.
Rimane sbalorditivamente sempre piu' basso di quanto offrono le multinazionali.
Un esempio?
Una confezione di 250 gr di caffe' Uciri Biologico, si paga circa 2,6 euro. Ne paghiamo altrettante per acquistare le solite marche pubblicizzate in tv. Ma il nostro e' autenticamente biologico, di produzione certificata! Stiamo quindi parlando di caffe' biologico!
La risposta dei consumatori nell'Unione europea, si sta facendo sentire.
Una buona maggioranza della popolazione europea dichiara che acquisterebbe volentieri prodotti bio del mercato equo e solidale se sugli scaffali si potessero trovare.
Rimane importante, al momento, dover creare mercato, e a questo ci puo' pensare chi ci sta leggendo, semplicemente richiedendo i prodotti equi e solidali al commerciante di propria fiducia. Spesso non ci accorgiamo della loro presenza, perche' relegati agli angoli, quasi schiacciati dal potere economico della concorrenza.
Acquistiamoli! Guadagneranno in liberta' i lavoratori delle popolazioni produttrici, e ne guadagneremo tutti in salute, per la genuinita' delle loro materie prime.
 
 
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Direttore Domenico Murrone
 
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