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L'esistere, senza esistere. I fatti di Catania
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Medicare? di Giuseppe Parisi
15 febbraio 2007 0:00
 
L'Italia si e' rassegnata a non divenire un Paese normale. L'Italia e' un Paese dalla violenza "differenziata", quella scatenata solo agli stadi. Qualcuno aggiunge che l'Italia e' un Paese particolare. Qualche altro riferisce che e' un Paese violento e basta. La sua violenza tuttavia rimane strana, consistente in qualcosa di calcistico, una sorta di confusione dei sentimenti, come quello nazionalistico, dai forti sapori da stadio e partita di calcio.
In altri ambiti, come la vita pubblica e sociale -al contrario- la famigerata violenza "calcistica" si esaurisce in una umiliante rassegnazione al "potere", tanto da costringere e tenere lontano "i violenti" dalle vicende della "Res Pubblica".
Essere lontani dalla Res Pubblica assume facilmente il tragico contorno di non partecipare nel sociale, e non essere padroni del proprio destino.
E' come la medesima sensazione di non esserci.
Esistere senza esserci, e' come vegetare, essere "fantasmi", lo struggente gioco di parole: esistere, senza esistere.
Messi fuori, esclusi, schiacciati,dal "potere di dentro", dalla politica di turno, giovani vittime delle corporazioni, dei baroni, di ogni tipologia di potere e sottopotere piu' o meno visibile ed invisibile.
Si chiamano giovani. Sono senza strada e senza destino. Davanti a loro la Non-Storia. Senza orientamenti ne' bussole, d'altronde cosa dovrebbero insegnare questi genitori? Loro appartengono ad un'altra Italia.
L'Italia di oggi e' quella che assopisce, oscura, ingloba, annulla, annega ed abnega, esporta e cancella, tradisce il diritto, in primis, la dignita' di esistere come cittadino di una Repubblica fondata sul lavoro, che non esiste.
E se non si ha la dignita' individuale del diritto, della liberta' attraverso il lavoro, non esistono doveri, ma diritti, anche estremi, versione calcistica.
Cosa rimane ai giovani di oggi, precari di tutto, anche di esistere?
Giovani laureati a 5 euro all'ora? Senza prospettive e visione del futuro, senza possibilita' di amare e farsi amare?
Accade cosi' che il precariato a 5 euro l'ora si svesta dalla maschera del sistema di potere, abbracciando un tornado di estrema violenza, credendo di liberarsi da quella forma di abnegazione della propria identita' individuale.
Con i giovani ultras dobbiamo essere attenti e cauti, non servono pene e leggi speciali, di cui il nostro Belpaese e' storicamente specializzato.
Serve, viceversa, una identita' nazionale, che nasca e si sviluppi, di quella cultura del "diritto" e delle "pari opportunita'", nella quale l'Italia, massone e clericale, non ha mai vissuto.
Auspichiamo, affannosamente ed urgentemente.
Giova, ancor di piu' dell'amore, quello per il prossimo, quello che in Italia e' storicamente assente.
 
 
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