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L'inferno al sapore di pollo
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Medicare? di Giuseppe Parisi
1 febbraio 2007 0:00
 
Sembra che finiti gli echi allarmistici propri del peggior giornalismo, l'influenza aviaria non sia piu' nella testa della gente. Ci ritornera' quando ritorneranno a parlarne i media.
Eppure la situazione non e' certamente cambiata, i sistemi di allevamento sono rimasti del tutto uguali sia nel merito che nel metodo.
Qualche tempo fa avevo gia' scritto in riferimento al gran chiasso mediatico, sostenendo che quelle paure immediate erano immotivate rispetto alla realta'.
Sono passati ulteriori mesi, ci si doveva attendere delle contromisure che dovevano innanzitutto invertire la rotta, verso una razionalizzazione generale dei sistemi di allevamento del pollame e non solo. Disgraziatamente ogni cosa fatta e' rimasta totalmente inutile. I sistemi di allevamento sono uguali, la razionalizzazione delle terapie e la metodologia sono rimaste totalmente le stesse.
Il comune cittadino fino a qualche tempo ci teneva a vaccinarsi contro l'influenza per sconfiggere l'aviaria, ma oggi il problema non esiste piu', anche se oggi la situazione e' certamente meno felice di allora.
Bisognerebbe urgentemente bonificare e razionalizzare i sistemi di produzione e, sopratutto in Oriente, questo non si fa.
In Oriente (credo anche in Occidente) ormai sono alla follia: qui si mangiano uova di pesce, cioe' le galline non sono nutrite come dovrebbe essere per la gallina, ma con farine animali sopratutto di pesce! Inoltre sono sistemate in spazi non sufficienti ed igienicamente non idonei.
Le autorita' sanitarie di Cambogia, Thailandia, Vietnam e Laos non hanno sufficiente tecnologia per evitare il peggio. E i virus, quali esseri viventi, fanno di tutto per esistere e sicuramente la loro memoria e' quella di infettare, non solo i polli ma anche gli umani. Questo comporta delle mutazioni genetiche virali che e' verosimilmente una situazione che il virus ha gia' attuato. Quando lo scopriremo sara' gia' troppo tardi. Si fanno orecchie di mercante e si corre al business del vaccino senza correggere gli errori basilari di idonea razionalizzazione e cura di tali animali. Il vaccino e' il nuovo business, ma risolvera' i problemi solo parzialmente.
Se non si corregge a livello internazionale il sistema di produzione di carni, compreso il pollame, tra pochi anni il virus sara' un nuovo agente infettivo con proprieta' criminogene perche' non conosciuto dal nostro sistema immunitario.
Eppure sarebbe abbastanza semplice: granturco, movimento, aria e spazi freschi e igienicamente conformi per evitare il peggio.
Nel frattempo i focolai, sopratutto nel sudest asiatico, non si spengono. Le autorita' velano il resto.
Un mio amico mi ha telefonato un paio di giorni fa, ritornava in bus da Phnom Phen capitale della Cambogia, pochi chilometri dopo il confine con la Thailandia i soldati in mimetica hanno fermato il bus per controlli, avevano tutti la mascherina davanti al naso ed alla bocca. E' chiaro che esiste una situazione di preallarme.
Riteniamo che tali circostanze siano sufficienti per adire un nuovo screening su pollami e carni e indurre i responsabili dei Paesi orientali -Cina compresa- a comportamenti igienici e sanitari, oltre che sistemi di allevamento, piu' consoni alla naturalita' ed al naturale.
Non ci sono dubbi che se non si inverte urgentemente il percorso seguito a livello internazionale, ben presto l'equilibrio si spezzera' con decine di milioni di vittime, con un vaccino che oltre ad arrivare tardi sara' efficace solo in qualche parte e non ovunque.
La corsa al vaccino e' chiaramente iniziata. Non si sa con quali profitti e quali vantaggi. Oltremodo non sarebbe nemmeno la prima volta che si scopre anche a distanza di anni che un particolare vaccino induce malformazioni e malattie degenerative.
Dovremo chiedere la solita autorizzazione ministeriale?
Ci chiediamo come sia possibile che la politica sia incapace di difendere la salute pubblica, considerato che si tratta anche della salute dei politici e dei loro figli.
Evidentemente il profitto ingloba, inghiotte tutto, anche la coscienza, forse la prima a morire. Noi tutti siamo a meta', mentre l'ultimo a morire sara' il virus, anch'esso vittima del profitto e dell'avidita' dell'uomo.
 
 
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