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Liberta' ed Etica ai tempi degli 'Idiotes' e 'nobili menzogne'. Comprendere ed utilizzare meglio l'esistenza se avessimo voluto..
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Medicare? di Giuseppe Parisi
1 agosto 2009 0:00
 
 "Laggiu' voglio andare confido per l’avvenire in me e nella mia mano serrata”
(Friedrich Nietzsche)
"Felicita' non e' avere cio' che desideri, ma desiderare quello che hai"
(Oscar Wilde) 
 
… l’unica cosa sulla quale siamo tutti d’accordo e’ che non siamo d’accordo…..
Forse non tanti sono a conoscenza che, nell’antica Grecia, culla della cultura occidentale ed in buona parte anche orientale, i cittadini che non si occupavano di politica, venivano chiamati “idiotes”. Il termine poteva esprimere “cittadino privato”, ma aveva un piu’ ampio respiro, difatti qualificava una persona isolata che non aveva nulla da offrire agli altri, con i problemi di casa che sovente lo ossessionavano, e che erano quindi trascinati dalla marea delle decisioni che erano degli altri.
Aristotele, che apparteneva ad una epoca meno sospetta, almeno per la societa’ ellenica di quel tempo, credeva e sosteneva che la politica fosse “l’arte del vivere bene”. Oggi potremmo sostenere che Aristotele fosse un sognatore, magari un po ingenuo.
Ovviamente non e’ cosi’.
Vediamo cosa sosteneva sulla politica.
"E’ evidente che lo Stato e’ un prodotto artificiale, diversamente dalla natura dell’uomo”.
Tuttavia, non tutti oggi sono d’accordo che lo Stato, o le organizzazioni del medesimo Stato, siano necessarie all’uomo. Gli anarchici credono che tutto cio’ sia possibile, ma davvero sarebbe possibile?
Eppure uno Stato,non e’ altro che una rete di individui che formano la societa’, che non e’ altro che la somma dei singoli individui che sono venuti al mondo, al nostro mondo, a quello degli umani.
Quindi, venire al mondo significa stare al mondo degli umani, che non e’ altro che la societa’ tutta, sempre meno divisa da frontiere e barriere culturali e linguistiche. Eppure tali barriere, in qualche modo, hanno amplificato individualita’ linguistiche maggiori e minori, creando memorie collettive, sentimenti, tradizioni, leggi.
Coloro che sostengono che per l’uomo sarebbe possibile vivere nella giungla, nel deserto o lontano da tutti, fanno opera di pura utopia. La socializzazione e’ uno dei piu’ importanti istinti primordiali dell’uomo, alla pari dell’istinto sessuale, e la Natura non fa nulla a caso.
Appare evidente. quindi, che le leggi dell’uomo sono norme convenzionali dell’uomo e del suo tempo.
Eppure la societa’ e’, quando non priva della ragione, l’elemento immortale dell’uomo.
Per un laico e non credente, la morte e' la solitudine definitiva, la societa' permette con la sua vitalita’ una compagnia permanente nel tempo.
La morte isola e indebolisce l’azione, la societa' diventa ed assume forza collettiva di tutti, quindi anche di chi non c’e’ piu’ attraverso la memoria.
La societa' alimenta tutto cio' che e' memoria, leggenda, monumento, celebrazione della gloria passata, potenziando ogni nostro senso che e’ il canale con il mondo.
Le magnificenze delle “arti” raffina il nostro palato, il nostro udito e la nostra vista, la nostra sensibilita’, la comprensione su noi stessi medesimi e sugli altri, sul mondo passato e su quello che verra’, in una miscela non sempre felice di mito e biologia, istinto e metafora, chimica e simboli, che ne sono la struttura portante della esistenza umana.
Lo Stato puo’ non essere etico?
E l’etica, non e’ anch’essa una convenzione per il mantenimento degli ordini gerarchici e quindi del controllo del potere?
E quando una societa’ non reagisce adagiandosi sul raggiro, la truffa, l’illegalita’, l’usurpazione dei diritti anche quelli consolidati dalla memoria collettiva, come il colore della pelle, la formazione scolastica e formativa-culturale, un libero e totale accesso all’informazione, il libero accesso alle terapie sanitarie, una effettiva parita’ davanti alla legge, il principio di autodeterminazione, accettando d’un tratto che questi principi possano essere messi in bilico... quando tutto questo... significa che esiste una deriva, una liquefazione strutturale e morale che comportera’ il dissolversi dello Stato, e comunque della societa’ che lo rappresenta.
E’ quanto sta accadendo all’Italia.
Noi facciamo il tutto per fregarci, compreso il prossimo ed i nostri figli.
Un atteggiamento un po' creativo e commisto di follia, un po' marziani o semplicemente dei polli.
Si sprecano risorse, capacita’, talenti, creativita’, intelligenze, si spreca il tempo, si spreca la partenza, si spreca il futuro di ognuno e ciascuno, goccia importante dell’intera collettivita’, che arretra, distrugge, svanisce, alimentando il nulla del nulla.
Pensiamo a cosa possa servire, ad esempio, l’ora di religione perfino nelle scuole, con un Vaticano che predica e razzola, cosi' come accade ormai da piu’ di 20 secoli.
Sembra che desideriamo farci male, ricerchiamo un’etica anche quando esiste solo nelle nostre fantasie o semplicemente solo nelle nostre paure di sentirci ancora piu’ in solitudine di quanto gia’ lo siamo.
Cosi’ preferiamo la dose giornaliera di “convenzione etica" che ci tranquillizza, piuttosto di guardare a testa alta, con la razionalita’ normale, la realta’ intorno a noi.
E se non smettiamo di farci del male, non smettiamo egoisticamente nemmeno con il prossimo, deturpandolo di tutto, perfino delle bellezze di madre natura, sempre piu’ ridotte, sempre meno presenti, sempre piu’ minacciate, sempre piu’ asfittiche.
L’ora di religione nelle scuole e’ una azione da Stato bizzarro e reazionario, non certo mite e democratico, come sono reazionari tutti i totalitarismi che impongono il loro pensiero, forzandolo ed imponendolo per legge.
Totalitario e reazionario e’ anche un sistema che mette in mano ad un singolo potere il controllo dei media, che sono anche elementi di direzione del pensiero della societa’ e, a quanto pare, la nostra e’ quella del “grande fratello”.
Socrate, che nella sua ostinazione contro il nuovo rappresentava l’etica forzata, fu condannato a bere la cicuta, in quanto con le sue idee “corrompeva “ il libero pensiero dell’uomo. Ma a quel tempo, quando l’uomo e la sua natura stavano iniziando a spingersi nel tentativo di comprendere come funzionava la maggior parte delle cose, nonche' di farne funzionare altre, inventate dalla scienza applicata, dalla medicina e dalle sue nuove frontiere, quali informazioni ci puo’ dare e ci offre la religione?
Socrate, con la cicuta in mano, da uomo grande e sincero con se stesso prima che con gli altri com’era, com’e’, e come sempre sara’, avrebbe certamente risposto: “nessuna”.
 
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