testata ADUC
Per la nostra mente un pillola della felicita'
Scarica e stampa il PDF
Medicare? di Giuseppe Parisi
15 ottobre 2005 0:00
 
Da bambino, un giorno mia nonna mi disse che per essere felici nella vita, sarebbe bastato guardarsi indietro. Questa considerazione mi assorbi' parecchio, anche se oggi, nella piena maturita', non l'ho mai accettata come vera.
La felicita' e' qualcosa di estraneo al nostro dire e fare.
Basti intuire come i molti che posseggono tantissimo, sono spesso infelici, e chi ha poco o nulla, rischia di essere felice.
Qualche scienziato della chimica moderna ci sta gia' pensando, e dopo la pillola del sesso, vuole inventare la pillola della felicita', dato che, quella piu' vecchia, il Prozac, ha dato qualche problemino di troppo.
Ogni giorno, veniamo investiti da uno spaventoso numero di notizie insalubri al nostro cuore.

Questo semplicemente perche' la notizia tragica, scottante fa scoop e accresce l'audience, contrariamente a quanto potrebbe fare una buona notizia, o un intero programma improntato sulla positivita'. Pertanto, e' come vivere in guerra: un morto e' l'abitudine piu' totale.
Ma nella vita di tutti i giorni avviene il peggio: mentre per il soldato in guerra, viene a mantenersi una certa soglia di realta' (la coscienza che il prossimo morto potrebbe toccarlo nella sua interezza.), nella vita civile di tutti i giorni questo non accade, ed il distacco con la realta' e' totale. Avviene cosi' quando si sente dei disastri come le alluvioni o i terremoti che inghiottono intere generazioni.
Vorremmo fare una analisi per comprendere quanto "toccano" nel profondo.
Il peggio deve venire: quando si leggono i bollettini medici delle percentuali dei malati di cancro, semplicemente in aumento vertiginoso in barba a tutti gli scienziati e a tutte le ricerche. Queste notizie non ci toccano affatto, tanto non ci appartengono, fin tanto che un giorno non capita anche a noi, mentre distratti nella quotidianita'. Questo e' l'effetto di quanto accade giornalmente, grazie al sinistro "lavoro" di una informazione quindi pessima, insalubre.
Quello che accade a gli altri non ci tocca profondamente, perche' la moltitudine di cattive notizie viene a cancellare la nostra capacita' di reazione emotiva, fino a annientarla.
Ancora peggio quando l'informazione di massa e' plasmata a usi e consumi di precise identita' politiche. Ricordo ancora, negli anni '80, quando si iniziava a parlare di AIDS e i rotocalchi riprendevano l'allora ministro della Sanita' Donat Cattin con un profilattico in testa, mentre dava "lezioni" da buon cattolico e democristiano.
Tuttavia, recentemente anche il presidente Usa George W. Bush, in uno dei suoi tanti discorsi pubblici, ha eletto la verginita' quale arma contro il terribile fardello. In realta' e' avvenuto l'esatto opposto: piu' si sono imbottiti i media di tali notizie, piu' si e' annullata la reazione della gente. In sostanza non sono cambiati molto le abitudini sessuali della generazione che e' stata protagonista durante l'avvento di tale malattia, fermo restando che c'e' anche chi sostiene (e non mi stupirei affatto) che l'AIDS e' un grande imbroglio mediatico.
Anche 400 o 500 anni prima, la gente non avrebbe modificato molto le sue quotidianita' se fosse stata bombardata cosi' come avviene oggi. Nel 1500-1600 esisteva la sifilide, terribile malattia che non perdonava, era praticamente l'AIDS di oggi, e la mancanza totale di giuste informazioni non aveva permesso di arginare tale pandemia. Dico "giuste informazioni", pero'. potrebbero mai esistere? Anche 400 o 500 anni prima, la gente non avrebbe modificato molto le sue quotidianita' se fosse stata bombardata cosi' come avviene oggi
La felicita', tuttavia, resta ad aspettarci, perche' e' dentro di ognuno e ciascuno di noi, dobbiamo semplicemente imparare a riconoscerla, a ricercarla, semplicemente meditando con noi stessi. Per questo ho sempre amato i popoli orientali, ove la meditazione profonda e' il motivo della stessa esistenza umana. I latini dicevano "cogito ergo sum", a giustificare che l'avvento di tutte le meravigliose diavolerie informatiche ha permesso certamente una piu' fluida comunicazione, ma probabilmente sta annullando la nostra capacita' di riflettere e pensare. E dato che, le nostre conoscenze scientifiche "ufficiali e meno ufficiali" riguardano il nostro cervello meno del 20%, il sospetto che stiamo andando nella direzione opposta e' davvero alto. Tocca a ciascuno, ed ognuno di noi, fare qualche riflessione e correre ai ripari, prima che sia troppo tardi.
 
 
MEDICARE? IN EVIDENZA
 
AVVERTENZE. Quotidiano dell'Aduc registrato al Tribunale di Firenze n. 5761/10.
Direttore Domenico Murrone
 
ADUC - Associazione Utenti e Consumatori APS