Lo scorso 27 giugno la Direzione Antitrust della Commissione Europea
ha condannato Google a pagare una multa di 2,42 miliardi di euro per il vantaggio illegale conferito al proprio servizio di acquisti comparativi.
Questa sanzione si riferisce solamente al procedimento della Commissione Europea contro “Google Shopping”, dovendosi però segnalare che la stessa istituzione sta portando avanti anche altri procedimenti che coinvolgono la multinazionale, come il caso “Google Android” e “Google AdSense”.
In particolare, Google avrebbe abusato della sua posizione dominante come motore di ricerca, per promuovere il suo servizio di acquisti comparativi “Google Shopping” e per far retrocedere quello dei concorrenti, i quali non erano in grado di competere con i servizi offerti dallo stesso colosso della New Economy .
Il servizio “Google Shopping” consente in pratica ai consumatori di confrontare i prodotti, i prezzi online ed individuare offerte di rivenditori, oltre che siti internet di vendita online.
In base ai dati raccolti la Commissione Europea ha accertato che
i servizi di acquisti comparativi concorrenti vengono visualizzati attraverso algoritmi di ricerca generica, impostati secondo una serie di criteri che di fatto li fanno retrocedere, non potendo mai apparire come primi risultati nella ricerca di un utente.
Oltre a ciò, si deve aggiungere che la Commissione ha riscontrato che, a differenza di quello che accade nel caso dei servizi di acquisti comparativi concorrenti, a quello di Google non vengono mai applicati algoritmi.
Di conseguenza,
quando un consumatore cerca un prodotto tramite Google, il servizio di acquisti comparativi di “Google Shopping” appare sempre tra i primi risultati, essendo oltretutto messo in evidenza dallo stesso motore di ricerca nella parte in alto a destra della prima pagina visualizzata.
Bisogna poi sottolineare che tra le pratiche commerciali poste in essere da “Google Shopping” a danno dei consumatori vi è anche quella di mostrare un annuncio come primo risultato di ricerca di un prodotto.
L’annuncio di “Google Shopping” è un servizio pagato da aziende che vogliono ottenere visibilità sul web al fine di poter vendere i propri prodotti, permettendo all’azienda pagante di essere posizionata come primo risultato ogni volta che l’utente svolge una ricerca riguardante un prodotto venduto dall’impresa inserzionista.
Infatti, cliccando sull’annuncio, il consumatore viene influenzato nella sua scelta di acquisto arrivando in qualche caso a correre il rischio di comprare un prodotto a condizioni svantaggiose o ad un prezzo eccessivo.
La Commissione Europea ha infatti concluso che il servizio di acquisti comparativi di Google non viene mai spostato dalle prime pagine dei risultati della ricerca e ha precisato che i dati dimostrano come i servizi concorrenti più alti in graduatoria finiscono in media solo a pagina quattro ed altri ancora più in basso.
Per i consumatori le ripercussioni sono notevoli, proprio perché sono concretamente condizionati non solo nelle ricerche su internet, ma soprattutto nelle loro scelte di acquisto, creandosi una vera e propria distorsione del mercato degli acquisti online.
Dalle informazioni raccolte dalla Commissione Europea emerge anche che i consumatori cliccano maggiormente sui risultati più visibili, ossia su quelli posti più in alto fra i risultati di ricerca a cui non vengono applicati gli algoritmi.
La pratica illecita sopra descritta è stata attuata in tutti e tredici i paesi SEE in cui è stato attivato il servizio degli acquisti comparativi che in Italia era stato già introdotto nell' ottobre 2010.
Va sottolineato, infine, che il caso “Google Shopping” è molto importante anche perché si può ritenere che costituisca il primo super abuso di posizione dominante nell'era dell' Economia Digitale.
Oltre a dover pagare questa mega ammenda, che è stata calcolata anche tenendo conto della gravità della condotta e dell'impatto sociale, Google dovrà cessare il proprio comportamento illegale entro 90 giorni dalla data della decisione.
Sicuramente, si continuerà a parlare di questo caso di abuso di posizione dominante, anche perché Google porterà avanti una battaglia legale, impugnando la decisione con un ricorso dinanzi alla Corte di Giustizia Europea per cercare di ottenere l’annullamento del provvedimento sanzionatorio della Commissione Europea.
In ogni caso, sarà interessante aspettare anche l'esito degli altri procedimenti che interessano Google, essendo molto probabile che possano concludersi con altre condanne della società californiana.