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Humiliores e Honores. Consiglio per il Presidente della Camera
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Medicare? di Giuseppe Parisi
24 maggio 2010 10:41
 
Il cittadino privo di rappresentanza, non e’ un cittadino, ne' un suddito, ne' uno schiavo, semplicemente non e’, non esiste.
La lotta tra poveri...


Credo che un’approfondita analisi permetta una larga veduta, di ampio respiro, logica, analitica, della storia attuale e del futuro. Che cosa e' la storia?
Null’altro se non il vissuto dei nostri precedessori e il nostro vissuto per quelli che verranno.
Le analisi retrospettive e antropologiche dei nostri comportamenti sociali, a volte sembrano uguali, nonostante le differenze delle circostanze storiche, a quelli del passato.
Nella Roma antica gli immigrati si chiamavano “barbari”.
La genialita' della Roma Imperiale e imperialista, faceva si' che, per esaltare il “nazionalismo”, era permesso agli “immigrati-barbari” divenire parte integrante e integrata dell’impero. Per fare un esempio: i barbari erano occupati nelle terre dedicate all’agricoltura, sovente aree libere o a rischio di desertificazione. Erano eletti a soldati dell’Impero, remunerati con regolare paga, molti di essi facevano carriera raggiungendo i massimi gradi di anzianita'; non furono in pochi che raggiunsero l’alto grado di “generali” dell’esercito romano. Altri, per le loro doti eccezionali di guerrieri, erano assoldati dall’imperatore in persona come mercenari, impiegati e per questo pagati profumatamente, nelle operazioni piu' disparate, rischiose e difficili, gruppi scelti per missioni speciali, sovente impiegati come scorta dell’imperatore.
In fondo, l’impero Romano antico aveva semplicemente compreso che tutta quella gente che premeva sui “confini” del proprio impero, era per disperazione e per fame, gente che cercava un po' di dignita' e tranquillita'. Difatti, si integravano e divenivano romani non appena la politica della Roma imperiale lo permettesse.
Tali fenomeni si svolsero in ogni epoca della storia romana antica, maggiormente nel tardo impero, quando il significato di “cittadinanza” si stava svuotando dell'essenza giuridica.
Fu  con l'editto di Caracalla” che la cittadinanza romana fu estesa universalmente. Quel straordinario momento storico genero' lamentele tra i seguaci del cattolicesimo, dato che i barbari erano “pagani” ed era molto acceso, a ridosso del primo secolo d.c., il contrasto tra i differenti culti religiosi. Teodosio, generale eletto ad imperatore dell’impero d’Oriente, qualche secolo dopo amplifico' gli ampi contrasti esistenti tra i culti religiosi di quel momento, gli “ariani”, i “cattolici” e i “pagani”. Decimo' gli ariani, sottraendo loro ogni funzione; per la felicita' dei cattolici mise al rogo coloro i quali si opposero. Con i “pagani” ando' piu' lentamente, ma insidiosamente sottrasse loro ogni possibilita’ di culto, compresi i sacrifici tipici del rito pagano. La mossa decisiva fu quando “elesse e dichiaro'” il culto cattolico “unico permesso nell’Impero Romano”. Questo e' il primo storico momento nel quale culto cattolico e potere politico si accordano, ai danni delle “liberta’ laiche”. La decisione di Teodosio ando’ contro ogni previsione, il suo precedessore, l'imperatore Valente, era stato un “ariano” , poi morto sul campo di battaglia contro i Goti, ma le “leggende” messe in giro dai cattolici lo davano per morto in un incendio: il fuoco era purificatore di chi cattolico non era. Teodosio, pur accondiscendo (o fingendo di farlo) ai malumori dei cattolici per le tornate immigratorie barbariche, era pur sempre un militare e intuiva bene che Roma e i suoi imperi richiedessero braccia, di uomini, di forza lavoro, in un momento dove le carestie, le malattie, le pestilenze, decimavano milioni di bambini, donne e uomini.
Il cattolico S. Girolamo, che sapeva guardare a senso unico come ogni buon cattolico di chiesa, inveiva contro la politica dell’immigrazione, i barbari erano pagani, ... ”non sapevano vestirsi che di quella pellicciaccia che copriva con rozzezza i loro corpi...”.
Cosi’ l’estensione “universale” del diritto di cittadinanza appariva come un momento universalista, ma svuotato d’importanza in una societa', quella dell’impero, dove ormai le suddivisioni erano per caste, quella bassa dei senza diritti né voce, gli Humiliores, e l’altra che la sovrastava, gli Honores.
Oggi, sorvoliamo con miopia sulla necessita' della forza lavoro degli immigrati: i recenti fatti di quanto accaduto a Rosarno in Calabria non hanno insegnato niente.
Il Presidente della Camera dei deputati, on. Gianfranco Fini, tenta, a ragione e a fin di bene, un percorso trasversale a una maggioranza molto razzista e incapace, ripiegata sui desideri plebiscitari del capo del Governo elettosi Imperatore. Si dissocia, orientandosi verso scelte laiche e di un certo respiro, come ad esempio una legge che permetta, in soli cinque anni, di ottenere la cittadinanza Italiana. Tuttavia, la situazione storica e antropologica non si discosta molto da quella dell’editto di Caracalla. Siamo di fronte ad una cittadinanza che nulla vale. In una societa' senza diritti, con cittadini senza voce né rappresentanza, nel basso sempre piu' noi -humiliores-, in alto la “casta” dei politici e poteri forti -Honores. La cittadinanza si svuota di valore.
Gli immigrati, come anche i cittadini Italiani –Humiliores- richiedono e necessitano di lavoro, d’integrazione sociale, di case ove vivere, di non sentirsi estranei ma parte attiva della societa’, perché partecipano al bene e alla ricchezza del Paese, con la forza lavoro, creando reddito pagando le tasse.
Il cittadino privo di rappresentanza non e’ un cittadino, ne' un suddito, ne' uno schiavo, semplicemente non e’, non esiste.
Sappiamo che in Italia e' cosi’. Il Parlamento, zeppo di personaggi che sono “a libro paga”, eletti dai capi dei partiti, in un meccanismo raffinato che esalta quel “plebiscito populista” che tanto piace al suo inventore, Presidente Silvio Berlusconi, con l'obiettivo di svuotare, mortificare -fino ad eliminarlo- il diritto, la democrazia rappresentativa e la sovranita’ parlamentare.
Con tali sofisticazioni non vi e' alcuna differenza tra cittadini italiani ed “immigrati“. Entrambi sono Humiliores. La politica a sfondo razziale ne esalta la “lotta tra poveri”. Gli immigrati Humiliores versus i cittadini italiani Humiliores. E’ gia' accaduto, come ancora capitera', in una futura ”Rosarno”.
E la Chiesa Cattolica Romana?
Osservarla nel celestiale cinismo... L’appoggio infido, quasi sotterraneo. E a chi? Al gruppo parlamentare piu' intransigente e razzista verso l'immigrazione, la Lega Nord. Strabiliante realta'.
Chissa' se il Vaticano, dall’alto del celeste amore verso l’uomo e il prossimo, sappia rinunciare e lasci nelle casse dello Stato italiano i quattro miliardi di euro che ogni anno sottrae ai cittadini Italiani. Soprattutto nell'attuale contesto storico, in cui i sacrifici economici dovranno essere notevoli per consentirci un’Europa forte e unita.
Caro Presidente Gianfranco Fini, non potremo pensare al futuro di una “Generazione Italia”, non potremo “fare futuro” senza elementari strumenti di democrazia come il voto di rappresentanza in un Parlamento forte, autonomo e autorevole.

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