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Noi Popolo, io Popolo. Democrazia e libertà da vigilare, quotidianamente
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Medicare? di Giuseppe Parisi
31 maggio 2011 19:16
 
Ha fatto tanto riflettere, la “cattura” del pluriricercato Bin Laden, capo dell’organizzazione terroristica a matrice Islamica, che nell’ultimo decennio aveva messo timore nel mondo.
La cattura, che si e' poi rilevata una azione-esecuzione militare di reparti scelti, con il preciso scopo di eliminare fisicamente il soggetto Bin Laden, ha lasciato in seguito, sul tappeto, nuove questioni e domande con poche risposte, su cosa fosse stato bene e meglio fare, ad esempio una in particolare, se era bene catturarlo per poi processarlo. In altre parole, intorno a questo dilemma, freddamente affrontato a senso unico dall’amministrazione americana (e’ epocale un presidente del partito Democratico Americano di colore che recita “ Bin Laden meritava solo di morire”) viene a svilupparsi l’idea che ciascuno e ognuno di noi, linearmente o alternativamente, ha della “democrazia”, concetto che evoca il “sistema” del “potere” del popolo.
E dovrebbe in tal senso essere compreso lo “sfogo” del presidente Silvio Berlusconi con il presidente degli Stati Uniti Barack Obama. Non so chi legge, ma io mi sono divertito. Il presidente del consiglio Italiano: “ in Italia esiste una dittatura esercitata dai pubblici ministeri”, scambiando l’Italia per la Libia del suo ex amico Gheddafi, o la Russia dell’amico Putin.
L’ufficio del pubblico ministero, quindi “pubblico” quindi di noi popolo, rappresenta lo Stato, ufficio a tutela della giustizia, per Berlusconi organizzato a delinquere.
Nell’esercizio delle funzioni di tale ufficio di Stato, in relazione all’obbligatorietà’ dell’azione penale, si hanno precisi compiti: verificare a tutela della sicurezza di tutta la collettività l’esistenza o meno di reati, che possono essere nocivi per la stessa collettività.
Il problema di fondo e’ che coloro i quali commettono i reati non tollerano coloro i quali hanno le funzioni (e l’obbligo!) di dover indagare su tali reati.
Forse non pochi avranno potuto notare l’imbarazzo del presidente degli Stati Uniti Barack Obama, un uomo di altra formazione, di altra cultura e concezione del diritto e della legalità, per parole così insensate in un contesto così differente.
Ci vuole una spregiudicatezza senza alcun limite per dire stupidità del genere ad una persona come Barack Obama.
Partiamo dall'11 settembre. Avevamo in non pochi compreso fin dal primo momento, che "il bersaglio” era la democrazia occidentale.
Molti politicanti furbi, tra i quali molti attualmente alla guida di questo sfortunato Paese, invece di aiutare a comprendere, per puro interesse elettorale, facendo fortune, hanno costruito falsi miti cavalcando le paure verso coloro che sono “diversi” quindi sconosciuti, come se non fossero esseri umani.
C’e’ un grande bisogno di comprendere quello che oggi è l'altro, il diverso da noi, in speciale modo il mondo Islamico e, contemporaneamente, di comprendere noi stessi.
Stiamo correndo il rischio affidando questo Paese a gente furbetta, falsa, presuntuosa e ignorante, di perdere il passo con i tempi, di allontanarci con la modernità.
Non e’ per caso ne' un caso, che a livello Internazionale contiamo sempre meno.
Coloro i quali, asserivano che il mondo Islamico non era conforme agli standard della democrazia, dovranno rassegnarsi nel rivedere le tesi.
E’ stato sufficiente che il grande Barack Obama da un palco al Il Cairo in Egitto, per poi, poche settimane dopo, alzarsi alto il vento della democrazia, con i “gelsomini”.
Una lezione per tutti.
Il presidente Silvio Berlusconi ha. viceversa, una visione della democrazia che e’ tutta sua, particolarissima, esemplare.
LA DEMOCRAZIA
Esistono non poche “forme di “democrazia.
Quella più comune e’ la “rappresentativa”.
Il popolo delega il cittadino “onorato” per l’investitura data dagli altri cittadini, che rimangono sovrani. Dato che coloro i quali ne rappresentano l’investitura hanno il preciso e logico compito di dover tutelare la sicurezza dello Stato, e il bene comune che e’ della totalità dei cittadini, uno dei compiti principali dello “Stato” e’ garantire il bene comune attraverso anche il principio della sicurezza.
E’ quello che ha fatto senza mezzi termini Barack Obama.
Bisogna tuttavia fare attenzione nel non cadere nella pastoia che ha fatto, come scrivevo sopra, la fortuna elettorale di alcuni partiti politici, sull’onda lunga del pensiero globale (molto più complesso e articolato) circa la tutela della sicurezza.
E’ ovvio inoltre che tali compiti non possono che essere svolti all’interno dello stesso sistema democratico, se non fosse così non potremmo più parlare di “democrazia”.
Tuttavia la democrazia non ha nulla di universale e universalistico, si trasforma ed acquisisce nuove forme e identità con lo svolgersi del tempo e del luogo, modificandosi, regredendo o ampliandosi in base alla conoscenza e alla consapevolezza di ogni singolo cittadino e, quindi, del popolo. In altre parole la democrazia cresce parimenti alla consapevolezza dell’uomo.
Ad esempio, la democrazia, o meglio il significato che “noi popolo” Italiano abbiamo di essa, non corrisponde all’idea di democrazia che ha il “noi popolo” Americano.
Non esiste una “democrazia” assoluta.
Ogni forma di essa rimane una qualche “struttura di regime”, non siamo tanto ingenui dal credere che esista una democrazia assoluta, dove il cittadino-popolo ha il potere assoluto essendone sovrano.
In un “regime democratico”, i cittadini, in qualche maniera e con modalità diverse, più direttamente o indirettamente, maggiormente o meno, partecipano al “bene comune”, controllando e vigilando sul proprio destino, quindi possedendone una “grande fetta” di potere.
Quindi e’ democrazia solo quando il “noi popolo” e’ vigile (e informato!), e nel contesto della democrazia ha una grossa fetta, una larga zona di spazio del potere decisionale.
Non e’ così in Italia.
LA DEMOCRAZIA IN ITALIA
Ci siamo lentamente e inesorabilmente trasformati da un regime di partecipazione più o meno attiva dei cittadini alla “cosa bene pubblico” -pertanto democrazia rappresentativa- in un regime “autocratico”, nel quale il “governo” del popolo “si assume ogni responsabilità compresa quella di escludere il “noi popolo” da ogni decisione diretta o indiretta, anche quella più nobile, come e’ il voto referendario.
Questa non e’ democrazia.
Se aggiungiamo quanto accaduto con le modifiche alla legge elettorale dove a scegliere i rappresentanti del popolo sono le segreterie politiche, possiamo dire che l’Italia e’ un regime autocratico eletto dalla partitocrazia, che e’ una casta che si alimenta e si auto protegge.
Per noi la democrazia e’ il “governo del popolo”, per altri e’, viceversa, “ il governo per il popolo”.
Non e’ la medesima cosa.
E’ il “governo per il popolo” l’idea che ha della “democrazia” l’on. Presidente del consiglio Silvio Berlusconi e con lui intorno i suoi cortigiani, in una dimensione di essa strettamente “autocratica” e paternalistica. Difatti, tante volte, l’on. Berlusconi, rimuove l’essenza di “democrazia rappresentativa”, modificandola in una forma di “presidenzialismo autocratico”, con una operazione bizzarra: una ideologica trasformazione camaleontica, quando sostiene l’idea, a reti unificate, di “essere stato eletto dal popolo Italiano”.
Il ritorno del principe?
Silvio Berlusconi e’ invece stato eletto in una circoscrizione di Milano, che e’ ben altra cosa.
Insomma, l’Italia democrazia da “ Noi Popolo”, a quella “Io popolo”.
Il popolo Italiano, la parte sana, quello della ricerca anelata dei diritti e della legalità, vive in una dimensione imperfetta di democrazia rappresentativa, ne' si trova in un vero regime autocratico.
Difatti non siamo autenticamente ne' l’uno ne' l’altro.
Il risultato e’ che, in una situazione ne' pesce ne' carne, nessuno fa il suo vero lavoro, quello degli interessi dei cittadini.
Tutto il resto non e’ democrazia.
Non e’ democrazia nemmeno se un “principe” vivesse per il bene dei cittadini: ad esempio, un Silvio Berlusconi, “Principe” assoluto, che emana le leggi solo negli interessi di tutti i cittadini Italiani... il cittadino penserebbe cosa farsene della democrazia?
Si potrebbe perfino giungere alla situazione che i cittadini non aspirino ad una democrazia, intesa come governo del popolo sovrano.
Se le cose funzionassero bene, un cittadino potrebbe dire: “democrazia a cosa mi servi?”.
E proprio quello che accadeva nella mia Sicilia, quando ero piccino.
Se lo “stato parallelo” funzionava, creava e distribuiva ciò che i cittadini avevano più necessità, cominciando dal lavoro, per quale motivo essi non dovevano non chiedersi, visto che il pomeriggio si andava a scuola di catechismo, a cosa sarebbe servita la “democrazia del popolo sovrano”?
Oggi siamo dall’altra parte della strada, cioè non possiamo nemmeno porci il dubbio di dover scegliere tra “stato parallelo” e “democrazia del popolo sovrano”, non funziona bene ne' l’uno ne' l’altro.
In altre parole, l’Italia e’ una barca senza remi, in balia del mare.
Se il “noi popolo” non ha in mano le decisioni della maggior parte del proprio destino, non potremo parlare di democrazia del popolo: chiamiamola come vogliamo, non certo democrazia.
E perché ciò avvenga, e’ necessario in primis che il popolo, che i cittadini tutti, sin da più piccini, dalle elementari, possano essere istruiti, imparino su come vigilare, controllare, gestire il proprio destino attraverso la democrazia.
Noi popolo, quindi. Qquello che e’ scritto in grassetto nella carta costituzionale degli Stati Uniti d’America.
In Italia l’essenza del “noi popolo” e’ barattata, nelle scuole elementari, con il “catechismo”, “terreno di coltura”, impedimento del sano sviluppo di società laiche e democratiche.
E’ per questo, condannati “all’ottundimento perpetuo”, con i tempi biblici della santa romana chiesa, noi popolo Italiano abbiamo impiegato quasi 20 anni a comprendere la maschera di Silvio Berlusconi, pagando un caro prezzo sul piano dello sviluppo sociale ed economico.
Purtroppo l’essere umano, a differenza dell’animale, ha una sua antropologica caratteristica: allontanarsi, rimuovere quello che non comprende, ne' riesce a controllare.
Questo atteggiamento antropologico e culturale colpisce una larga maggioranza di cittadini Italiani.
La cattiva politica gioca il suo ruolo su tale aspetto, con modi e modalità differenti, fino a quelle imbarazzanti e plateali di questo governo.
E’ l’inizio della fine della democrazia.
A fare grande un polo e’ la consapevolezza e la conoscenza dei valori dei diritti e della legalità, della libertà, intesa come il reale controllo del proprio destino.
L’Italia di oggi rimane lontanissima da tutto ciò.
Democrazia e libertà vanno protette e vigilate, giorno dopo giorno.
Nell’Italia del 1974, v’era più democrazia dell’Italia di oggi.
Nuova legge elettorale, norme sui conflitti d’interesse, sono alcune priorita’ per accedere ad un minimo di democrazia in questo Paese.
Sarebbe necessario molto piu'.
La difesa della democrazia continua, dopo queste meravigliose amministrative, adesso appuntamento al 12-13 Giugno prossimi.


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