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Il Peccato e la vergogna e la via dei topi. Adolescenza e violenza: storia di ieri e di oggi. La macchina del tempo e il pensiero unico collettivo
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Medicare? di Giuseppe Parisi
11 ottobre 2010 7:31
 
Quando asserivo che qualche presidente del consiglio sarebbe divenuto il futuro per l’Italia, molti non comprendevano quale fosse: quello del famoso serial televisivo “Star Trek”: la “macchina del tempo”.
Grazie alla “macchina del tempo” l’Italia viaggia, adesso è settantacinque anni indietro.
La settimana scorsa, un amico internauta mi ha regalato un cd di una fiction televisiva: “Il Peccato e la vergogna”, dramma nell’Italia nel nazi-fascismo dopo l’8 settembre 1943. L’amico sapeva della mia passione per la storia, specialmente recente e contemporanea, oltremodo era a conoscenza del successo mediatico di tale fiction. Non avrei mai guardato questa fiction a causa delle sospensioni, pubblicità, consigli per gli acquisti... disumane, alienanti, non l’avrei mai vista su canale5, non sono ammissibili quindici minuti di film, interrotti da dieci minuti di consigli per gli acquisti, è un insulto all’intelligenza dello spettatore.
Le sei diverse puntate della fiction mi sono state confezionate, senza pubblicità, tutte insieme, era sabato scorso.
Alla fine, mi sono illuminato d’immenso: la “macchina del tempo” di “Star Trek”.
Il culto dell’immagine e dell’”onnipotenza”, il “simbolismo” oggi usato nelle scuole come arma di propaganda, la violenza giovanile esponenzialmente aumentata, le ronde di “sorveglianza”, i gerarchi di partito e la corruzione, i pensionati sfigati... le leggi “speciali” sul controllo dei mezzi d’informazione e sulla libertà di stampa e dei giornalisti, le intercettazioni telefoniche e ambientali... ricordate il tentativo di qualche mese fa? E molto altro che non vale nemmeno la pena di citare.
Nella fiction di canale5, poco intelligentemente, si evitano -ma non per caso- le scene drammatiche dei rastrellamenti nazi-fascisti, in special modo quelle del ghetto di Roma, adagiando “una velina” sul ruolo giocato dal Vaticano.
La fiction ruota quasi interamente sulle vicende di una famiglia scopertasi in parte ebrea, e del protagonista, ragazzo disagiato, vissuto prima in un orfanotrofio e dopo in riformatorio, che “ama follemente” la seconda protagonista, Carmen ragazza romana di borgata, così tanto che qui vale ricordare che un “amore”, quando è folle, semplicemente uccide.
Risalta la devastante violenza del protagonista, disagiato certo, ma intelligentemente poco incline alle leggi razziali e del culto del fascismo (non sa nemmeno cosa siano...), che le gestisce e le usa con altri obiettivi.
Oggi, nel terzo millennio, il disagio giovanile, ha percentuali uguali a quelle di settantacinque anni fa, come spiegare tale fenomeno?
Come spiegare il forte aumento dei consumi, tra gli adolescenti e i giovanissimi, alcool e tabacchi, che stanno raggiungendo i tassi dei Paesi “in via di sviluppo”?
In dieci anni (dal 1996 al 2006) si è passati da 329 minori denunciati per violenza giovanile, specialmente a sfondo sessuale, a 679: per 637 di loro non è stata applicata alcuna misura preventiva, ventisei sono finiti in strutture di detenzione per minori e tredici in case-famiglia.
Ben 195 ragazzi avevano meno di quattordici anni, 138 ne avevano quindici, 128 erano sedicenni, quasi tutti italiani.
Ormai si comincia sempre più presto: il numero degli under-14 che commette reati è quasi equivalente a quello dei più grandi (1). La dimensione affettiva e quella sessuale sono separate, e già in questo c'è un elemento di violenza -scrive in un bel libro la neuropsichiatra Anna Maria Nicolò: “adolescenza e violenza” edito da “Pensiero scientifico”.
La violenza è soprattutto "chiedere aiuto”, un segnale profondo del disagio che invade e si manifesta con malessere, che oggi non è arginato agli adolescenti, come qualcuno sarebbe propenso a far credere, bensì come settantacinque anni fa è diffuso quanto mascherato nella nostra intera collettività.
Si comprende bene che ormai siamo giunti al bivio: le prossime elezioni politiche saranno un referendum, come nel 1946. Monarchia o repubblica?
A seconda chi vincerà, tornerà un minimo di democrazia parlamentare, viceversa sarà monarchia, assoluta.
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Per meglio comprendere quei momenti difficili della nostra storia recente, mi sono avvalso dell’aiuto di uno storico e grande conoscitore del “terzo Reich”, del fascismo Italiano e della seconda guerra mondiale, Matteo Borghi, oggi ricercatore non in Italia.
Domanda. Dottor Borghi, quanto era importante e cosa intendeva significare il simbolo usato dai nazisti, la svastica?
Risposta. La svastica o croce uncinata è una croce equilatera con i bracci piegati ad angoli retti. È stata usata come simbolo, generalmente con significati augurali o di fortuna da molte culture fin dal neolitico, ed è ancora oggi un simbolo sacro in alcune religioni come l'Induismo, il Buddismo e il Giainismo. Dopo la Seconda guerra mondiale, a seguito del suo utilizzo nella bandiera della Germania nazista, il suo uso in occidente è oggetto di controversie. Hitler adottò la svastica all'interno di un cerchio come simbolo del partito Nazista nel 1920, e Karl Haushofer convinse Hitler a scegliere la croce uncinata come simbolo del nazismo. Haushofer, appassionato di cultura giapponese e indiana, tornato a Berlino nel 1918, fondò la Vril Society; molti ritengono che sia stato il principale fautore dell'alleanza fra Hitler e i giapponesi.
Domanda. Parlando sempre del periodo bellico, vuole riferirci le sue conoscenze storiche circa il ruolo del Vaticano?
Risposta. Penso che sia da ricordare che Pio XII, eletto alla vigilia della 2da guerra mondiale, non tentò mai di esprimere la contrarietà della chiesa alla Shoah, e al termine del conflitto mondiale furono gli alti responsabili della Chiesa Romana a ordinare di fornire documenti falsi ai gerarchi nazisti fuggiti all’estero dalla famosa “Via dei topi”. A Genova, addirittura, ai gerarchi era offerto rifugio nelle chiese in attesa d’imbarco per l’America meridionale. Credo che la politica del Vaticano sia quella di sempre: ”la piena ambiguità”.
Norimberga doveva processare autori e complici dei crimini, e così non fu. Difatti, il Vaticano in seguito appoggiò dittature come quella di Peron e Pinochet in America Latina, ancora prima in Europa, in Spagna ed in Portogallo le dittature di Franco e Salazar. E come non ricordare Giovanni Paolo II, il “Papa buono” e il bagno di folla mediatico di milioni e milioni di credenti, quando poi, nel 1998 beatificò un cardinale croato dal passato controverso, accusato di aver appoggiato il governo filo-nazista di Ante Pavel, cardinale Alojzije Viktor Stepinac? Mi preme qui ricordare, per correttezza e per esercizio della verità storica, che comuni prelati, come anche laici semplici cittadini, si prodigarono e rischiarono per proteggere la vita di molte persone, non solo ebree, salvandole dai campi di concentramento nazi-fascisti, perché’ non sia mai detto che l’olocausto sia stato unicamente nazista.
Grazie dottor Borghi.
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L’America reagì, subito dopo l’attacco giapponese di Pearl Harbor, in modo stupefacente. Motore propulsore fu quel sentimento collettivo e universale di ogni popolo libero: la “libertà”.
Nei Paesi-nazione, come in quelli federali, nella vita sociale e politica ogni singolo cittadino “comporne l’anima” di un Paese. Esiste, cioè, un “pensiero unico collettivo”.
E così il Presidente italiano del consiglio dei ministri non è altro che il risultato del “pensiero unico collettivo italiano”.
Un Paese alla deriva, Paese senza memoria, né storia.
Basti pensare che siamo gli unici al mondo ad aver perso la guerra, ma ne festeggiamo la vittoria!
Ambiguità dei popoli e dei Paesi né laici, né liberi.

(1) dati della giornalista Maria Lombardi de Il messaggero, nell’articolo: L’amore violento

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